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Sabato, 27 Aprile 2024
Soluzioni per la crisi idrica

È stato scoperto un tesoro "d'acqua"

Un team di ricercatori dell'Ingv ha scoperto una falda di acqua potabile nascosta nelle profondità del sottosuolo siciliano utilizzando un approccio innovativo che potrebbe essere esteso anche ad altre zone del Mediterraneo

Persino un territorio abitato da millenni come quello siciliano può ancora stupire, se ci metto lo zampino la scienza. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Malta, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Roma Tre ha infatti individuato un’enorme riserva di acqua potenzialmente potabile nascosta a grande profondità nel sottosuolo dell’area di Gela, nella Sicilia Meridionale. Una risorsa scoperta con un approccio innovativo descritto in uno studio pubblicato su Communications Earth & Environment, che potrebbe aiutare a trovare simili riserve idriche anche in altre aree aride del Mediterraneo.

“Le risorse idriche sotterranee profonde in tutto il mondo rappresentano un'importante fonte potenziale di acqua non convenzionale, che possono supportare le crescenti necessità, legate anche alla crescita demografica globale”, spiega Lorenzo Lipparini, ricercatore dell’INGV - Università di Malta, professore dell’Università Roma Tre e primo autore dello studio. “Qui documentiamo un esteso corpo idrico sotterraneo di acque dolci e salmastre conservato in un acquifero profondo tra i 700 e i 2500 metri di profondità al di sotto dei Monti Iblei, nella Sicilia meridionale”.

La scoperta di questo vasto accumulo d'acqua è il risultato di un approccio innovativo che combina l’analisi di pozzi petroliferi profondi con avanzate tecniche di modellazione tridimensionale del sottosuolo. “Abbiamo attribuito la distribuzione di questo accumulo di acque fossili a un meccanismo di ricarica meteorica guidato dall'abbassamento del livello del mare nel Messiniano – continua Lipparini – Abbiamo ricostruito che questo abbassamento del livello del mare, avvenuto circa 6 milioni di anni fa, ha raggiunto i 2400 metri sotto l'attuale livello del bacino del Mediterraneo orientale, creando le condizioni favorevoli all'infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa preziosa risorsa idrica nel sottosuolo”.

La scoperta, sottolineano i ricercatori, potrebbe essere sfruttata dalle popolazioni locali, sia come fonte di acqua potabile, sia per uso industriale e agricolo. “Questo approccio innovativo potrebbe, infatti, essere esteso ad altre aree dell’Italia e del Mediterraneo caratterizzate dalla carenza idrica e da condizioni geologiche analoghe – suggerisce Lipparini – Grazie ai risultati raggiunti si potrà ora cercare di individuare possibili nuovi accumuli anche in aree quali Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Malta e Cipro, per citarne alcune”.

Per ora, il Progetto è stato inserito tra le “action” in occasione della “Water Conference” dell’ONU del marzo 2023 e, nel prossimo futuro, il team prevede di valutare un piano di sviluppo e un progetto di utilizzo di queste acque.

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