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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il punto sul conflitto / Ucraina

Gli obiettivi di Putin per sedersi al tavolo della pace

Le mire di Mosca sul Mar Nero, il ruolo del convoglio fermo a nord di Kiev e il rischio di un'escalation nucleare. Intervista al generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano in Afghanistan

Mentre le forze russe intensificano la loro offensiva sulle città ucraine, le delegazioni di Mosca e di Kiev si siedono al tavolo delle trattative per cercare di arrivare a un'intesa o almeno a un cessate il fuoco. Il secondo round dei colloqui di pace arriva dopo la conquista, da parte dell'armata russa, del primo grande centro abitato dall'inizio dell'invasione: si tratta di Kherson, città di 300mila abitanti a sud del Paese. Nel frattempo il grande convoglio di mezzi militari russo (lungo 64 km) fotografato dai satelliti a nord della Capitale continua ad avanzare, ma molto lentamente.

Le forze aeree russe hanno bombardato pesantemente Kharkiv, seconda città del Paese dopo Kiev, e stanno conducendo un'offensiva su Mariupol, ritenuta un altro avamposto chiave per la creazione di un potenziale corridoio terrestre dalla Russia alla Crimea. Intanto proprio mentre scriviamo il ministero della Difesa russo, citato dall'agenzia Tass, ha annunciato delle "pause" nelle operazioni dell'esercito russo per favorire l'evacuazione di civili dall'Ucraina attraverso "corridoi umanitari".

Quali pieghe prenderà il conflitto? Sono credibili le minacce (più o meno velate) di Putin di usare armi nucleari? Lo abbiamo chiesto al generale Giorgio Battisti, primo comandante del contingente italiano in Afghanistan e presidente della Commissione Militare del Comitato Atlantico Italiano. 

Generale, mentre si discute di un cessate il fuoco il famoso convoglio di truppe russe sembra arrivato quasi a 30 km da Kiev, anche se procede molto lentamente. Dobbiamo aspettarci un assedio della città? 

"Difficile fare previsioni. Io ritengo che molto dipenderà dall'andamento di questi colloqui di pace, anche se dubito che la Russia otterrà qualcosa. Prima di scendere a compromessi Putin cercherà di conquistare altri territori così da poter parlare da una posizione di forza. Del resto le delegazioni che hanno partecipato ai primi colloqui erano costituite da intermediari. Ammesso che ci saranno dei veri negoziati dovranno essere portati avanti dai due presidenti o da ministri di spicco".  

E i rinforzi che stanno arrivando a Kiev? 

"Già solo vedere questi 64 km di mezzi disposti su due o tre file incute timore. Anche per un altro motivo. Se questa colonna è ferma è perché i russi sono sicuri di non essere attaccati dal momento che gli ucraini hanno perso il controllo aereo e le milizie ucraine che conducono attacchi di guerriglia al limite possono fare qualche "puntura di spillo". I russi sono talmente sicuri della loro forza che possono aspettare per vedere cosa succede. È uno schieramento che potrebbe circondare Kiev, ma dubito che tenteranno di entrare nella città: sarebbe una carneficina per i civili e non penso che Putin voglia dare un'ulteriore dimostrazione di violenza ai danni della popolazione. Queste truppe potrebbero essere portate a ridosso di Kiev confidando che gli ucraini scendano a più miti consigli". 

Su quali territori Mosca metterà le mani?  

"Ritengo che tutte le città portuali come Odessa e Mariupol siano degli obiettivi immediati, come del resto lo era Kherson che si trova sulla foce del fiume Dnepr ed è già in mano ai russi: conquistarle consentirebbe alla Russia di parlare da una posizione di forza. Chiudere ogni collegamento dell'Ucraina con il Mar Nero limiterebbe la possibilità degli ucraini di ricevere rifornimenti. L'obiettivo di isolare l'Ucraina ha una finalità psicologica, ma serve anche ad evitare che quelle famose armi e munizioni promesse dall'Occidente arrivino in Ucraina. Del resto i principali aeroporti o sono stati conquistati dai russi o sono seriamente danneggiati dagli attacchi missilistici, per cui gli aerei non possono atterrare".  

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Quali sono le pretese della Russia? 

"Un paio di giorni fa Putin ha detto tramite i suoi ministri che se si dovesse arrivare a una tregua lui pretende il riconoscimento internazionale dell'annessione della Crimea alla Russia e l'indipendenza delle due Repubbliche del Donbass secondo i confini geografici, non quelli della linea del fronte. La Russia ha chiesto anche la smilitarizzazione dell'Ucraina e garanzie che il Paese non entri nella Nato. Bisogna però capire cosa si intende per "completa smilitarizzazione" e se c'è la possibilità di realizzare una forza di peacekeeping che si interponga tra i due Stati com'è accaduto a Cipro. Ma Putin ha fatto anche altre richieste che non potranno essere accolte, come il ritiro di tutte le armi nucleari statunitensi dall'Europa. Mi sembrano pretese un po' esagerate, a meno che, come quando si gioca a carte, non si chieda 100 per ottenere 50". 

Vladimir Milov, consigliere di Alexej Navalny (il principale oppositore del capo del Cremlino), ha detto che Putin "sopravvaluta le sua capacità" ed è "arrabbiato e disperato per aver perso il controllo". Per questo "non si fermerà". Fin dove può arrivare? 

"Fino a sette giorni fa nessuno si aspettava che Putin potesse invadere l'Ucraina, tutti pensavano che si sarebbe fermato al Donbass. Le minacce che ha proferito le ha messe in pratica. A questo punto potremmo assistere a un ulteriore aumento della conflittualità perché la Russia punta ad avere una posizione di forza sul tavolo delle trattative. L'esercito russo cercherà di occupare tutta la costa del Mar Nero e isolare l'Ucraina. Ma dubito che i russi vogliano conquistare militarmente Kiev: la battaglia sarebbe di una violenza tale da risultare insopportabile anche per Putin".

Lei crede al rischio di un'escalation nucleare?

"Prima che scoppiassero le ostilità Putin ha puntualizzato che sul campo le forze statunitensi sono superiori a quelle russe, ma Mosca ha un maggior numero di armi nucleari. E pochi giorni fa ha messo in stato di pre-allerta tutto il dispositivo di difesa nucleare. Bisogna considerare che in un arsenale nucleare non ci sono solo i missili intercontinentali, ma anche le testate tattiche che possono essere lanciate con l'artiglieria o con i sistemi missilistici dagli aerei. Queste armi hanno un effetto piuttosto contenuto che può andare dai 250 ai 500 metri di diametro una volta che arrivano sul terreno. Nella guerra fredda il loro scopo principale non era quello di distruggere l'avversario, ma rendere difficile il passaggio nell'area contaminata". 

E quindi la Russia potrebbe usarle? 

"Credo che prima di farlo Putin ci penserebbe parecchio. Lanciando una di queste bombe su un'isoletta del Mar Nero potrebbe però far capire all'Occidente che è disposto anche a usare anche queste armi. Sarebbe certamente una mossa di propaganda, ma sappiamo che quello che ha detto lo ha messo in pratica". 

L'Occidente fa bene a inviare armi a Kiev?  

"Non vorrei sembrare provocatorio, ma a mio avviso questa decisione rischia di essere una foglia di fico: a parole diciamo "siamo tutti con voi" però in pratica a combattere sono gli ucraini. È un modo per lavarsi la coscienza: se avessimo avuto a cuore il futuro dell'Ucraina la diplomazia avrebbe dovuto lavorare meglio prima che scoppiasse il conflitto".  

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