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Lunedì, 29 Aprile 2024
contro la repressione / Iran

L'Iran espulso dalla commissione Onu sulla condizione delle donne

Nonostante i provvedimenti, il governo di Teheran non si ferma nel tentativo di dimostrare il pugno duro contro i manifestanti. Ancora arresti e condanne

La dura repressione dell'Iran sui manifestanti scesi in strada dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini sta portando all'isolamento il paese degli Ayatollah. La Commissione onu sulla condizione delle donne ha espulso Teheran a causa della sua repressione delle proteste di piazza che da quasi tre mesi scuotono la Repubblica islamica. L'Onu ha approvato una risoluzione proposta dagli Usa per "rimuovere con effetto immediato l'Iran dalla Commissione sullo status delle donne per il resto del suo mandato 2022-2026". I 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc) hanno approvato il testo con 29 voti a favore (compatto il sostegno dell'Ue), otto contrari (Bolivia, Cina, Kazhakstan, Nicaragua, Nigeria, Oman, Russia, Zimbabwe) e 16 astenuti. Per Russia e Cina la risoluzione degli Usa che ha chiesto l'espulsione dell'Iran dalla Commissione sullo status sulle donne "creerà un precedente molto pericoloso". Dello stesso tenore il linguaggio usato da Teheran, che condanna la decisione dell'Onu, bollandola come un "deriva malevola" di Washington. 

Nonostante i provvedimenti, il governo di Teheran non si ferma nel tentativo di dimostrare il pugno duro contro i manifestanti. Ancora arresti e condanne. La diciassettenne Sonia Sharifi è stata condannata per "aver scatenato la guerra contro Allah", un reato punibile con la morte. Le forze di sicurezza hanno arrestato la ragazza a casa della nonna ad Abdanan, nella provincia di Ilam, al confine con l'Iraq, lo scorso 19 novembre. La ragazza è detenuta nel Centro di detenzione minorile di Ilam e, secondo Kurdistan Human Rights Network, è stata duramente picchiata durante il suo arresto.

Nei giorni scorsi due giovani di 23 anni arrestati durante le proteste e condannati alla pena di morte sono stati impiccati per il reato di "Moharebeh" (guerra contro Dio), scatenando condanne a livello internazionale. Prima delle due esecuzioni, la magistratura iraniana aveva dichiarato di aver condannato a morte undici persone in relazione alle proteste, ma gli attivisti affermano che almeno altre 12 persone potrebbero essere condannate a morte a breve sempre in base al reato di "Moharebeh", che insieme ad un altro concetto islamico tradotto come "corruzione sulla terra" viene usato dal regime per emettere pene massime contro gli oppositori.

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