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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica / Italia

Berlusconi, mano tesa al Pd: "Ma al Quirinale salga un moderato"

Il Cavaliere detta la linea con un messaggio pubblicato sul sito Forzasilvio.it: "Disponibili al governo di coalizione, ma è impensabile che la sinistra si appropri di tutte le cariche istituzionali"

Dopo una settimana di silenzio, di rumors e di smentite, Silvio Berlusconi è tornato a parlare. Una settimana di silenzio, con Alfano, da buon segretario a far le veci del leader, poi in mattinata il Cavaliere si è rivolto ai suoi. Non ha, infatti, telefonato in qualche trasmissione mattutina, come ha abituato nei giorni della campagna elettorale e subito dopo il voto. Non ha neppure scelto un quotidiano, come del resto ha scelto Matteo Renzi per segnare lo strappo con Pierluigi Bersani. No, questa volta ha utilizzato il metodo Grillo: un messaggio scritto e pubblicato sul sito forzasilvio.it, il network ufficiale del Cavaliere. Un post, molto di moda nell’era della propaganda politica 2.0, fatto poi rimbalzare su Facebook e Twitter.

APPOGGIO AL PD SE….. – Strategia al passo coi tempi per affrontare i soliti nodi, i figliastri ‘dell’inghippo’ elettorale di fine febbraio. Quelli su cui la politica si sta attorcigliando da una quarantina di giorni: nuovo governo e l’elezione del successore di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica. “La nostra posizione – ha affermato – è chiara e nota a tutti. Per prendere le misure necessarie e urgenti per uscire da una austerità rovinosa e per far capire in Europa e ai mercati che l'Italia c’è, abbiamo dichiarato di essere disponibili a far nascere un governo di coalizione guidato da un rappresentante del Partito Democratico”.

ELEZIONI “Non chiedo nulla per me, né ruoli istituzionali né ruoli di governo”, ma il Cav. avverte: “Soltanto se il Partito Democratico dirà ‘no’ a questa soluzione, si dovrà ricorrere alle elezioni anticipate”. Solo dopo il ‘no’ del Pd. Vero? Un po’ sì e un po’ no. Stando ai suoi numeri, quelli dei suoi report, “se si rivotasse, saremmo in grado, secondo gli ultimi sondaggi, di prevalere sia alla Camera che al Senato”. Una maggioranza netta, quindi. Eppure in questo frangente a palazzo Grazioli prevale il senso di responsabilità, “perché noi sappiamo bene che la cosa più urgente è far uscire il Paese dalla crisi nel tempo più breve possibile”. Così la forma della posizione ufficiale. Ma c’è un di più, il classico retroscena. Quello che racconta del Cav preoccupato per la possibile candidatura di Renzi. Il tarlo gliela messo in testa Alessandra Ghisleri, la sua fidatissima sondaggista. Stando a quei numeri il centrosinistra guidato dal sindaco di Firenze sarebbe avanti di 6-10 punti di percentuale sull’asse Pdl-Lega. E allora forse meglio guardare alle larghe intese, magari caricando sulle spalle dei democratici la responsabilità del mancato accordo.

ACCORDO? – Bersani chiede a Berlusconi di non ostacolare il progetto dei democratici. Nei fatti si tratterebbe di uscire dall’aula di palazzo Madama il giorno della fiducia di un possibile esecutivo targato Pd. In cambio il Pd metterebbe sul piatto la presidenza della ‘convenzione’ parlamentare per la riforma costituzionale. Berlusconi, potrebbe anche starci, a un unico patto: far occupare la sedia del capo dello Stato ad una personalità vicina alle istanze moderate. Da Franco Marini in su. Nel progetto del Cav. non c’è posto per Romano Prodi. Ed è qui che cominciano ad ammassarsi i problemi. Berlusconi in cerca di garanzie istituzionali fa a cozzi con Bersani costretto a fare i conti con un Pd spaccato (e che ha intravisto in Prodi la scialuppa per strappare quei numeri al senato di cui oggi è sprovvisto). Sui nomi del dopo Napolitano, in sostanza, si gioca molto dell’intesa o della mancata intesa tra i due blocchi parlamentari.

Tutto passa dal Quirinale. Berlusconi lo sa e non lo nasconde: “Abbiamo sostenuto con forza che, di fronte alla tripartizione paritaria dei voti uscita dalle elezioni, è impensabile che la sinistra si appropri di tutte le cariche istituzionali. Anche in questo caso ci siamo resi disponibili ad una scelta comune”. Per questo annuncia la manifestazione di Bari del prossimo 13 aprile come il palcoscenico giusto per “far sentire la nostra voce a ridosso dell’inizio delle votazioni parlamentari per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica”. La prova di forza in sostanza. L’idea è di far superare i tentennamenti del Pd con la ‘spallata’ della piazza. Una prassi politica e filosofica rossa, che Berlusconi fa sua applicandola alle esigenze azzurre. Strana davvero la storia.

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