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Sabato, 27 Aprile 2024
Cinema

Helmut Berger confessa: “Ho allungato il pene, funziona e non fa male"

L'attore austriaco, compagno di Luchino Visconti, si racconta in un'intervista a GQ nella quale spiega perché sia ricorso alla chirurgia estetica e come la famiglia Visconti l'abbia completamente estromesso dal testamento

"A me ha fatto bene, perché sentivo di non corrispondere alla mia faccia" ha detto Helmut Berger, il celebre attore austriaco storico compagno del regista Luchino Visconti, in riferimento all'intervento estetico che gli avrebbe tolto qualche segno del tempo e nell'intervista rilasciata a GQ, parla di sé a tutto tondo, dalle vicende burrascose con la famiglia del regista italiano ai dettagli di una vita fatta di eccessi e successi.

La scelta di sottoporsi alla chirurgia anche per modificare le parti intime è arrivata quando ha capito che quella bellezza che lo aveva sempre contraddistinto non era più, di fatto, un tratto distintivo: “L’ho fatto perché sentivo di non corrispondere alla mia faccia. Ho fatto l’intervento per allungare il pene e funziona, non è nemmeno doloroso. Prima dell’intervento vivevo in Austria. Sa, in Austria si beveva… Vabbè, prendevo eccitanti, lavoravo 16 ore al giorno, non riuscivo a dormire, serviva qualcosa che mi tirasse su. Solo che tirava su me ma non il mio c****”.

Quella di Berger è soprattutto una storia tagliata a metà, una vita che ricomincia dopo la scomparsa del compagno regista quando lui aveva poco meno di 40 anni e fu completamente estromesso, come racconta lui, dalla famiglia Visconti, a detta sua, per avidità:

"Ho vissuto a Roma, con Luchino, ma quando lui è morto sono stato derubato del suo testamento. È stata la famiglia Visconti: io sapevo che quel testamento c’era, il segretario l’ha visto e io l’ho letto. Invece è sparito. Luchino mi aveva detto che non avrei dovuto mai preoccuparmi nella mia vita, perché in questo lavoro non si sa mai quello che può succedere. Invece quei mascalzoni mi hanno derubato. Mi hanno tolto i quadri che erano nella casa di via Salaria e nella villa a Ischia… Non mi hanno restituito nemmeno le mie calze, comprate con Luchino a Milano, da Truzzi".

Da lì, sono cominciati quei problemi esistenziali che l’hanno pian piano portato anche a tentare anche il suicidio:

“Io 'ho fatto' il suicidio. Perché non sapevo che fare, dove andare, mi sentivo solo. Mi è mancata la terra sotto i piedi, non avevo più una lira… Sono dovuto tornare da mia mamma, in Austria. Nell’ambiente del cinema sono tutti falsi. Dopo la morte di Visconti tutto il mondo mi ha fatto le condoglianze tranne i grandi amici di Luchino, come Adriana Asti o Umberto Orsini. Persone che invitavo sempre a mangiare con noi e che invece mi hanno tradito. Sono venuti nella nostra villa a Ischia, hanno goduto della mia bontà, mentre alle mie spalle la Asti portava altri omosessuali (l’ultimo era un polacco) per buttare fuori me…”

Oggi le cose vanno decisamente meglio: Berger lavora come attore, è divenuto uno dei volti di Dinasty ed ha anche ottenuto ruoli da protagonista in alcuni film negli ultimi anni, ma delle sue dichiarazioni pubbliche estreme, spesso finite sui giornali, parla con la convinzione di chi non abbia motivo di pentirsi di qualcosa e alla fine, traccia una sintesi della liaison con Visconti, quando gli viene chiesto se quell’incontro non sia stato la sua fortuna come la sua sfortuna:

"No, solo fortuna. Se non ci fosse stato lui, mi avrebbe beccato Pasolini alla stazione Termini e sarei finito a Ostia o a Fregene. Avrei potuto finire addirittura con Zeffirelli… Per carità! Sono più un tipo da Elizabeth Taylor o Faye Dunaway, io".

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