Coronavirus, perché l'app Immuni rischia di essere inutile
Per tracciare chi ha già avuto il coronavirus in Italia si userà l'app Immuni. "Solo se utilizzata da almeno il 70% degli smartphone l'app Immuni è utile", sostiene il biologo Enrico Bucci. Ma soltanto il 66% degli italiani ha uno smartphone
L'app "Immuni" è stata scelta dal governo per cercare di tenere sotto controllo il contagio da coronavirus: non sarà obbligatoria e non ci saranno limitazioni agli spostamenti per chi non la scarica (qui la nostra scheda su cos'è e come funziona Immuni). "Occorre un rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti, il cosiddetto contact tracing, e di teleassistenza con l'utilizzo delle nuove tecnologie - ha detto ieri il premier Giuseppe Conte nella sua informativa in Senato -. L'immediatezza nell'individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un'adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare tale processo".
In sostanza, per tracciare chi ha già avuto il coronavirus si userà l'app "Immuni", di cui si è parlato molto in questi giorni. "Il tracciamento - ha spiegato Conte - è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica". Il via libera all'app Immuni potrebbe arrivare solo dopo un voto del Parlamento, come chiesto dall'opposizione. Il rischio di arrivare tardi è però concreto, come vi spiegavamo qui.
Ma l'app Immuni sarà davvero utile? "Solo se utilizzata da almeno il 70 per cento degli smartphone l'app Immuni è utile", sostiene il biologo Enrico Bucci, professore alla Temple University di Philadelphia negli Stati Uniti. E per essere davvero utile nel tracciare i contagi, aggiunge Bucci, "l'app dovrebbe essere utilizzata da ogni fascia d'età della popolazione e in ogni zona del Paese. Ma soltanto il 66 per cento degli italiani ha uno smartphone - dice in un'intervista a Repubblica - e quindi il traguardo è irraggiungibile, a meno che lo Stato non distribuisca telefonini a chi non ne possiede".
"Se un contagiato, secondo l'indice RO, infetta 2,5 persone - spiega il biologo - ma di questa popolazione solo il 50 per cento usa l'app, l'altra metà non saprà di essere stata contagiata e dunque, con il RO abbassato a 1,25 (quindi maggiore di 1), l'epidemia non è affatto sotto controllo". "Ho parlato direttamente con chi ha sviluppato Immuni per chiedere se avessero fatto questi calcoli - dice Enrico Bucci - ma mi hanno risposto di no, perché nessuno glielo aveva chiesto. Insomma - conclude -, un'app ben fatta da punto di vista tecnico e per la protezione della privacy, ma inutile se la userà una percentuale della popolazione inferiore al 70 per cento".