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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cambiamenti climatici

Col riscaldamento globale l'ondata di ricoveri per carenza di sodio

Viene definita iponatriemia, un fenomeno che colpisce maratoneti e sportivi, ma anche, e più gravemente, anziani e malati cronici. Se le temperature globali continueranno ad aumentare, nel 2050 potrebbe provocare quasi il 14% di ricoveri in più, soprattutto tra gli ultra 80enni

Il riscaldamento globale è destinato a influenzare profondamente la nostra salute. E in modi a volte inaspettati: con l'aumento delle temperature, ad esempio, sembra destinato a crescere anche il numero di persone che soffriranno di una carenza patologica di sodio nell'organismo. Una condizione nota come iponatriemia, che potrebbe provocare il 14% in più di ricoveri entro il 2050 se non si riuscirà a mantenere l’aumento delle temperature sotto il grado e mezzo rispetto ai livelli pre-industriali, come previsto dall’accordo di Parigi sul clima, e come ribadito alla Cop26 di Glasgow. A rivelarlo è uno studio del Karolinska Institute di Stoccolma, pubblicato di recente sulle pagine del Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.

L’iponatriemia è un disturbo che nasce da uno squilibrio dei livelli di sodio presenti nel plasma sanguigno, che impedisce a questo elemento di penetrare all’interno delle cellule e di esercitare altre funzioni essenziali per il nostro organismo, come regolare la pressione sanguigna e supportare le funzione dei nervi e dei muscoli. Può nascere da cause molto diverse: l’assunzione eccessiva di acqua, ad esempio, soprattutto in caso di intensi sforzi fisici (è il motivo per cui i maratoneti assumono bevande arricchite di sali minerali), o anche in conseguenza di patologie croniche come insufficienza cardiaca o renale, la cirrosi o l’insufficienza epatica. Nelle forme lievi, provoca malessere generale, nausea, comparsa di crampi e malditesta. Ma quando la carenza di sodio è accentuata i sintomi si fanno più importanti, arrivando a coinvolgere il cuore e il sistema nervoso, e possono portare al ricovero e aumentare anche il rischio di decesso.

Era noto da tempo che anche il termometro influisce sull’incidenza dell’iponatriemia: nei mesi caldi, infatti, il problema si fa più comune, in particolar modo nella popolazione anziana. Non era chiaro però quali temperature rappresentino un campanello d'allarme. Nel loro studio, i ricercatori svedesi hanno cercato quindi di comprendere con più precisione il legame tra temperatura e incidenza dei ricoveri per iponatriemia, analizzando i casi registrati nell'intera popolazione svedese tra il 2005 e il 2014, e incrociando ognuno degli 11mila ricoveri così identificati con le temperature medie presenti al momento nel paese.

I risultati hanno dimostrato che in Svezia i ricoveri rimangono stabili fino a temperature medie di circa 10 gradi, e iniziano poi ad aumentare velocemente. Le persone più a rischio sembrerebbero donne e persone anziane, con gli ultra ottantenni che arrivano ad un rischio di ricovero per iponatriemia 15 volte aumentato nel corso delle ondate di calore. Utilizzando le previsioni dell'Ipcc, l’organo delle Nazioni Uniti che studia il riscaldamento globale, i ricercatori svedesi hanno quindi provato a calcolare quanto potrebbero aumentare i ricoveri in seguito al rialzo delle temperature previsto per il 2050, arrivando a prevedere un incremento del 13,9% nello scenario peggiore, con due gradi in più rispetto ai livelli pre-industriali, e un più 6,3% nel caso in cui (scenario migliore) l’aumento rimanga stabile ad un solo grado centigrado centigrado. I risultati – avvertono gli stessi autori – sono relativi alla popolazione svedese, non particolarmente attrezzata per resistere alle temperature elevate, e la situazione potrebbe quindi essere diversa in nazioni più calde come l'Italia.


“Riteniamo comunque di aver effettuato una stima a ribasso, visto che non abbiamo tenuto conto di diagnosi secondarie di iponatriemia, né di eventi meteo estremi o dell'invecchiamento della popolazione”, commenta Jonatan Lindh, coordinatore della ricerca. “Questo significa che nei prossimi decenni le temperature aumenteranno per certo l'impatto dell'iponatriemia su tutti i sistemi sanitari, a meno di misure volte a mitigare il problema”.

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