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Martedì, 30 Aprile 2024
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Che tempo che fa, Gabriele Salvatores: “Ho vinto l’Oscar e ho dovuto consolare il mio rivale”

Il regista ospite di Fabio Fazio per raccontare il nuovo film svela divertenti aneddoti della sua carriera

Gabriele Salvatores, regista premio Oscar nel 1991 per “Mediterraneo”, arriva nel salotto di Che Tempo Che Fa domenica 2 aprile per raccontare a Fabio Fazio del suo ultimo lavoro, “Il ritorno di Casanova”, ma come spesso accade, la conversazione si sposta poi su riflessioni più universali e anche su qualche gustoso aneddoto della lunga carriera del cineasta.

L’occasione di allargare il campo, la dà proprio la complessità alla base del nuovo film che parla di molte cose e che il suo autore sintetizza così: “Il film è ispirato a un racconto che narra del confronto tra un vecchio seduttore e un giovane seduttore che prenderà il suo posto, e allora ho pensato che questo è in realtà un tipo di evento che tutti, in tutte le professioni dobbiamo affrontare, può succedere anche a un regista, quindi ho preso spunto lavorando sul doppio, confrontando sia i due Casanova sia due registi sempre nella chiave anziano-giovane”.

Un’esperienza che è comune a tutti e che, nella vita reale Salvatores ha vissuto con un altro nome oggi prestigiosissimo del cinema italiano e allora giovane cineasta.

“Paolo Sorrentino mi disse: sono cresciuto con i tuoi film”

“Sono amico di Paolo Sorrentino quindi posso raccontare questa cosa. Quando me l’hanno presentato, anni fa, aveva fatto solo due film e mi disse: ‘sono emozionato, io sono cresciuto con i tuoi film!’ Ecco, ci rimasi,gli dissi: 'ma vattene....'.”

Fabio Fazio sottolinea che il suo film affronta anche il tema dell’invidia, soprattutto dell’invidia per la giovinezza, un’altra esperienza comune e forse naturale.

“Sì, c’è anche questo” ammette Salvatores “C’è l’invidia della giovinezza, a un certo punto il regista protagonista, interpretato da Tony Servillo, dice del regista più giovane:’ sì è bravo, ma è sempre una testa di cavolo perché ha comunque 30 anni’. Ecco, devo dire che io, anche se l’ho scritta non condivido affatto questa battuta, e invece mi auguro che i giovani vadano avanti e prendano il posto di chi è venuto prima, come è giusto che sia.”

Avendo davanti un regista Premio Oscar non si può non cogliere l’occasione per farsi raccontare qualcosa sull’effetto- statuetta.

Racconta Salvatores:

“Ci sono stati molti cambiamenti nella mia vita dopo l’Oscar, tutti si aspettavano che diventassi più bravo, ma non sono diventato più bravo. E intanto critici e giornalisti reagirono pensando: ‘Beh ma è troppo facile parlare di chi ha vinto un Oscar, parliamo di altro.’”

Un paradosso, che oggi il regista racconta sorridendo, anche se l’aneddoto più divertente è sicuramente quello che svela relativo all’incontro con il grande favorito di quell’anno per la statuetta, vinta poi invece da Mediterraneo, ovvero Zhang Yimou, l’autore di Lanterne Rosse, che Salvatores incrociò…in bagno appena ricevuta la preziosa statuetta.

“Quando sono molto agitato devo andare in bagno. Avevo appena vinto e la statuetta me l’avevano data senza scatola. Sono andato alla toilette e ci ho trovato Zhang Yimou che piangeva appoggiato a un muro: per lui era molto importante quel premio, anche dal punto di vista politico, visto che ai tempi la Cina era ancora chiusa. Dimenticandomi di avere l’Oscar in mano mi sono avvicinato per tirarlo su e gli ho detto: “Guardi, il suo film è molto più bello del mio”, lui mi ha detto qualcosa che non ho capito ed è finita così.”

Molti registi considerano più importante il cinema della vita, su questo che opinione ha Gabriele Salvatores? Gli chiede Fazio.

“E’ una domanda un po’ peregrina, il cinema può diventare una comfort zone in cui ti rifugi e a volte può diventare anche pericoloso, perché nel frattempo la vita va avanti”.

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