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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cambio pelle

I virologi e i medici tentati dallo sbarco in politica (e quelli che hanno già detto sì)

Ricciardi ha già scoperto la tessera di partito, Bassetti si è detto pronto e Crisanti è stato corteggiato ma ha declinato l'offerta

L’onda della pandemia sta rientrando e, mentre si va verso il ritorno alla normalità, anche il tema del Covid non è più di attualità come prima. In questi due anni l’opinione pubblica ha imparato a conoscere nuove figure professionali di cui prima ignorava anche l’esistenza, cioè quella del virologo. Sono stati come guru per gli italiani nelle ore più buie, soprattutto nella prima grande ondata, quando il Paese è stato messo in ginocchio da morti e contagi. Il loro lavoro è stato illuminante per la stragrande maggioranza delle persone, ma sono stati anche bersagli della minoranza no vax e no green pass, che vedevano in loro un nemico da abbattere. Adesso si aprono nuovi scenari per i virologi italiani che, dopo essere diventati volti noti e riconoscibili, scoprono di essere appetibili per un altro palcoscenico: la politica.  

Non è una suggestione, bensì la realtà dei fatti, fra esperti già impegnati in politica; chi ha ricevuto la proposta; e chi, tentato, è in attesa di sciogliere la riserva. C’è anche chi è andato oltre la politica, approdando direttamente nel calcio. Ma andiamo per ordine. 

Ricciardi ha la tessera di Azione

Walter Ricciardi non è proprio considerabile una star della tv perché ha sempre ricoperto un ruolo molto delicato, in qualità di consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza. Eppure lui è il primo ad aver scoperto le carte, anzi la tessera di partito per la precisione, dichiarando pubblicamente di essere iscritto ad Azione, il Movimento di Carlo Calenda appena fattosi partito. Di più, Calenda stesso ha confermato come lo scienziato faccia parte del direttivo nazionale del partito. Così l’ex Oms è tra i vertici di Azione, dopo essere stato tra i promotori. In effetti, come ha ricordato lui stesso, "non è la prima volta in politica in realtà. Ero stato tra i fondatori di Italia Futura, con Montezemolo" e, sempre con lo stesso marchio, "ero stato candidato in Parlamento nel 2013 con Scelta Civica". Ora Ricciardi scommette su Calenda, non a caso perché, anche coerentemente con il suo passato, si definisce cattolico e liberale. Dunque si ritrova nel programma del partito di Calenda, senza nulla togliere a Speranza, che ha detto di stimare, ma è "troppo di sinistra" ha rimarcato Ricciardi, che ha poi spiegato che non si candiderà perché lo aveva già fatto e che si occuperà solo di servire la bandiera di Azione. 

La novità è arrivata in diretta televisiva su la 7 quando Calenda, ospite della giornalista Myrta Merlino, ha detto: "Lei non lo sa ma Ricciardi è in Azione, è il responsabile della sanità del partito. Siamo colleghi". Colpo di scena. Immediata la domanda al virologo già presente in trasmissione, con cui la conduttrice ha chiesto cosa pensasse di Speranza. COsì si è sbottonato Ricciardi. 

Bassetti, che una volta piaceva così tanto alla destra 

C’è un altro virologo che è sempre piaciuto alla politica per come si esprimeva nei programmi televisivi e anche per le sue idee un po’ controcorrente rispetto le grandi restrizioni messe in atto dai governi. Si tratta di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del San Martino di Genova. Lui è stato uno dei primi ma anche dei più presenti nei talk, sempre determinato a spiegare che cosa stava succedendo, cosa dovevamo aspettarci dal Covid e come ci saremmo dovuti comportare di fronte ad una pandemia. Ha subito riscosso simpatie, soprattutto a destra, con il leader della Lega Matteo Salvini che in passato lo aveva elogiato in più occasioni. Poi, di fronte all’arrivo dei vaccini e alla campagna vaccinale, Bassetti non ha tradito il suo ruolo e ha sempre difeso, anche con una certa durezza, il vaccino come la migliore arma che si potesse avere contro una infezione virale. Una cosa banale per un medico, ma che ha portato i suoi primi estimatori a voltargli le spalle. "Prima piacevo alla destra" aveva detto amareggiato.

Inoltre è diventato una delle vittime predilette delle minacce no vax, tanto da finire sotto scorta. La verità è che Bassetti, come ha ammesso lui stesso, è un liberale. Ha sempre avuto un approccio più "inglesi" nei confronti della pandemia, tanto da essere stato tra i pochi a dire in tv che, di fronte a numeri ridotti di contagi, "se io sto su un aereo con tutti vaccinati e un sistema di areazione funzionante, mi spiegate a che cosa serve portare le mascherine?”". La domanda era retorica. Per questo piaceva a destra. Ma non era quella giusta. 

Fatto sta che Bassetti, a domanda su una sua scesa in campo, ha risposto dicendo che: "Oggi no, ma mai dire mai per il futuro. Ma se mai dovesse esserci un domani, sarebbe solo come tecnico. Sono stato in mezzo e mi piace stare in mezzo". In mezzo sarebbe a dire al centro. Del resto ai tempi dell’università aveva sostenuto la nascita di Forza Italia. A guardare il suo identikit politico dunque (né di sinistra, né di una certa destra, ma liberale di centro) viene spontaneo chiedersi come mai non abbia ancora pensato a Coraggio Italia, che tra le altre cose, è anche la nuova scommessa del presidente della sua Regione Liguria Giovanni Toti. Un allineamento perfetto. Di recente Toti ha difeso a spada tratta l'immunologo, dopo gli insulti ricevuti da quest'ultimo mentre prendeva un aperitivo in centro città con la moglie: "All’ignoranza e alla stupidità non c’è mai fine. - ha scritto il numero uno della Liguria - Solidarietà al professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del San Martino di Genova, insultato mentre era in centro città in un momento privato con la sua famiglia. Intimidazioni inaccettabili sempre e ancora di più se rivolte a chi da due anni lavora in prima linea per far vincere la scienza contro il virus. Forza Matteo, avanti a testa alta".

Dunque virologi, immunologi e epidemiologi. Sono tutti papabili per un futuro in politica. Ricciardi e Bassetti però hanno dimostrato e raccontato di averla sempre masticata, quanto meno di averla guardata con interesse. Chi invece proprio non se l’aspettava una proposta è Andrea Crisanti, che racconta di aver ricevuto una richiesta di candidatura dal mondo di sinistra Pd e Movimento 5 Stelle. "Pd-M5S mi hanno chiesto di candidarmi alle suppletive per il seggio di Verona, ma ho rifiutato. È evidente che se uno è un volto conosciuto, è più facile per le persone identificarsi, non c’è da sorprendersi - ha commentato il professore - Poi uno deve avere la consapevolezza di sé stesso e dei propri limiti".

Fabrizio Pregliasco si è definito, invece, "un democristiano più sull’approccio, un moderato. Sono impegnato non in senso partitico - ha poi spiegato - ma come volontario e presidente di una enorme associazione, l’Anpas, che ha 100mila volontari. Questo mi pare già un impegno importante, più sul fronte sociale". Se qualcuno gli proponesse un seggio in Parlamento? “Chi lo sa non c’ho pensato".

Zangrillo star, ma del calcio 

C’è anche chi la politica l’ha schivata e ha scavalcato direttamente in curva, quella degli stadi. Infatti Alberto Zangrillo, primario dell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione generale al San Raffaele di Milano, è il nuovo presidente del Genoa, squadra di calcio di cui è sempre stato tifoso e che ha spesso seguito dal vivo, sia sugli spalti del Ferraris che in trasferta. E’ sempre stato noto per la sua vicinanza professionale e umana a Silvio Berlusconi. Per lui un futuro in rossoblu, lontano, almeno per ora, dai palazzi romani. 
 

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