rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il ricordo

60 anni fa la tragedia del Vajont, Mattarella: "Pesanti responsabilità dell'uomo"

Il Capo dello Stato è tornato nei luoghi in cui il 9 ottobre del 1963 persero la vita 1920 persone

Sono passati 60 anni da quel 9 ottobre del 1963, data che sarà sempre cerchiata, nel calendario del nostro Paese, come il giorno in cui ricordare che la mano dell’uomo sulla natura può produrre disastri spesso inimmaginabili. Alle 22.39 di quella sera, 270 metri cubi di roccia franarono dal monte Toc e si riversarono nel bacino della grande diga producendo un’onda gigantesca che ne scavalcò gli argini e investì il centro abitato di Longarone e parte di quello di Erto. Nel disastro persero la vita 1920 persone.

Il ricordo di Mattarella

A rievocare quei terribili fatti, sui quali pesò anche il grave errore di valutazione dei tecnici che da anni monitoravano le frane minori di quel pezzo di montagna, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che stamane era nei luoghi del disastro nel giorno del ricordo. "La tragedia che qui si è consumata - ha detto nel suo intervento - reca il peso di pesanti responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro. L'interazione dell'uomo con la natura è parte dell'evoluzione della natura stessa, perché l'uomo è parte della natura, ma non deve divenirne nemico. Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco nella sua recentissima esortazione. Si tratta di saper porre attenzione e saper governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione, l'umanità stessa e i suoi destini".

Il Capo dello Stato ha poi ribadito la volontà di lasciare la documentazione del processo, celebrato a suo tempo, nel territorio: "Oggi riveste una finalità di memoria e ciò che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata. Per onorare le vittime e per riceverne ammonimento per evitare nuove tragedie", ha spiegato.

Mattarella ha poi attualizzato, riprendendo il tema a lui molto caro della cura del territorio. "La frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita. Sono tormenti che, tuttora turbano e interrogano le coscienze. Riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia - come richiede il buon governo - rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società. Perché occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita. Per evitare atteggiamenti di indifferenza, di presunzione, di superiorità rispetto ai segnali della natura. Pagati qui a così caro prezzo", ha concluso.

Fedriga: “Fu bieco interesse dell’uomo a piegare la natura”

Molto duro l’intervento del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che in un passaggio ha puntato il dito contro le gravi responsabilità di chi avrebbe dovuto prevenire il disastro: "Nonostante la piena consapevolezza di quello che stava per avvenire - ha ricordato - le popolazioni non furono fatte evacuare. È un disastro che viene ancora studiato dalla comunità scientifica. Una diga che è rimasta in piedi, ma che non doveva essere costruita. È stato definito disastro, tragedia, ma è l'esempio del bieco interesse dell'uomo che ha voluto piegare la natura".

M5S: "Il ricordo della tragedia sia un lume contro la cementificazione selvaggia"

"La cementificazione selvaggia così come gli stravolgimenti cui è stata via via sottoposta la natura hanno sempre presentato conti spesso salati. A questo si sono aggiunti poi gli effetti dei cambiamenti climatici in atto, che non hanno fatto altro che acuire situazioni già critiche. Da quella immane tragedia avremmo dovuto imparare la lezione, invece siamo solo stati capaci di continuare sulla strada di uno sviluppo selvaggio, facendo sempre poco sulla mitigazione dei rischi, sulla prevenzione, sulla sicurezza. Ancora oggi, purtroppo, ci sono sempre troppi casi di cementificazione scellerata, a dimostrazione che dopo 60 anni quell'insegnamento non sia stato captato a pieno". Così in una nota congiunta i deputati e i senatori del Movimento 5 Stelle.

Morassut (PD), "Una tragedia ancora attuale"

"La frana del monte Toc - racconta invece il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut - era prevista e si sapeva che si sarebbe verificata. Alcuni operai assistettero alla frana dal parapetto della diga, perché sapevano che era in arrivo e furono essi stessi travolti. Gli errori di valutazione geologica furono fatali. Eppure il progetto della diga aveva più di trent’anni. Ancora oggi l'Italia manca di un efficace sistema di prevenzione del rischio idrogeologico, pur avendo risorse e strumenti. Occorre investire in personale qualificato e specializzato nei comuni e negli enti territoriali. Sostenere le autorità distrettuali nel lavoro di pianificazione. Invece il Governo, nel Pnrr, riduce le risorse per la difesa del suolo e del rischio idrogeologico".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

60 anni fa la tragedia del Vajont, Mattarella: "Pesanti responsabilità dell'uomo"

Today è in caricamento