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Venerdì, 26 Aprile 2024
Scienze Italia

Idrossiclorochina, perché è stato sospeso l’utilizzo del farmaco anti Covid

Si era pensato di utilizzare la idrossiclorochina poiché alcuni test di laboratorio avevano evidenziato un effetto antivirale ma ora con dati ben più completi sono evidenti gli effetti collaterali, soprattutto se confrontati a virtù non certificate

L’idrossiclorochina per curare la Covid-19 non è una terapia sicura: troppi gli effetti collaterali soprattutto se confrontati a virtù non certificate nella cura dell'infezione da Sars Cov-2. Anche l'Italia si è accodata agli Stati che hanno proibito l'utilizzo della idrossiclorochina e della clorochina al di fuori degli studi clinici, da portare avanti solo in vitro. Lo ha stabilito l'Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) con un documento che mette in evidenza il perché di tale scelta. Già il 24 aprile l’Agenzia Europea aveva richiamato l’attenzione sui rischi di reazioni avverse, anche gravi, legati alle alterazioni del ritmo cardiaco, mentre in America la Fda ha raccomandato di mantenerne l’uso solo all'interno di sperimentazioni cliniche o in un contesto ospedaliero che preveda uno stretto monitoraggio.

È bene ricordare fin da subito che tuttora non vi sia alcuna terapia di provata efficacia anti-Covid. L’uso di idrossiclorochina, così come di clorochina, era stato consentito nelle prime fasi dell’epidemia sulla base di alcuni dati preliminari. Tuttavia alla luce di nuovi studi Aifa ha sospeso l’autorizzazione dei due farmaci antimalarici già usati in Italia. 

Si era pensato di utilizzare la idrossiclorochina poiché alcuni test di laboratorio avevano evidenziato un effetto antivirale attraverso l’aumento del pH endosomiale, determinante per la fusione tra il virus e la cellula.

Inoltre i risultati preliminari di uno studio cinese sembravano dimostrare la capacità della clorochina nel migliorare il decorso della malattia in pazienti con polmonite associata ad infezione da Covid-19, mentre l'idrossiclorichina sembrava dare sul lungo periodo maggiori certezze in quanto a tollerabilità. Tuttavia successivamente sono pervenuti studi che lasciavano crescere i dubbi: uno studio dello scorso marzo non ha riscontrato un miglioramento rispetto alla negativizzazione del tampone faringeo mentre erano sempre più evidenti gli effetti collaterali con l'insorgenza di rischi connessi all'apparato cardiocircolatori.

Inoltre a pesare nella scelta dell'Aifa è stata la constatazione che la combinazione di idrossiclorichina e un comune antibiotico (azitromicina) venisse associato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare a 30 giorni. Un secondo studio statunitense mostrava che anche in assenza dell'azitromicina non solo permaneva il rischio dell'evoluzione della malattia verso la ventilazione meccanica, ma al contrario si osserva anche un aumento del rischio di mortalità complessiva.

L'ultimo studio, e forse più completo, arriva da un’analisi multinazionale in cui sono stati analizzati i dati provenienti da 671 ospedali in 6 continenti e relativi ai soggetti ospedalizzati con diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 nel periodo compreso tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020: i trattamenti che prevedevano l'uso di clorichina o idrossiclorichina si associavano ad un tasso di mortalità significativamente maggiore rispetto al gruppo di controllo. Mentre il rischio di insorgenza di aritmie ventricolari di rilevanza clinica, rispetto al gruppo di controllo (0.3%), era significativamente maggiore.

L’accumularsi di queste nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 sembra indicare un beneficio in termini di efficacia sempre più incerto e un profilo di sicurezza gravato da potenziali rischi, pertanto come scrive Aifa, "l’uso dell’idrossiclorochina, da sola o in associazione ad altri farmaci, non è autorizzato al di fuori degli studi clinici".

"L’utilizzo di dosi elevate di HCQ aumenta il rischio di eventi avversi. Per tale ragione, anche nell’ambito di eventuali studi clinici, si raccomanda di utilizzare il dosaggio più basso e per il minor tempo possibile (5-7 giorni)".

Le sperimentazioni in corso per cura anti-Covid-19

Abbandonata ormai l'idea che l'antimalarico posso costituire una cura contro l'infezione da Sars Cov-2, attulmente in Italia sono in corso diverse sperimentazioni per identificare un protocollo di cura anti-Covid-19. Tra queste anche quella con l'antireumatoide tocilizumab, l'antivirale Remdesivir, l'anticoagulante eparina e di alcuni anticorpi monoclonali.

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