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Domenica, 28 Aprile 2024
Droni e gadget

Con l'auto cinese avremo il fornelletto accanto al volante e un drone come copilota

C'è chi ha inserito nuovi gadget e funzionalità per catturare gli interessi dei consumatori cinesi e occidentali: dal materasso auto gonfiante per riposare in auto durante la sosta ai fornelli per spezzare la fame con uno spuntino. Fino al lancio di droni dal tetto di un veicolo

Da occidente soffiano venti contrari a Pechino. A finire nella tempesta è il settore delle automobili elettriche, su cui il Partito comunista cinese, proprio come annunciato durante le riunioni delle "due sessioni", vuole puntare per aumentare la domanda interna e quindi migliorare la difficile condizione economica in cui versa la Cina. Andiamo con ordine.

La settimana scorsa, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aperto un'indagine per verificare se le importazioni di veicoli elettrici cinesi pongono rischi per la sicurezza nazionale. Definendole "azioni senza precedenti", il presidente Joe Biden ha sollevato dubbi sul sistema tecnologico dei veicoli elettrici made in China, che a suo dire potrebbero essere cavalli di Troia e rubare dati sensibili e personali. 

Poi la vergata dell'Unione Europea. Bruxelles, che lo scorso autunno ha avviato una procedura di indagine sulle importazioni di auto elettriche cinesi, starebbe valutando di imporre tariffe con effetto retroattivo anche sui veicoli di nuova generazione già importati dal gigante asiatico. La Commissione valuta di applicare questa sanzione già a luglio, dopo aver raccolto prove che rafforzano la tesi delle sovvenzioni del governo di Pechino ai costruttori di automobili, anche attraverso "trasferimenti diretti di fondi" e tasse non riscosse, oltre a forniture di beni e servizi. 

Tutti fuggono dalla Cina, gli italiani (ancora) resistono

Tra i Paesi europei, la Germania è quella che cerca di ridimensionare la minaccia di Bruxelles. Il capo della Mercedes-Benz, Ola Kallenius, ha lanciato un monito all'Unione Europea: con l'imposizione di tariffe sulle auto elettriche importate dalla Cina, il settore automobilistico europea verrà danneggiato. Per l'amministratore delegato del gruppo tedesco, una maggiore concorrenza con la Cina aiuterebbe le case automobilistiche europee a produrre vetture migliori e più competitive sul mercato.

Perché Mercedes difende l'auto elettrica cinese

Mercedes-Benz, come altre case produttrici tedesche, sono particolarmente interessate a impedire l'applicazione di nuovi dazi sulle vetture 'made in China'. I dirigenti tedeschi - a differenza di quelli francesi - temono potenziali ritorsioni da parte di Pechino e dei consumatori cinesi: più di un'auto Mercedes-Benz su tre è venduta in Cina e lo scorso anno il gigante asiatico ha rappresentato il 40 per cento delle vendite di Volkswagen. Le case automobilistiche cinesi Geely e Saic, controllata dallo Stato cinese, possiedono un quinto delle azioni di Mercedes-Benz. Insomma, gli interessi tedeschi sono profondamente intrecciati con il mercato dell'automotive in Cina. 

Il timore è comunque alto. A preoccupare l'esecutivo comunitario è proprio la continua elargizione dei sussidi statali cinesi che hanno portato a una differenza di prezzo media del 20 per cento tra le auto elettriche prodotte in Cina e quelle costruite in Cina da altri marchi. Senza dimenticare le eccezioni. Per esempio, i veicoli di Byd hanno un prezzo più alto nel mercato estero. Se in Cina l'Atto 3 - il modello di punta del colosso di Shenzhen - viene venduto a meno di 20mila dollari, in Germania costa più del doppio. L'azienda cinese, in questo modo, cerca di ampliare i margini di profitto, messi in discussione dai dazi.

Attualmente, le auto elettriche cinesi sono soggette a una tariffa del 10 per cento se importate in Europa. Le case automobilistiche europee pagano invece un dazio del 15 per cento per le esportazioni in Cina. Per questo motivo, la maggior parte dei modelli tedeschi venduti in Cina sono fabbricati nel Paese asiatico. La misura protezionistica di Bruxelles è quindi prevista per difendere il mercato europeo dalla concorrenza sleale dell'industria automobilistica cinese, dal momento che esisterebbe già "sufficiente evidenza" che i grandi colossi dell'elettrico, come Byd, Saic, Nio, Tesla China e altre aziende coinvolte nell'ecosistema cinese, abbiano esportato in Europa beneficiando di aiuti di Stato. 

byd lapresse

Ma per alcune case automobilistiche cinesi il Vecchio Continente resta il futuro del settore. La Byd sta costruendo il suo primo stabilimento europeo nella città ungherese di Szeged, nel tentativo di aggirare le misure attualmente allo studio di Bruxelles (le conclusioni dell'indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi lanciata dalla Commissione europea arriveranno il prossimo novembre). Si stima che il primo impianto cinese in Europa impiegherebbe dai due ai tre anni per arrivare a costruire e produrre circa 200mila automobili l'anno, incidendo così sulla riduzione dei costi e delle tariffe. L'Ungheria però non è l'unico Paese a riconoscere i vantaggi economici della presenza del colosso cinese sul suo territorio. 

L'interesse italiano

Anche l'Italia sembra voler entrare nelle grazie dell'azienda cinese. La Byd recentemente sarebbe stata contattata dal governo di Roma, come parte degli sforzi dell'Italia di attrarre un secondo produttore di automobili oltre a Stellantis. Il colosso dell'auto elettrica cinese non ha negato di avere parlato con l'esecutivo italiano, ma sembra che lo abbia fatto solo prima della scelta di aprire il suo primo stabilimento in Ungheria. È una questione di tempo e successo, evidentemente. Michael Shu, amministratore delegato di Byd Europe, ha precisato che la costruzione di un secondo sito nel Vecchio Continente "dipenderà dalle nostre vendite". Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha invece affermato che l'Italia ha contatti "con diverse case automobilistiche". In lista ci sarebbero almeno cinque case automobilistiche cinesi, tutte interessate a crescere in Europa. 

Aprono una fabbrica per produrre auto elettriche cinesi, ma con i nostri soldi

Ma non tutti i veicoli potranno essere prodotti nel Vecchio Continente, per cui il trasporto via nave diventa fondamentale. Recentemente ha attraccato nei porti di Vlissingen nei Paesi Bassi e Bremerhaven in Germania la nave roll-on/roll-off carica di 5mila nuove vetture. Nome sulla fiancata del traghetto: Byd Explorer No.1, che ha una capacità di trasporto di 7mila automobili. Il colosso cinese ha commissionato questa prima nave alla compagnia del miliardario israeliano Eyal Ofer e tutto fa presagire che Byd nel prossimo biennio voglia completare la sua flotta con altre sette navi. La casa automobilistica cinese ha così trovato un modo per contrastare l'aumento dei costi di spedizione, rendendo i marchi cinesi ancora più competitivi sul mercato globale.

Nuovi gadget per conquistare i consumatori (delusi)

Perché il settore ha bisogno di essere ancora più forte. Il gigante asiatico ha registrato un rallentamento delle vendite di veicoli elettrici nei primi mesi di quest'anno, assestandosi al 18,2 per cento nel periodo gennaio-febbraio rispetto al 20,8 per cento per l'intero 2023, secondo i dati della China Passenger Car Association. A causa, principalmente, dell'impatto delle celebrazioni del Capodanno lunare cinese. La domanda di vendita di auto elettriche si è raffreddata negli ultimi mesi dopo essere aumentata notevolmente per diversi anni. I dirigenti di Byd temono che la società difficilmente riuscirà a raggiungere l'obiettivo fissato dalla leadership di Pechino (che spesso non tiene conto della situazione dei diversi mercati globali) di vendere quest'anno 400mila veicoli fuori dai confini cinesi, rispetto alle 242.765 vetture vendute l'anno scorso. Il deficit è in parte dovuto al rallentamento globale della crescita delle vendite delle auto elettriche, ma anche dai problemi specifici di Byd, come quelli con il sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria dei veicoli, che potrebbero provocare incendi, o persino problemi di muffa. Come riporta il Wall Street Journal, la presenza della muffa, che si presenta spesso nelle auto esportate per lunghe distanze, dimostra come i veicoli non abbiano ricevuto un trattamento con un processo di ionizzazione per rimuovere completamente le spore. 

I grandi colossi sono preoccupati e hanno lanciato una campagna di riduzioni dei prezzi e di incentivi, per conquistare i consumatori delusi. Oppure come Xiaomi, il produttore cinese di dispositivi elettronici cinesi, che ha fatto il suo ingresso in un settore segnato da una aspra concorrenza tra gli operatori locali e dalla guerra dei prezzi. Il gruppo di Pechino inizierà le consegne del suo primo veicolo elettrico, lo Xiaomi SU7, entro la fine di marzo. C'è chi invece ha inserito nuovi gadget e funzionalità per catturare gli interessi dei consumatori cinesi e occidentali: dal materasso auto gonfiante per riposare in auto durante la sosta, ai fornelli per spezzare la fame con uno spuntino. Fino al lancio di droni dal tetto di un veicolo della Byd, che servirà a monitorare il traffico dall'alto con un filmato trasmesso in tempo reale sullo schermo di bordo. 

I veicoli elettrici cinesi arrivano a rappresentare così non solo un mezzo di locomozione, ma anche un'esperienza coinvolgente e interattiva. Un'esperienza che frutterà soprattutto ai produttori di auto elettriche cinesi, pronti a superare i loro competitor, se non saranno ostacolati da problemi interni di produzione e dazi imposti dalle diverse amministrazioni occidentali.

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