rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Il caso

Aprono una fabbrica per produrre auto elettriche cinesi, ma con i nostri soldi

Il leader ungherese Orban pensa di usare parte dei fondi Repower Eu per il sostegno del comparto e l'installazione delle stazioni di ricarica. Ecco chi ci guadagna

Nell'Ungheria meridionale c'è una città la cui eco è arrivata fino in Cina. Szeged, centro urbano di oltre 160mila abitanti, ospiterà la gigafactory della casa produttrice di auto elettriche cinese Byd. L'impianto di produzione creerà "migliaia di posti di lavoro" e promuoverà "scambi tecnologici e innovazioni tra Cina e Ungheria", recita il comunicato dell'azienda cinese che però non fornisce dettagli sulle dimensioni della gigafactory, sull'inizio dei lavori di costruzioni né sul suo costo finale. Una cosa è certa: la casa automobilistica implementerà l'intero processo produttivo a Szeged, fatta eccezione della produzione di batterie e delle attività chimiche.

Perché la Byd ha scelto l'Ungheria?

La scelta di aprire il primo centro di produzione europeo di Byd a Szeged è una vittoria per l'Ungheria, che già ospita impianti di produzione di veicoli elettrici per le case automobilistiche sudcoreane e tedesche, come Mercedes-Benz, Audi e Bmw. Gli analisti di Bernstein stimano che l'impianto cinese impiegherebbe dai due ai tre anni per arrivare a costruire e produrre circa 200mila automobili l'anno, incidendo così sulla riduzione dei costi e delle tariffe. Un vantaggio a cui l'azienda di Shenzhen non vuole rinunciare: su Byd e altre case produttrici cinesi potrebbe infatti cadere la tegola dei dazi allo studio della Commissione europea. 

Cosa c'è dentro le auto elettriche cinesi e perché costano meno

L'azienda di Shenzhen, promuovendo veicoli green che rientrano nelle ambizioni ecosostenibili di Xi Jinping, ha goduto di una serie di incentivi statali che preoccupano Bruxelles. Grazie ai sussidi statali - è la tesi della Commissione europea - le aziende possono ridurre notevolmente i costi di produzione e assemblaggio, piazzando sul mercato le auto a prezzi inferiori rispetto alle case concorrenti. Le misure di Pechino hanno messo in allarme la Commissione europea che sta avviando un'indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina, valutando l'introduzione di tariffe per limitare i danni all'industria europea (le conclusioni arriveranno il prossimo novembre). A preoccupare l'esecutivo comunitario è proprio la continua elargizione dei sussidi statali cinesi che hanno portato a una differenza di prezzo media del 20 per cento tra le auto elettriche prodotte in Cina e quelle costruite in Cina da altri marchi. 

Byd, dopo essere sbarcata in 19 Paesi di tutto il mondo - c'è anche uno stabilimento che produce autobus elettrici nella città ungherese di Komarom - punta il suo ingresso nel territorio europeo nel tentativo di aggirare le misure attualmente allo studio di Bruxelles. Ma come è riuscita l'Ungheria a entrare nelle grazie del colosso cinese? La posizione geografica del Paese magiaro non è l'unica spiegazione, tanto che sono serviti 224 incontri per raggiungere un accordo tra la compagnia cinese e il governo ungherese. A fare probabilmente da ago della bilancia è il rapporto che lega Budapest a Pechino: la Cina risulta essere il principale investitore estero in Ungheria dal 2020 e il governo ungherese vuole intensificare i legami economici con il gigante asiatico.

L'altro obiettivo dell'esecutivo di Budapest è il rilancio di uno dei progetti simbolo della partnership consolidata dalla Belt and Road (la Nuova Via della Seta), ovvero la ferrovia ad alta velocità Budapest-Belgrado che avrebbe dovuto connettere le capitali di Ungheria e Serbia, se i lavori non fossero bloccati da mesi. Non mancano però i rapporti personali. Il primo ministro Viktor Orban - il più sovranista e antieuropeista degli europei, nonché amico di Giorgia Meloni - è stato fautore di alcuni momenti di impasse delle istituzioni europee nel rilascio di accuse ufficiali contro la Cina ed è l'unico amico in Europa del russo Vladimir Putin, che vanta un forte legame con il leader cinese Xi Jinping (Orban fu il solo leader europeo a partecipare al Forum della Belt and Road dello scorso ottobre). 

I 3 miliardi di euro che fanno gola a Budapest 

Quello dell'industria automobilistica è un settore sul quale l'Ungheria punta da tempo. Il comparto automobilistico rappresenta circa il 6 per cento del Pil ungherese mentre i fornitori esterni concorrono con un ulteriore 8-9 per cento. È chiaro che la Cina rappresenti un pezzo importante nella produzione di veicoli mossi da energia elettrica. Lo ha detto senza peli sulla lingua iI ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, nel corso di una visita a Pechino lo scorso anno: "L'Ungheria si è assicurata tre miliardi di euro di investimenti automobilistici cinesi, consolidando ulteriormente la sua posizione di principale destinazione degli investimenti nell'Europa centrale".

Il cortocircuito dell'auto elettrica cinese 

Il riferimento è l'investimento della Eve Power, uno dei giganti cinesi delle batterie, che costruirà un impianto a Debrecen, polo europeo nella filiera dell'auto elettrica. La fabbrica di Eve Power, sorgerà al fianco di un'altra società cinese che produce batterie per i veicoli elettrici, quella della Contemporary Amperex Technology Co. Limited (Catl), la più grande gigafactory d'Europa incentivata con 7,3miliardi di euro di soldi pubblici degli ungheresi.

L'uso dei fondi europei per produrre le auto cinesi

Il sogno del leader Orban è noto, ormai: la produzione di batterie a Debrecen dotrà competere a livello globale entro il 2030. Ora il governo ungherese pensa di proporre lo stesso copione per Byd, sfruttando il flusso di denaro comunitario che sta arrivando nelle casse pubbliche dell'Ungheria. Dopo la prima tranche da 779,5 milioni di euro arrivata a Budapest a fine dicembre 2023, la Commissione europea ha dato il via libera all'esborso dei restanti 140,1 milioni di pre-finanziamento del capitolo Repower Eu da 4,6 miliardi di euro relativo al Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato dall'esecutivo comunitario il 23 novembre 2023 e rimasto congelato per questioni relative al mancato rispetto dello Stato di diritto. Sembra che Orban voglia usare parte dei fondi Repower Eu, circa 240 milioni di euro, per il sostegno del comparto delle auto elettriche e l'installazione delle stazioni di ricarica per le vetture di nuova generazione. Secondo l'indiscrezione del giornalista investigativo ungherese Szabolcs Panyi, il premier magiaro vorrebbe mettere a disposizione questi 240 milioni di euro di fondi della Commissione - e quindi di tutti i contribuenti europei - per l'apertura dello stabilimento di Byd a Szeged. L'accordo sarebbe stato definito durante il viaggio di Orban a Pechino lo scorso novembre 2023, quando il premier ungherese ha incontrato il leader Xi.

L'allarme è subito scattato a Bruxelles. "È responsabilità degli Stati membri garantire la corretta attuazione del proprio piano di ripresa e resilienza in linea con le norme comunitarie e nazionali", ha ammonito la portavoce della Commissione europea, Nuyts Veerle, in merito al Pnrr ungherese e in particolare al capitolo del Repower Eu. E poi ha assicurato che verranno effettuati controlli su tappe e obiettivi raggiunti dal Paese magiaro.

Budapest nel frattempo prende tempo e fa sapere che pubblicherà l'importo dei sussidi per l'impianto di Byd solo dopo aver ricevuto l'approvazione della Commissione europea. C'è da chiarire un punto: le sovvenzioni europee contribuiranno a dare il via all'attuazione di misure di investimento e riforma delineate in ciascun capitolo di Repower Eu, per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico, produzione di energia pulita e diversificazione delle forniture energetiche. Lo strumento è stato pensato per rendere l'Europa indipendente dalla Russia, Cina e altre potenze straniere, in particolare per quanto riguarda le tecnologie fondamentali per la transizione verde. Un'idea al momento ignorata dall'Ungheria, che sceglie di utilizzare i fondi - dei contribuenti europei - per sostenere il principale rivale delle case automobilistiche europee di veicoli elettrici, la cinese Byd. 

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento