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Martedì, 30 Aprile 2024
La novità

Cos'è questa storia delle docce con acqua potabile obbligatorie in spiaggia

Protestano i gestori degli stabilimenti balneari: "Si rischia di mandare in tilt gli approvvigionamenti"

Nuovi oneri accendono le polemiche dei balneari in vista dell'estate. La vera novità riguarda l'obbligo, da parte dei gestori degli stabilimenti, a garantire acqua potabile ai bagnanti sia in caso di docce che di piscine. 

Lo scorso 21 marzo 2023 è infatti entrato in vigore il decreto legislativo 18/2023 che recepisce la direttiva 2020/2184/Ue sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Il testo aggiorna la disciplina sulle acque potabili, rivedendo i parametri edi rilevanza sanitaria e stabilisce i requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili. In concreto, il decreto prevede che tutte le acque destinate a entrare in contatto con l’uomo debbano essere “destinate al consumo umano”, ovvero essere potabili.

A pochi mesi dall'apertura della stagione, i gestori degli stabilimenti balneari sono quindi chiamati ad adeguarsi ai nuovi obblighi per non incorrere in sanzioni, e le proteste non mancano. 

"A rischio gli approvvigionamenti": le proteste dei balneari 

Secondo Confesercenti, l'obbligo potrebbe mandare in tilt gli stabilimenti. "La conseguenza sarebbe un uso eccessivo dell’acqua in estate, con rischi di approvvigionamento", afferma l’associazione datoriale. In Italia gli stabilimenti sono circa 7mila, molti dei quali attingono acqua dai pozzi, e non tramite l'allacciamento a reti idriche certificate.

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Carlo Ricci di Confartigianato balneari mette in luce la situazione in Toscana, dove, scrive il Messaggero, le Asl hanno cominciato a sollecitare i balneari ad adeguarsi, ma non tutti hanno provveduto. "

"Qui quasi tutti gli stabilimenti usano l’acqua dei pozzi", spiega Ricci. "Allacciarsi all’impianto idrico comporta lavori complessi e a Pasqua inizia la stagione", sottolinea. Ma le criticità non finiscono qui: sussisterebbe anche un "problema igienico-sanitario, perché nei paesi che ospitano 50-60 stabilimenti, il rischio è che, con tutta l'acqua convogliata in spiaggia, non ce ne sia abbastanza nelle cucine, per lavarsi le mani in casa". Insomma, una corsa contro il tempo che i balneari sono chiamati ad affrontare tra vari ostacoli. "L'ideale sarebbe di rimandare tutto di un anno", chiede Confartigianato. 

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