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Sabato, 27 Aprile 2024
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Elena Santarelli: "Mi sentivo una madre sbagliata. Così sono tornata a vivere dopo la malattia di mio figlio"

Conduttrice de Le Iene nella puntata di martedì 16 novembre, la showgirl ha parlato della malattia del suo Giacomo e del senso di colpa che si può provare per la fortuna di una guarigione

(Le Iene, il monologo di Elena Santarelli: "La malattia di mio figlio e il ritorno alla vita")

Nella puntata de Le Iene in onda martedì 16 novembre è stata Elena Santarelli a ricoprire il ruolo di co-conduttrice accanto a Nicola Savino. La showgirl, la cui presenza era prevista per la prossima settimana, ha preso il posto di Ornella Vanoni che ha dovuto rimandare la sua partecipazione nella trasmissione per via di un forte stato influenzale.

Intenso il monologo pronunciato davanti alle telecamere di Italia1: visibilmente emozionata, Elena Santarelli ha parlato della personale esperienza di madre che per mesi ha sofferto accanto al figlio Giacomo, colpito da una grave malattia e guarito nel 2019. La showgirl ha avuto sensibilizzare sul delicato tema della lotta contro ai tumori e sul doloroso percorso di molte madri che, come lei, hanno affrontato e affrontano il suo stesso calvario: “Mi sono sentita una madre sbagliata, ma non voglio farlo più. E non fatelo neanche voi. Non abbiate paura di tornare a vivere”, è stata la commossa esortazione alla fine del suo emozionante racconto.

"Tuo figlio è un cesso, ti auguro che gli torni il cancro". Elena Santarelli nel mirino di vergognosi insulti

Il monologo di Elena Santerella a Le Iene

Così, con uno sfogo liberatorio, Elena Santarelli ha parlato del senso di colpa che si può provare per la fortuna di una guarigione e del tornare a vivere. Queste le sue parole:  

“Questa sera non vi parlo della malattia di mio figlio. Ma di come si torna a vivere. Durante e dopo la malattia. Io mi sono vergognata di farlo. Ho sentito parole che mi hanno fatto sentire sporca. Tipo:  «Ma come fai a lasciare tuo figlio solo?». Mi sono vergognata di tornare a lavorare, di uscire a cena con mio marito. Persino di andare dal parrucchiere quando ho sentito un’altra donna sussurrare: «Che ca**o ci fa qui la Santarelli? Io con un figlio malato starei a casa». E a casa ci tornavo. Mi buttavo subito sotto la doccia, per pulirmi dallo sporco che quegli sguardi mi avevano appiccicato addosso. «Fai schifo», mi dicevo, «cosa ti è venuto in mente?». Grattavo via lo smalto appena messo sulle unghie, perché mi sentivo male a essermi presa un pezzo di vita per me. Quegli sguardi, quelle parole ti dicono che c’è solo un posto dove puoi stare: al fianco di tuo figlio che si sta ancora curando. Quegli sguardi ti proibiscono di essere altro dalla malattia. C’è un’altra cosa che ti impedisce di tornare a vivere. È il senso di colpa per la fortuna che hai avuto. Perché tante amiche che ho conosciuto in ospedale, mamme come me, oggi non hanno più i loro figli. E quella fortuna sentivo di non meritarla più di loro. Così ho cercato di nascondere la mia felicità. Ma quelle mamme mi hanno detto: «Non ti devi vergognare». Ed è solo grazie a loro, Valeria, Elena e Valentina, che non mi hanno condannata ma mi son state accanto, che ho potuto tornare a vivere tutte le mie emozioni e mi finalmente sono liberata. Oggi sono grata che i miei uomini, Giacomo e Bernardo, siano con me. E sono grata di avere imparato questa lezione, una delle poche che posso insegnare alle mie amiche donne: non sentitevi sporche, non sentitevi in colpa. Mi sono sentita una madre sbagliata, ma non voglio farlo più. E non fatelo neanche voi. Non abbiate paura di tornare a vivere”.

Elena Santarelli e il marito Bernardo Corradi hanno festeggiato il piccolo Giacomo che ha sconfitto il tumore celebrale contro il quale stava lottando da lungo tempo a maggio 2019. “Ha fatto la sua ultima terapia e i vari controlli hanno dimostrato che il nostro bellissimo bambino ha vinto questa battaglia”, ha scritto la showgirl in un post su Instagram: “Oggi voglio testimoniare una storia a lieto fine per dare speranza a tante famiglie che ancora lottano o che si troveranno a lottare”.

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