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Sabato, 27 Aprile 2024
Ci risiamo / Monza e della Brianza

La festa in oratorio per la fine del Ramadan: scoppia la polemica, di nuovo

A Renate (Monza e Brianza) è stata organizzata per il 5 aprile una serata per condividere la fine del digiuno dei fedeli musulmani. "Davvero inopportuno", secondo il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Alessandro Corbetta. La replica di Vincenzo Di Paolo, capogruppo del centrosinistra in provincia: "Una scelta bella e saggia"

Dopo le polemiche sulla chiusura della scuola di Pioltello (Milano) in occasione della festa per la fine del Ramadan, in Brianza si apre un nuovo fronte. Una serata di festa all'oratorio per la fine del Ramadan, e riscoppia la polemica. Il prossimo venerdì 5 aprile è in programma un'iniziativa promossa dall'associazione La Pace a Renate, in Brianza, che ospiterà la prima edizione del momento dell'iftar comunitario (il pasto serale consumato dai musulmani che interrompe il loro digiuno quotidiano durante il mese islamico del Ramadan). La festa comincia alle 18, quando con il calare del sole i fedeli possono interrompere il digiuno del Ramadan, come prescrive il Corano. Per l'occasione è previsto un momento conviviale. Come si legge nel modello di iscrizione, "sarà un'occasione unica per condividere gioia e gratitudine con la comunità".

"Come celebrare la Pasqua in una moschea, che senso ha?"

L'iniziativa non è passata inosservata e ha già suscitato polemiche. "Celebrare il Ramadan in oratorio? Mi sembra davvero inopportuno che un luogo simbolo di aggregazione cristiana ospiti la festa di fine Ramadan", ha dichiarato Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega nel consiglio regionale lombardo. "L'oratorio è un centro legato alla parrocchia e quindi alla chiesa cattolica. Può e deve anche essere un luogo di dialogo, ma non certo di celebrazione di riti legati ad altre religioni come il Ramadan. Sarebbe un po' come celebrare la Pasqua in una moschea, che senso ha? Ci chiediamo se il parroco di Renate abbia seriamente valutato l'opportunità, anche simbolica, di concedere l'oratorio alla comunità islamica del nostro territorio per celebrare una festa così rappresentativa dell'Islam", ha proseguito.

Il rappresentante leghista ha espresso preoccupazione per una decisione che "non è isolata", ma si inserisce in un contesto che, a suo dire, "non deve lasciare indifferenti". "Dopo la rimozione dei simboli cristiani nelle aule e la chiusura di una scuola nel Milanese, la scelta di concedere un oratorio, da secoli luogo simbolo di aggregazione cristiana, per concludere la preghiera del digiuno in tempo di Ramadan, è qualcosa che preoccupa", ha argomentato Corbetta.

Il riferimento è a quanto successo a Pioltello (Milano), dove la decisione di una scuola di chiudere per il 10 aprile - giorno di fine Ramdan - ha scatenato una polemica politica a livello nazionale. Dopo l'intervento dell'ufficio scolastico regionale e del ministro dell'istruzione, Giuseppe Valditara, la scuola ha comunque confermato la sua scelta, ricevendo la solidarietà del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"Una scelta bella e saggia"

C'è chi la pensa diversamente. Vincenzo Di Paolo, capogruppo del centrosinistra in provincia, con un post sui social critica le parole del collega del Carroccio: "Sono inopportune  le dichiarazioni del capogruppo leghista in consiglio regionale. Una polemica davvero senza senso, fuori dal mondo. Un esponente politico che pretende di insegnare a un parroco come si gestiscono gli spazi, l'opportunità di riti e celebrazioni, quale atteggiamento tenere nei confronti di esponenti di altre fedi religiose". Il capogruppo del centrosinistra in provincia sottolinea inoltre che "l'oratorio non è solo un luogo di aggregazione cristiana, ma luogo di incontro, apertura, educazione religiosa e civica. Siamo tutti figli di Abramo. Fratelli nella fede. Cristiani e musulmani. È l'insegnamento profondo della dottrina cattolica che Corbetta vorrebbe difendere e che forse non conosce".

E conclude così: "Penso che la scelta dell'oratorio di Renate di ospitare una festa per la fine del Ramadan sia una scelta bella, saggia. Che paura abbiamo ad aprirci al confronto con altre fedi o altre esperienze spirituali? Questi incontri arricchiscono. E rafforzano la convinzione del dialogo interreligioso come via principale per la pace di cui oggi c'è indispensabile bisogno. Siamo donne e uomini in ricerca della verità. Nessuno può credere di esserne detentore assoluto. Alzare muri, alimentare paure, non serve a nulla. Serve solo a chi ancora oggi porta avanti una difesa strumentale di simboli e tradizioni religiose per propaganda politica". 
 

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