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Venerdì, 26 Aprile 2024
Giustizia

Diritti tv, "Berlusconi fece pressioni sulla Cina per fermare i pm"

La denuncia dell'ex senatore Sergio De Gregorio in due capitoli del suo libro, Operazione libertà. L'anticipazione arriva da L'Espresso. "A Hong Kong furono trasferiti i fondi neri Mediaset"

Silvio Berlusconi avrebbe organizzato "una campagna di pressioni sulla Cina riuscendo a bloccare la rogatoria a Honk Kong" dei pm milanesi sui fondi neri nella compravendita dei diritti tv da parte di Mediaset. Lo rivela l'ex senatore Sergio De Gregorio, in due capitoli del suo nuovo libro "Operazione Libertà", anticipati da l'Espresso nel numero in edicola domani. Episodi che l'ex parlamentare ha descritto anche negli interrogatori davanti i pm di Napoli.

De Gregorio - riporta l'agenzia di stampa TmNews - sostiene di essere stato informato nell'aprile 2007 dal console italiano ad Honk Kong della trasferta dei magistrati milanesi, a cui le autorità locali avrebbero concesso di partecipare a perquisizioni e interrogatori. Nell'ex colonia britannica infatti sarebbero stati trasferiti i fondi neri dei referenti di Mediaset per centina di milioni di euro.

A quel punto l'allora presidente della Commissione Difesa ha avvertito Berlusconi e si è messo d'accordo con lui per impedire che gli atti potessero diventare la prova regina nel processo, che ora dopo la decisione della Consulta marcia verso la Cassazione. Anzitutto De Gregorio avrebbe contattato l'ambasciatore di Pechino a Roma, Dong Jinyi, manifestando l'indignazione dell'ex premier per la presenza di due magistrati italiani a Hong Kong "senza una regolare procedura autorizzativa". L'ambasciatore avrebbe accettato di parlarne con Berlusconi in una cena "riservatissima" a Palazzo Grazioli, organizzata dal fido Valentino Valentini.

De Gregorio racconta poi di essersi mosso a tutto campo su Honk Kong. "Avrei conseguito due obiettivi: accontentare il capo nella sua personale crociata contro i pm milanesi intestandomi il primato delle relazioni diplomatiche". Per questo crea a Roma l'Associazione parlamentare di amicizia Italia-Hong Kong e la presenta ai suoi colleghi dicendo: "Qui si tratta di togliere dal fuoco le castagne di Berlusconi". E aggiunge: "La parola d'ordine era accontentare la politica di Hong Kong per riceverne di contro un pronunciamento positivo dell'Alta corte di giustizia contro l'iniziativa della procura di Milano". De Gregorio si rivolge anche a Duncan Pescod rappresentante di Hong Kong presso l'Unione europea. Che lo avrebbe rassicurato: "Riferirò nel dettaglio di questa spiacevole vicenda giudiziaria. Andrò personalmente a rappresentare la situazione ai miei referenti di governo".

Alle controparti interessava soprattutto che l'ex colonia britannica venisse depennata dalla lista nera dei paradisi bancari, istanza subito patrocinata dal senatore.

Il parlamentare nel settembre 2007 discute persino con Li Ka-Shing, uno degli uomini più ricchi del mondo: "La parola d'ordine era fermare quei giudici". Alla fine l'obiettivo viene raggiunto: "Non posso dire se siano state le pressioni del governo centrale sul ministero della Giustizia di Hong Kong o le innumerevoli pressioni all'indirizzo dei vertici della regione amministrativa speciale, ma alla fine il risultato arrivò a compimento". Non solo viene bloccata la rogatoria dei pm milanesi, vietando l'utilizzo degli atti nel processo, ma si avvia persino un'istruttoria sull'attività dei magistrati milanesi.

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