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Domenica, 28 Aprile 2024
Esplorazione lunare

L’india è arrivata sulla Luna, ecco cosa farà la sonda Chandrayaan-3

Il primo atterraggio nel polo sud lunare successo è arrivato al secondo tentativo, dopo il fallimento della missione Chandrayaan nel 2019 e quello della missione russa lo scorso 19 agosto. Ora inizieranno le rilevazioni scientifiche della sonda indiana

Il programma spaziale indiano ha fatto centro. Il missione Chandrayaan-3 è riuscita ad atterrare con successo sul suolo lunare, con il touch down del lander Vikram e del rover Pragyan avvenuto alle 14.34 italiane di ieri, 23 agosto. Si tratta di obbiettivo da record per l’Indian Space Research Organization (Isro), perché rappresenta il primo allunaggio andato a buon fine per un veicolo indiano, e la prima visita di una sonda terrestre sulla superficie del polo Sud della Luna, un area ancora inesplorata e di enorme interesse scientifico. 

Il successo indiano arriva in un periodo particolarmente affollato nel polo sud lunare: appena pochi giorni fa, una missione Russa, Luna 25, ha fallito un atterraggio nell’area, e nei prossimi anni sono previste missioni esplorative anche da parte della Nasa e dell’agenzia spaziale cinese. Lo stesso programma Chandrayaan è al secondo tentativo, dopo un atterraggio fallito nel 2019 per la missione Chandrayaan 2, che ha fornito informazioni preziosissime per organizzare il secondo tentativo di allunaggio indiano, in un’area – quella del polo sud della Luna – caratterizzata da rischi peculiari per l’atterraggio di un veicolo spaziale. 

A rendere interessante la zona è infatti la probabile presenza di grandi riserve di acqua ghiacciata, che potrebbe essere utilizzata in futuro come carburante per le astronavi impegnate in missioni di lunga durata – verso Marte e oltre – o come materia prima per sostenere la presenza umana sul satellite. Queste riserve di acqua sono legate alle particolari condizioni create dall’orbita lunare, che ai poli mantengono il Sole praticamente immobile, poco al di sopra dell’orizzonte, e creano quindi profonde zone di ombra perenne o semi-perenne, in cui il ghiaccio può accumularsi senza essere sciolto dai raggi solari. Per lo stesso motivo, però, è complesso organizzare una discesa controllata, perché l’ombra impedisce di utilizzare controlli visivi nelle fasi finali (tra le più complesse) dell’atterraggio. 

Grazie ai dati raccolti nel suo primo tentativo, Chandrayaan-3 è riuscita comunque a superare ogni ostacolo, portando a terra (un mese e 384mila chilometri dopo la partenza) sia un lander statico, che un rover attrezzato per esplorare l’area ed effettuare esperimenti scientifici. Parlando di scienza, l’obbiettivo della missione indiana è principalmente quello di sperimentare nuove tecnologie per i viaggi interplanetari, ma i due veicoli sono equipaggiati anche con strumenti che permetteranno di analizzare la composizione del nostro satellite. 

Sul lander Vikram trovano infatti posto il Surface Thermophysical Experiment (ChaSTE), che permetterà di misurare le proprietà termiche della superficie lunare, l’Instrument for Lunar Seismic Activity (ILSA), con cui verrà studiata la sismicità nei pressi dell’area di atterraggio, il Radio Anatomy of Moon Bound Hypersensitive ionosphere and Atmosphere (RAMBHA), dedicato allo studio dei gas e del plasma, e un sistema di specchi catarifrangenti fornito dalla Nasa, che verrà utilizzato per effettuare misurazioni della distanza che separa la Luna dalla Terra, facendo rimbalzare dei laser sparati dal nostro pianeta e registrando con precisione il tempo che impiegano per tornare a colpire la superficie terrestre. 

Il rover Pragyan, dal canto suo, sarà impegnato in una missione della durata di un giorno lunare (14 terrestri) che lo porterà ad esplorare l’area dell’atterraggio e a studiarne la composizione chimica utilizzando i due spettrometri di cui è dotato l’apparecchio. Una preview interessante – insomma – su quello che ci aspetta nei prossimi anni, con lo sbarco degli astronauti Nasa previsto per la fine del 2025 o la prima parte del 2026, e poi la creazione della stazione spaziale Lunar Gateway e del campo base lunare che dovrebbe ospitare una presenza fissa di astronauti sulla superficie lunare, la cui costruzione dovrebbe iniziare già nel 2028. 

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