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Sabato, 27 Aprile 2024
Incidenti spaziali

Rischio di affogare nelle tute spaziali: troppi incidenti, l'ultima grana dell'Iss

La prima vittima è stato il nostro Parmitano, quasi affogato all'interno della tuta nel 2013. L’ultima il tedesco Matthias Maurer, a fine marzo. Ora le attività extra veicolari sono sospese in attesa di chiarire le cause degli incidenti

Con 40 anni di onorato servizio alle spalle, le tute spaziali della Nasa iniziano a mostrare i segni del tempo. E quando è in gioco la sicurezza degli astronauti, non si guarda in faccia nessuno, neppure se si tratta di uno dei più iconici simboli dell’esplorazione spaziale. Dopo l’ennesimo incidente avvenuto a marzo, la Nasa ha preso la sua decisione: stop alle passeggiate spaziali se non in caso di vera emergenza, perché le tute spaziali in dotazione sull’Iss non possono più essere considerate sicure. 

Il nostro Luca Parmitano, d’altronde, ne sa qualcosa: nel 2013 è stata la prima vittima dei malfunzionamenti delle tute spaziali dedicate alle Eva (extra veicular acrivities, o attività extra veicolari), e l’incidente gli è quasi costato la vita. Per colpa di una valvola malfunzionante, il casco della tuta di Parmitano si riempì in brevissimo tempo di circa un litro e mezzo d’acqua, proprio mentre l’astronauta era impegnato in una serie di test e riparazioni all’esterno della stazione. In quell’occasione, solo una disperata corsa verso il portello d’ingresso, e l’aiuto del collega americano Chris Cassidy, evitarono al nostro astronauta una morte paradossale per annegamento nel vuoto dello spazio. 

In seguito all’incidente, i tecnici della Nasa hanno apportato diverse migliorie alle tute, sostituendo la valvola difettosa, e dotando tutti i caschi di un boccaglio di emergenza, da utilizzare nell’eventualità che un accumulo di acqua arrivi a bloccare le vie respiratorie, come stava per accadere a Parmitano. Il problema sembra risolto, ma gli incidenti non si sono fermati. Nel 2015, la stessa tuta (identificata con il codice #3005) ha quasi annegato un altro astronauta, l’americano Terry Virts. E quest’anno è capitato lo stesso (con una differente tuta) al tedesco Matthias Maurer, che lo scorso 23 marzo al rientro da una Eva ha trovato una patina di circa 25 centimetri di acqua all’interno della superficie interna del suo casco. Una circostanza che ha preoccupato gli ingegneri della Nasa al punto da sospendere qualunque utilizzo delle tute, se non per questioni di vita o di morte. 

Per ora, gli astronauti saranno dotati di due fasce di tessuto extra assorbente, che applicate all’interno dei caschi forniranno un sistema di sicurezza aggiuntivo, da utilizzare comunque solo nel caso in cui qualche imprevisto renda inevitabile una nuova passeggiata spaziale. Solo al termine dell’indagine in corso, che prevede anche l’analisi a terra dei dispositivi mal funzionanti, sarà deciso il futuro delle vecchie tute. Un responso che, se negativo, metterebbe a rischio la stessa sopravvivenza della Stazione Spaziale Internazionale: al momento, infatti, non esistono alternative alle tute attualmente disponibili. Una nuova generazione è in via di sviluppo da anni, ma per mancanza di fondi, la loro realizzazione è stata rimandata più volte, e ora non sembra plausibile prima del 2025. 

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