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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il videomessaggio

Nordio: "Ogni suicidio in carcere è una mia sconfitta personale"

L'intervento dopo i casi delle detenute che si sono tolte la vita a Torino. Il ministro della Giustizia anticipa l'intenzione di consentire più colloqui telefonici tra i detenuti e i familiari

Consentire più colloqui telefonici tra i detenuti e i familiari. Questa l'intenzione del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Lo ha anticipato lo stesso Guardasigilli in un videomessaggio rivolto a chi lavora e a chi vive nelle carceri in occasione del Ferragosto.

"Troppo spesso - dice Nordio - il carcere viene dimenticato soprattutto in questo periodo quando le persone sono in ferie. Ho voluto fortemente farvi giungere il mio messaggio, perché all'interno delle carceri vive - e lavora - anche a Ferragosto, un pezzo della nostra Repubblica, ci sono servitori dello Stato - a cui dobbiamo essere grati - e ci sono persone private della libertà, che stanno, in quelle carceri, espiando la propria pena e riavviando quel percorso di reinserimento nella società, come vuole la Costituzione".

Parole che arrivano in un momento non facile, nelle ultime settimane ci sono stati diversi casi di suicidi tra detenuti. Come Susan John, la donna nigeriana di 43 anni, che si è lasciata morire di fame nel carcere delle Vallette a Torino "perché voleva stare col figlio". E sempre nello stesso penitenziario, a poche ore di distanza, un'altra donna, in questo caso italiana di 28 anni, è stata trovata morta in cella dopo essersi tolta la vita. "Il mio primo pensiero - dice Nordio - va alla memoria di chi ha compiuto la drammatica scelta di togliersi la vita. È una consuetudine non solo nazionale ma mondiale. È un tragedia che dobbiamo fare di tutto per ridurre se non eliminarla. Ogni suicido è una sconfitta per lo Stato, per la giustizia e mia personale".

Nordio ricorda "La circolare emanata di recente per aumentare l'aiuto psicologico ai detenuti che versano in condizione di particolare disagio" e spiega che l'iniziativa "si inserisce in una volontà più ampia di vicinanza verso i detenuti. Lo Stato deve garantire la certezza della pena ma non dobbiamo dimenticare che la pena deve avere un significato rieducativo non solo perché lo impone la Costituzione ma perché ce lo impone l'etica. Non esistono soluzioni immediate e facili, bacchette magiche. Ma stiamo lavorando con la massima priorità per ridurre i disagi. Lo facciamo assumendo nuovo personale e contiamo nei limiti del possibile di assumerne anche di più. La nostra attenzione va soprattutto agli assistenti psicologici, perché la situazione di disagio di chi si trova in carcere non necessita solo di controllo ma anche di aiuto, di
ausilio per questo recupero non solo spirituale ma anche fisico che possa un domani essere prodromico al reinserimento nella società".

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