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Lunedì, 29 Aprile 2024
Accoglienza e crisi economica

Draghi: "Crisi umanitaria senza precedenti in Europa dal dopoguerra"

Il presidente del Consiglio alla Camera per le interrogazioni a risposta immediata sulle iniziative di solidarietà verso i profughi ucraini. Gli interventi per chi arriva, ma anche per la famiglie colpite dalla crisi

Viviamo una "crisi umanitaria senza precedenti in Europa dal dopoguerra". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenendo alla Camera per le interrogazioni a risposta immediata sulle iniziative di solidarietà e per la gestione dell'accoglienza in relazione alla crisi conseguente al conflitto in Ucraina. 

Il premier prende la parola per un primo bilancio della situazione, per riepilogare quanto sta facendo l'Italia, entro i propri confini e come azione collettiva con l'Ue. "La forza di un Paese e di una democrazia si misura con la capacità di difendere i valori della dignità umana, della pacifica convivenza ed dell'amicizia fra i popoli", dice. Il premier si dice consapevole del momento difficile vissuto da famiglie e imprese, anche per i rincari. E assicura: "Siamo al lavoro per ridurre dipendenza da gas russo rapidamente". E precisa: "Non è ovvia come impresa". Costante il richiamo alla dimensione europea, alla necessità di rivedere regole e processi decisionali, all'urgenza di muoversi insieme per rispondere oggi all'emergenza, con un occhio al domani. Per un'Europa che non si scopra fragile ed esposta come sta accadendo con Putin.

Poi, esaurito il dibattito sull'Ucraina, un piccato botta e risposta con Fdi per la riforma sul catasto.

Guerra Russia-Ucraina: le utime notizie

In Italia 23.872 profughi

Da un lato Draghi ringrazia "chi si è mobilitato spontaneamente per sostenere la popolazione ucraina" in particolare ", i sindaci e tutti gli esponenti del Terzo settore". Allo stesso tempo però Draghi spende parole per i cittadini russi "che condannano le violenze commesse a danno del popolo ucraino".  

Poi i numeri, per dare un'idea concreta di cosa significa "profughi". "All'8 marzo sono arrivati 21.095 cittadini ucraini, oggi sono 23,872 principalmente dalla frontiera italo-slovena, oltre il 90 per cento sono donne e bambini: ieri 10500 donne, oggi 12 mila, gli uomini erano duemila ieri, oggi 2200, i bambini 8500 ieri e oggi 9700. Il flusso è certamente destinato ad aumentare".  

"Voglio ringraziare tutte le forze politiche, e in particolare l'opposizione, per la grande prova di unità e spirito costruttivo dimostrati nella gestione della crisi. Sono certo che l'Italia farà la sua parte fino in fondo. Come sempre nel dramma, nell'emergenza e nel terrore ci scopriamo migliori di quello che pensiamo di essere", sottolinea Draghi.

L'Ue risponde alla sfida

Draghi, convinto europeista, loda l'azione dell'Ue e sottolinea come "davanti alla crisi ucraina l'Europa è stata compatta e ha mostrato una unità di intenti e di azioni che è indispensabile mantenere e che ci vede in prima linea". Per Draghi l'Unione europea "ha saputo riallacciarsi alle radici fondanti della costruzione europea: rispetto dei diritti umani e solidarietà". Ricorda poi che l'Unione europea "ha applicato per la prima volta la direttiva del 2001 sulla protezione temporanea in favore dei profughi ucraini".

La sicurezza sanitaria

Draghi assicura che i profughi sono accolti e seguiti sotto tutti gli aspetti: da quello sanitario a quello lavorativo.
"Tutti i rifugiati che arrivano - dice - o accettano di fare un tampone (anti Covid) ogni 48 ore o di vaccinarsi. I cittadini ucraini ospitati nei centri di assistenza dispongono di assistenza sanitaria, psicologica, legale, orientamento al territorio e corsi di lingua". Inoltre, "sono previsti servizi finalizzati all'integrazione, la formazione professionali nonchè l'accompagnamento e l'inserimento lavorativo, abitativo e sociale". Ai rifugiati viene concessa la "possibilità di svolgere attività lavorativa solo con permesso di soggiorno in deroga alle quote di ingresso del decreto flussi e di lavorare sia in forma autonoma, subordinata e stagionale". 

Snocciola con soddisfazione gli aiuti già decisi ma mette anche in guardia sui tempi: "Le misure disposte per l'accoglienza dimostrano la solidarietà messa in campo dal nostro Paese ma molto di più andrà fatto, per i tempi di guerra, che si teme non saranno brevi ma molto lunghi". 

Famiglie italiane alle corde

Risponendo alle interrogazioni dei parlamentari, Draghi assicura: "Seguiamo con grande attenzione le conseguenze della crisi (in Ucraina) sull'economia e la situazione finanziaria degli italiani. Siamo molto attenti all'incremento del prezzo dell'energia e all'incremento e disponibilità delle materie prime. Purtroppo il Governo non può fermare questi eventi, ma dobbiamo muoverci con rapidità e decisione per difendere il potere di acquisto delle famiglie e la competitività e forse anche la sopravvivenza delle nostre imprese".  

Draghi ricorda quanto è stato fatto "Circa 16 miliardi di euro, come intervento di sostegno, che è previsto duri fino al secondo trimestre di quest’anno. Abbiamo previsto l’azzeramento degli oneri di sistema per le utenze elettriche domestiche e per le imprese, e l’abbassamento dell’Iva al 5 per cento per le utenze del gas. Abbiamo potenziato i sussidi energetici per le famiglie più svantaggiate. E abbiamo introdotto un credito d’imposta per i consumatori industriali energivori pari al 20 per cento dell’incremento del costo della fornitura di elettricità del primo trimestre 2022". 

 "Questo - ammette - non è sufficiente, però. Non è sufficiente. A noi paiono grandi numeri, in un altro contesto sarebbero stati visti come numeri impensabili, ma non è sufficiente. Chi ce lo dice? Le imprese, la gente. Ci dicono che non ce la fanno, quindi dobbiamo lavorare anche su altre cose". Draghi difende però la scelta di portare avanti una "politica di bilancio prudente" che non implichi "nuove rilevanti misure permanenti di spesa ma permetta tutti gli interventi necessari a sostenere l'economia ora, nell'emergenza".

Per diversificare le fonti di energia "aumentiamo la produzione di gas, con 5 miliardi di metri cubi" e l'incremento sarà ottenuto "sfruttando le concessioni esistenti tra 2022 e 2031. I nuovi volumi saranno offerti alle industrie con una riserva di almeno un terzo alle piccole e medie imprese". Il premier ricorda anche il lavoro sull'aumento degli "stoccaggi per il prossimo autunno" e che "siamo continuamente attivi a livello diplomatico per diversificare le forniture". Dentro questa strategia anche la "massimizzazione della capacità di rigassificazione già esistente sia sulla acquisizione di nuovi rigassificatori".

Il "mea culpa"

"Siamo al lavoro - ricorda Draghi - per diminuire la dipendenza dal gas russo in tempi rapidi. E' necessario farlo. Quello che è incredibile è che la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi 10-15 anni, anche dopo l'invasione della Crimea. Questo dimostra una sottovalutazione di politica estera e internazionale". Poi, ribadisce: "Siamo impegnati per diversificare le forniture e aumentare le fonti rinnovabili: questa è l'unica strategia nel lungo periodo". 

I conti dell'Ue e il Pnrr

Draghi elogia l'Ue per la risposta davanti alla crisi umanitaria, ma non nasconde anche quelli che sono i limiti dell'apparato sovranazionale. Alla luce dei contraccolpi, anche economici, della guerra in Ucraina "è chiaro - dice il premier - che alcune cose ora vanno rilette, tanto che la Commissione Ue ha disposto di esaminare attentamente l'opportunità di sbloccare la clausola di bilancio. Ma le regole di bilancio sono in generale inadeguate, perché non tengono conto delle priorità strategiche che si sono venute a delineare in seguito, come clima e difesa" e "ancor più lo sono oggi. Occorre ripensare un pochino allo schema generale ed è importante che le regole di bilancio riflettano questa visione e questo tema sarà al consiglio informale di domani".

Il presidente del Consiglio frena però sulla possibilità di rivedere il Pnrr. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza "prevede la possibilità di chiedere alla Commissione europea una revisione dei suoi obiettivi e gli Stati membri possono chiedere in modifiche dei piani nazionali in presenza di situazioni oggettive che mettono a rischio il conseguimento dei relativi obiettivi", questo richiede un nuovo processo negoziale con le autorità europee che è ancora prematuro prospettare in questa fase".  

Gli ostacoli sulla strada delle energie rinnovabili

"Vogliamo rispettare l'obiettivo 70 gigawat di rinnovabili nel 2026 se si sbloccano le autorizzazioni, siamo impegnati nella produzione di diversi gigawat di eolico offshore grazie a una semplificazione delle autorizzazioni, c'è anche il ricorso al biometano con l'obiettivo di duecentomila tonnellate nel 2023 ed un incremento di 50 mila nel successivo triennio. La ricerca è fondamentale in ogni ambito", dice Draghi.  C'è un ostacolo però. "Il grosso ostacolo all'espansione delle energie rinnovabili  - ammette il premier - è rappresentato dai procedimenti autorizzativi, se non superiamo questo problema non andiamo da nessuna parte".

Il nucleare

"Per quanto riguarda il nucleare, l'impegno tecnico ed economico è concentrato sulla fusione a confinamento magnetico, che attualmente è l'unica via possibile per realizzare reattori commerciali in grado di fornire energia elettrica in modo economico e sostenibile", spiega Draghi. 

La strategia europea per l'energia da fusione è  sviluppata dal Consorzio EUROfusion, che gestisce fondi Euratom pari a oltre 500 milioni di euro per il periodo tra il 2021 e il 2025. "Questo consorzio prevede l'entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-28", precisa il premier.

Quanto pesano le sanzioni a Putin?

Draghi spiega che l'Unione europea ha reagito "in modo unito, compatto e rapido" all'invasione dell'Ucraina, e che "le sanzioni servono ad applicare la massima pressione sul governo di Mosca perché cessi le ostilità, la fermezza è essenziale per la sicurezza e l' impegno sul fronte delle sanzioni è stato attuato con coraggio e integrità e ringrazio il Parlamento, il ministero degli Esteri, degli Interni ma anche la guardia di finanza". Allo stesso tempo però "l'impegno sanzionatorio deve essere idealmente uguale all'aiuto alle famiglie e imprese e come ho già detto sostenere i più deboli. Tra l'altro le sanzioni non dureranno poco e quindi per durare devono essere sostenibili, noi non abbiamo intenzione di derogare dal regime di sanzioni ma dobbiamo fare di tutto per renderle sostenibili al nostro interno".

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