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Sabato, 27 Aprile 2024
Movimento 5 Stelle

L'ultima epurazione di "Beppe il dittatore": fuori dal M5s i quattro dissidenti

Cacciati dal M5s, con l'ok della rete, i quattro grillini che avevano "osato" criticare Grillo dopo l'incontro-scontro con Renzi. Il leader ha vinto ancora, il Movimento ha perso di nuovo: in molti si dimettono, pronto nuovo gruppo al Senato

ROMA - Il Movimento ha deciso. La Rete ha "ubbidito". Criticare Grillo, quei suoi modi un po' da talk show anni '90 e quella sua "dittatura sobria" è un reato di lesa maestà che nessuno può concedersi. Men che meno chi proprio al leader a cinque stelle deve dire "grazie" - anche se il comico non è mai stato candidato - per essere sbarcato nelle stanze del potere. Far notare al boss che ha sbagliato, o quanto meno provarci, non si può. Perché "uno vale uno" - così dice il "motto" pentastellato - ma se quell'uno è Beppe Grillo vale almeno uno e mezzo, forse due. Per conferme chiedere lumi ad Adele Gambaro, cacciata a "calci nel didietro" nel giugno scorso - subito dopo la déblacle elettorale - solo per avere detto che forse il "capo" un po' stava esagerando coi suoi modi. O, giusto per restare ad oggi, chiedere informazioni a Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Lorenzo Battista e Fabrizio Bocchino. I quattro "dissidenti" - come se il diritto di critica non fosse previsto nel regolamento grillino - sono fuori, out. Cacciati dal Movimento, con l'ok cieco della Rete - che fino alle 19 ha votato - e ha deciso per l'espulsione: su 43.3698 iscritti hanno votato per ratificare la delibera di espulsioni in 29.883, a votare contro in 13.485. Anche se in verità, i quattro non hanno aspettato l'esito del "sondaggio" e hanno deciso di dimettersi da soli. La loro colpa? Avere criticato Grillo dopo l'incontro con Renzi.    

Incontro durante il quale il leader del Movimento Cinque Stelle non aveva dato modo a Renzi di proferir parola. "Ti do un minuto per parlare perché non ho tempo per voi, non sono democratico con voi" aveva ammesso Grillo. "In un minuto ti dico che sei qui perché il tuo popolo sul blog ti ha detto che dovevi venire" aveva replicato Renzi. Dritto al bersaglio, al cuore del discorso. I grillini, i cittadini - quelli veri - avevano chiesto alla loro guida di andare da Renzi, non ancora premier, e parlare. Discutere, fare proposte, capire. E in cambio cosa avevano ottenuto? Un Grillo show - l'ennesimo - e nessun risultato vero. Perché "annientare" un presidente del Consiglio in quel modo non può essere un risultato, né tanto meno un successo. Continuare a distruggere, senza mai creare, non porterà lontano. Regalerà ancora ostruzionismo, ritardi, scontri ma pochi successi. Il blog, però, sembra non avere colto il tradimento e ha fatto quello che il leader ha chiesto: cacciare Orellana, Campanella, Battista e Bocchino. Come ogni buona "dittatura sobria" impone. 

E Grillo da buon "dittatore-dettatore" sulla sua pagina aveva dettato la linea, dopo la decisione dell'assemblea di mettere i quattro alla porta. I quattro senatori "non sono più in sintonia con il Movimento. Si terranno tutto lo stipendio, ventimila euro al mese fanno comodo, capisco anche quello. Non capisco le motivazioni ideologiche: 'Grillo non si fa mai vedere, Grillo dall'alto, il blog di Casaleggio'. Queste sono cazzate, non sono motivazioni ideologiche".

E ancora, sempre sul blog: "A me dispiace, perchè in fondo non c'è niente di drammatico, però non sono più in sintonia con il Momivento: 'fate alleanze ... perchè non ha fatto alleanze con Letta ... perchè non fate'. Tutte persone che sul palco quando c'ero io dicevano esattamente il contrario, dicevano: 'a casa tutti'. Sono cambiati, si cambia, non è mica detto". 

Quindi, "non ci possiamo permettere ancora di parlare di gente che bisbiglia ai giornali" - l'organo ufficiale del "regime" è solo il blog - Basta queste cose qui, se vogliono fare un partito con il Corriere, la Repubblica, Libero e l'Unità se lo facciano... e i talk show... che vadano pure ai talk show! Avranno adesso una grande trasparenza sui media, benissimo! E attraverso loro i media arriveranno forse a scalare ancora qualche posizione sulla libertà di stampa, siamo al settantesimo e magari con loro andremo al settantunesimo. Noi andiamo avanti, con cuore. Coraggio e vinceremo!".

Il cuore, però, comincia ad accusare acciacchi seri, serissimi. Durante l'assemblea di oggi, i quattro senatori nel mirino si sono difesi. Ma, novità enorme, hanno incassato il sostegno di molti, tanti, colleghi. La senatrice Laura Bignami ha annunciato di voler presentare le sue dimissioni. Un'altra senatrice, Alessandra Bencini, è uscita dal Senato con gli occhi gonfi di lacrime: "Basta. Voglio tornare a casa, così non va". Ancora più critico, Alessio Tacconi: "Non hanno violato il codice di comportamento - ha detto riferendosi ai quattro colleghi - sono stati autori di un reato di opinione. Dovete considerare anche il mio nome - ha chiarito annunciando di essere pronto a lasciare - se ci sarà una votazione". E ancora, Maurizio Romani su Facebook scrive: "Oggi rassegno le mie dimissioni da senatore della Repubblica per lealtà e fedeltà allo Stato e alle Sue istituzioni, agli ideali stessi del Movimento 5 stelle e alla mia coscienza di uomo e di cittadino". Di male in peggio, quindi, per Grillo: tanto che secondo il parlamentare Roberto Cotti "sono più di trenta i senatori pronti a difendere" Campanella, Orellana, Battista e Bocchino. Trenta significa che ci sono i numeri per formare un nuovo gruppo a Palazzo Madama. E questo a Grillo "il dittatore sobrio" non piacerà. 

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