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Sabato, 27 Aprile 2024
La proposta

AstraZeneca: l'ipotesi di una dose più bassa per ridurre gli effetti collaterali

Negli studi di fase 3 alcuni partecipanti al trial avevano ricevuto per errore una quantità dimezzata di farmaco. Ora il tema torna d'attualità. L'immunologo Minelli: "Oltre a generare meno eventi avversi, consentirebbe al doppio dei cittadini di essere immunizzati"

"Risulta che negli studi di fase III in alcuni soggetti sottoposti a vaccinazione con Vaxzevria (AstraZeneca), siano stati osservati effetti collaterali decisamente più lievi o del tutto assenti, dopo una accidentale somministrazione di dose più basse di vaccino. In questo senso, c’è chi ha supposto che, a fronte di dosi più basse di vaccino, si attivino risposte immunologiche più contenute e, per questo, non in grado di evocare reazioni infiammatore significative dalle quali potrebbe scaturire la produzione di anticorpi anti-Fattore Piastrinico 4, a loro volta capaci di innescare la reazione trombotica". Lo spiega l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, che propone di risolvere il problema degli eventi avversi del vaccino Vaxzevria provando a diminuire la dose somministrata. 

Nel caso di AstraZeneca qualche dato lo conosciamo già: com'è noto nel corso dei trial clinici ad un certo numero di partecipanti era stata somministrata per errore solo mezza dose di principio attivo, seguita poi dal richiamo con una dose intera. L'efficacia di questa soluzione si era rivelata addirittura superiore rispetto al dosaggio normale. In realtà era stato poi ipotizzato che la maggiore efficacia fosse dovuta al maggiore distanziamento tra le due dosi piuttosto che al dimezzamento del principio attivo. In ogni caso gli enti regolatori, Aifa compresa, hanno dato l'ok solo al dosaggio standard. Ora però l'ipotesi della mezza dose torna alla ribalta.

AstraZeneca: l'ipotesi di una dose più bassa per ridurre gli effetti collaterali

Come riporta Science, anche due scienziati tedeschi che stanno conducendo studi sulle trombosi, Andreas Greinacher e il collaboratore Rolf Marschalek, hanno avanzato un'idea simile rilevando che dai risultati della sperimentazione "le persone che avevano ricevuto una dose più bassa erano leggermente più protette, forse perché alti livelli di infiammazione possono effettivamente bloccare la formazione di anticorpi". 

Così la pensa anche Mauro Minelli. "Il basso grado di infiammazione immuno-indotta da una dose di vaccino meno aggressiva sembra aver contribuito a generare livelli di anticorpi immunizzanti un po’ più alti rispetto a quelli prodotti dopo la vaccinazione AstraZeneca a dose piena" dice l'immunologo all'AdnKronos. "Allora, se queste sono le evidenze che potrebbero essere semmai confermate da valutazioni osservazionali più allargate, perché - propone- non verificarne la fattibilità sul campo facendo di necessità virtù, visto che le attuali disponibilità di vaccini potrebbero, oltre che generare meno eventi avversi, anche consentire al doppio dei cittadini di essere immunizzati?". 

AstraZeneca, Speranza: "18 morti su 32 milioni di vaccinazioni"

Del caso AstraZeneca ieri ha parlato in aula alla Camera anche il ministro Speranza rassicurando sulla sicurezza del preparato di Oxford: "Su 32 milioni di vaccinazioni e 222 segnalazioni di eventi avversi per il vaccino di Vaxzevria ci sono stati 82 eventi avversi di cui 18 fatali: è un fenomeno molto ridotto che non va sottovalutato, mantenendo alta la vigilanza. I cambi di rotta nelle indicazioni del vaccino fanno parte di questa attenzione".

Il ministro ha poi spiegato che "la scelta che abbiamo fatto di raccomandare l'utilizzo del vaccino AstraZeneca per i cittadini tra i 60 e i 79 anni ha una duplice motivazione. La prima: le pochissime reazioni avverse sono concentrate per il 90% nei vaccinati al di sotto dei 60 anni. La seconda: sulla base dell'esperienza inglese il vaccino AstraZeneca è particolarmente indicato nelle persone che abbiano un sistema immunitario in declino".

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