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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'analisi

Perché per molte lavoratrici il bonus mamme del governo Meloni è una beffa

Il provvedimento messo in campo per contrastare il calo demografico a sostegno delle famiglie numerose, oltre a prevedere aumenti molto modesti in busta paga, rischia di essere sconveniente perché mette a rischio altre forme di sostegno

C'era una volta il bonus per le mamme con almeno tre figli, fiore all'occhiello del governo Meloni per fermare l'inverno demografico e arginare la cosiddetta "sostituzione etnica". In realtà il provvedimento è un mezzo flop che potrebbe creare molti problemi a quelle madri di famiglie numerose che ne stanno facendo richiesta. 

Il sospetto che qualcosa non funzionasse era nell'aria: lo stesso governo aveva declassato il provvedimento a misura sperimentale e valuterà solo l'anno prossimo se renderla strutturale. E il ritardo nella stesura della circolare applicativa da parte dell'Inps ne ha fatto slittare la partenza. Ma il peggio - come sottolinea Andrea Maggiolo su queste pagine - deve ancora venire: i contributi previdenziali vanno in deduzione, abbattono l'imponibile Irpef. Non ci avevano pensato i tecnici del governo. Tradotto: ciò che arriva da una parte, se ne va dall'altra. La crescita del reddito lordo fa pure aumentare l'Isee, in base al quale si calcolano assegno unico, rette degli asili, mense a scuola. Il bonus mamme di oggi vuol dire meno sostegni nel 2025.

Come funziona il bonus mamme

Riassunto delle puntate precedenti. Il bonus mamme è un provvedimento a sostegno delle famiglie numerose che prevede, per le lavoratrici a tempo indeterminato con almeno due figli (e solo per loro), la possibilità di ottenere un esonero della contribuzione previdenziale pari a un massimo del 9,19 per cento del Ral, fino a un massimo di 3 mila euro l'anno. L’esonero è esteso, ma solo in via sperimentale, per i periodi di paga dal 1 gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, anche alle lavoratrici madri di due figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo. Più è alto il reddito, più è alto il bonus: una lavoratrice che percepisce uno stipendio lordo di 1.600 euro e oggi ha diritto a un bonus contributivo di 112 euro, può percepire un bonus mamma di 147 euro, con un reale beneficio di circa 35,2 euro; una lavoratrice con una retribuzione lorda maggiore di 2.720 euro, che oggi non ha diritto a bonus contributivi, può percepire un bonus mamma di 250 euro. Come detto, il bonus spetta alle madri con 3 o più figli di cui almeno uno minorenne e sino al compimento dei 18 anni di età del più piccolo. Per il solo 2024 ne avranno diritto anche le madri con 2 figli, a condizione che almeno uno dei due sia sotto i 10 anni.

Con una mano si dà, con l'altra si prende

Il problema, come evidenzia un’analisi Fisac Cgil, è che la la diminuzione della trattenuta previdenziale fa aumentare l’imponibile fiscale e di conseguenza l’Irpef da pagare. Ne consegue che le lavoratrici che decideranno di accedere al bonus, oltre a non ricevere un aumento della retribuzione pari al suo ammontare, si vedranno aumentare l’imponibile fiscale e di conseguenza l’Irpef da pagare. E con l'aumentare del reddito lordo si vedranno aumentare anche l'Isee, ovvero l'indicatore utilizzato per decidere l'accesso ad altre forme di sostegno e agevolazioni come l'assegno unico e gli asili nido. In pratica, in molti casi le lavoratrici potrebbero trovarsi nella paradossale situazione di accedere a un contributo che fa aumentare - e di molto - altre spese. È il motivo che sta spingendo molte di loro a non richiederlo o a passare estenuanti giornate con mano alla calcolatrice.

Fisac Cgil-3

Entrando ancor più nello specifico, una lavoratrice con più di due figli che percepisce un reddito lordo mensile di 2 mila euro e che oggi ha diritto a un esonero contributivo di 64 euro, gioverà di un aumento della contribuzione netta di soli 49 euro, perché dovrà pagare 15 euro in più di Irpef. Chi invece percepisce 2.500 euro di stipendio lordo mensile si vedrà aumentare la busta paga di 52 euro, con 3 mila euro la retribuzione netta aumenterà invece di 163 euro. Insomma, difficile immaginare che il provvedimento sarà un incentivo alla natalità: oltre a escludere moltissime madri - tutte quelle che non hanno la fortuna di avere un contratto a tempo indeterminato - dal bonus, rischia di danneggiare anche le possibili percettrici, che per pochi euro di aumento in busta paga potrebbero ritrovarsi molte più spese da sostenere, perdendo altri tipi di sostegni. Insomma, messa così è una grande fregatura".

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