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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso / Niger

Come il Paese con più bambini al mondo vuole ridurre le nascite

Il Niger ha il più alto tasso di natalità al mondo, ma è anche tra i più poveri. Ai "re" locali il compito di frenare la crescita demografica: "Emancipare le giovani donne"

In Niger ci sono in media sette figli per ogni donna, ma non c’è crescita né futuro. La nazione domina la classifica mondiale della natalità, ma giace sul fondo di quella che misura lo sviluppo. Oggi l’economia del Paese può sostenere al massimo 10 milioni di abitanti, ma ne conta più di 25 milioni. Il tasso di natalità più elevato si registra nei dintorni del distretto di Tessaoua: qui, Mahaman Mansour, capo del cantone, vuole intervenire prima che sia troppo tardi facendo leva sulla sanità e l’istruzione.

La popolazione del Niger cresce a un ritmo impressionante. Entro il 2050 gli odierni 25 milioni di abitanti potrebbero già raddoppiare, fino a raggiungere i 68 milioni in corrispondenza del 2100. Mentre il resto del mondo cresce col freno tirato, il continente africano continua a dare alla luce sempre più vite, avvicinando il livello della popolazione globale ai 10 miliardi prima della fine del secolo.

Il 75% della popolazione del Paese africano più prolifico conta meno di 20 anni, ma non presenta alcuna prospettiva per la miriade di giovani che costantemente entrano nel mercato del lavoro. In Niger, infatti, ogni anno circa 430mila ragazzi e ragazze non trovano occupazione, ripiegando spesso sulle fattorie di famiglia autosufficienti. "Se così tanti giovani non trovano lavoro possono innescarsi problemi sociali e politici che possono sfociare nella violenza", ha detto Reiner Klingholz, direttore dell’Istituto per la popolazione e lo sviluppo di Berlino. Uno scenario di questo tipo si addice particolarmente al Niger, dove all’allarme occupazionale va aggiunta la carenza di cibo. L’agricoltura e l’allevamento del Paese non possono sostenere oltre la metà della popolazione, costringendo il governo centrale ad acquistare grosse quantità di grano dall’estero che spesso fatica a permettersi.

Nel dipartimento di Tessaoua, al confine con la Nigeria, la popolazione sta crescendo più velocemente rispetto al resto del Paese. Mansour, chiamato "re" o "sultano" dalla sua gente, vuole intervenire al più presto per invertire questa tendenza. "Se non teniamo sotto controllo il tasso di natalità andiamo in contro alla catastrofe", ha detto Mansour, in questa parte del Paese spesso non c’è elettricità, l’acqua scarseggia e il sistema educativo e sanitario è minimo. "Nel peggiore dei casi, la sicurezza generale della nazione rischia di crollare", ha sottolineato il "re". A Tessaoua la media di figli per ogni donna raggiunge la cifra record di 6,9, un numero che Mansour spiega col fatto che "le donne qui non hanno alcuna alternativa a parte quella di sposarsi e fare più figli possibile".

Per questo il cambiamento deve partire proprio dalle donne: "È necessario modificare la mentalità di ogni persona, ma specialmente sostenere le giovani donne". A queste latitudini spesso le giovani non vengono mandate a scuola dalle madri, perché queste vogliono aiuto in casa, "un circolo vizioso che va spezzato", dice Mansour. Nel sud del Paese sono stati predisposti oltre 200 comitati di villaggio con la finalità di seguire le ragazze nel loro percorso, nonché combattere la violenza domestica e i matrimoni precoci. Diverso aiuto proviene dalle casse dell’Onu e dell’Ue, "ma questi sono solo i primissimi passi", sostiene il "sultano".  

Mansour è solo una delle tante autorità popolari di cui il governo della capitale, Niamey, si sta avvalendo per rallentare la crescita della popolazione. Queste figure fungono da tramite tra il centro e la periferia, ma alla loro voce vanno accompagnate campagne educative ed assistenziali su larga scala. Come riportato da Spiegel, il governo è pronto a pagare assegni familiari fino ad un massimo di tre figli per ogni donna. Tuttavia, secondo numerosi ricercatori, a fare la differenza saranno gli investimenti nell’assistenza sanitaria, riducendo la mortalità infantile, infatti, le persone sceglieranno di avere meno figli. In secondo luogo, decisivi saranno gli investimenti nell’istruzione, atti a migliorare la prospettiva futura delle giovani generazioni.

Nel continente africano le donne con un’istruzione secondaria hanno nel corso della vita fino a due terzi di figli in meno rispetto a quelle che non sono mai andate a scuola. Infine, occorre generare nuovi posti di lavoro. Nel corso dei prossimi 30 anni la popolazione africana potrebbe raddoppiare, passando dagli attuali 1,2 miliardi di abitanti a 2,5. Il rischio di conflitti dilaganti ed ampie migrazioni è concreto, diversi Paesi sono già sopraffatti, mentre altri, tra cui il Niger, sono al limite, legando il proprio destino agli aiuti umanitari. Mansour crede in una futura generazione più consapevole e preparata, "voglio che sia diversa, sto lavorando per questo".          

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