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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'acqua sulla Luna

Sulla Luna perle di vetro che contengono acqua

Lo rivela un nuovo studio eseguito sui campioni di suolo lunare raccolti dalla missione cinese Chang’e-5. Potrebbero rappresentare una risorsa per un futuro avamposto sul satellite

Il ritorno dell’uomo sulla Luna si fa sempre più vicino. E questa volta si prevede una presenza stabile sul nostro satellite. Iniziando con un habitat collegato alla stazionale spaziale lunare in progettazione. E poi, perché no, anche con un insediamento più duraturo. Per colonizzare la Luna bisognerà però trovare un modo per procurarsi energia e altre risorse fondamentali sul luogo, perché fare troppo affidamento sulla Terra determinerebbe costi e problemi logistici eccessivi. Per questo motivo, quella che arriva dalla Cina è un’ottima notizia: sulla Luna c’è una fonte di acqua abbondante e fino ad oggi sconosciuta. 

La scoperta è frutto dell’analisi dei campioni di suolo lunare recuperati dalla missione Chang’e-5, lanciata dall’agenzia spaziale cinese nel 2020. Come descritto in un articolo appena pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, i ricercatori dell’Accademia delle Scienze Cinese hanno concentrato l’attenzione su una particolare formazione presente all’interno della regolite che compone il suolo lunare: piccole “perle di vetro” di dimensioni inferiori al millimetro, che si formano in seguito all’impatto di meteoriti e detriti spaziali. 

L’analisi dei ricercatori cinesi ha dimostrato che queste perle al loro interno custodiscono una minuscola quantità di acqua, derivata con ogni probabilità dall’interazione del materiale con l’idrogeno contenuto nei venti solari. E che potrebbero quindi essere sfruttati da una futura colonia lunare per l’approvvigionamento di una risorsa preziosa per la vita umana, come l’acqua. 

“Serviranno moltissime di queste perle di vetro” – ammette Hejiu Hui, ricercatore dell’Università di Nanchino che ha collaborato allo studio – d’altro canto, fortunatamente, ce ne sono veramente moltissime sulla superficie lunare”.

L’estrazione e lo sfruttamento di una simile fonte di acqua, è evidente, richiederebbe uno sforzo tecnologico piuttosto importante. E non è chiaro, al momento, se l’acqua così ottenuta sarebbe potabile. Per questo motivo, gli autori dello studio auspicano che in futuro vengano programmati esperimenti per studiare le perle di vetro, e l’acqua contenuta al loro interno, direttamente sulla superficie della Luna: una sonda robotica potrebbe infatti raccogliere facilmente i campioni presenti nella regolite, riscaldarli per ottenere acqua liquida, e poi analizzarla per studiarne le caratteristiche chimico-fisiche e determinarne così la resa, e il profilo di sicurezza. Fortunatamente c’è tutto il tempo per immaginare e programmare simili esperimenti. Anche perché esistono altre, potenziali, fonti di acqua sul satellite. Una di queste sono i depositi di ghiaccio che si ritiene giacciano nei crateri perennemente oscurati del polo sud della Luna, che presto verranno indagati di persona dagli astronauti della Nasa nel corso dello storico ritorno dell’uomo sulla Luna previsto con la missione Artemis 3, che dovrebbe partire nel 2025. 

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