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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'analisi dell'Iss

Covid: la massima protezione si ottiene con l'immunità "ibrida"

Il rapporto dell'Istituto superiore di sanità: a conferire lo scudo protettivo più efficace è l'effetto combinato della vaccinazione e di un'infezione pregressa

La massima protezione contro il Covid si osserva con la cosiddetta immunità 'ibrida', cioè quella che si ottiene per l'effetto combinato della vaccinazione e di un'infezione pregressa da Sars-Cov-2. A suggerirlo è un rapporto appena pubblicato dall'Istituto superiore di sanità (Iss), in cui si calcola il rischio di infezione e di malattia severa tenendo appunto conto di fattori come le vaccinazioni e diagnosi precedenti e il tempo trascorso dall'infezione o dall'ultima dose di vaccino. Lo scudo più protettivo sia dal contagio con Sars-CoV-2 che dalla malattia Covid severa lo conferisce dunque l'aver fatto sia vaccini che infezione. Va però evidenziato che una vaccinazione effettuata di recente riduce in modo molto importanti i rischi. Ma vediamo cosa dice il rapporto nel dettaglio. 

Con vaccino e infezione pregressa il rischio di malattia grave è 80 volte inferiore

Gli esperti evidenziano che il rischio complessivo di infezione e di malattia severa è influenzato da entrambi i fattori, sia dallo stato vaccinale sia da infezioni pregresse (documentate attraverso una diagnosi). In particolare, il rischio di malattia severa è 80 volte maggiore in chi non è vaccinato e non ha avuto diagnosi rispetto a chi è vaccinato e ha una diagnosi recente. Dal report emergono vari elementi significativi: che in ogni caso, a parità di fascia di età e di pregressa infezione, la vaccinazione riduce ulteriormente il rischio di malattia Covid severa; e, ancora, che il vaccino recente riduce sistematicamente il rischio.

Nell'analisi sono stati utilizzati i dati della sorveglianza integrata Covid dell'Iss, dell'Anagrafe vaccinale e della popolazione Istat relativi a ottobre 2022, un periodo in cui era predominante la variante Omicron 5 (BA.5), dati che sono stati elaborati attraverso un modello statistico. Sulla base dei risultati, in tutte le classi d'età sopra i 12 anni, a parità di fascia anagrafica e di condizione di pregressa infezione, si osserva una riduzione del rischio di malattia Covid severa associato alla vaccinazione. Se ad esempio un over 80 ha avuto una diagnosi recente, il rischio di una nuova malattia severa è 100 su 100mila se non è vaccinato, 49 su 100mila se ha una dose da più di 6 mesi e 42 su 100mila se ha una dose da meno di 6 mesi.

Si osserva inoltre - rilevano gli autori del rapporto Iss - una perdita dell'effetto protettivo contro l'infezione da Sars-CoV-2 con il passare del tempo, sia per l'infezione pregressa sia per la vaccinazione. Si osserva anche una diminuzione dell'effetto protettivo dell'infezione pregressa e della vaccinazione contro la malattia severa, sebbene tale perdita sia meno evidente che contro l'infezione. I risultati descritti, concludono gli esperti, "confermano la validità delle più recenti indicazioni del ministero della Salute relative alla somministrazione delle dosi di richiamo". Gli aggiornamenti delle analisi riportate in questo documento saranno pubblicati nel report esteso del sistema di sorveglianza integrata Covid.

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