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Venerdì, 26 Aprile 2024
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I gruppi porno e di revenge porn su Telegram

Numeri tristemente in crescita per la pornografia non consensuale, come denuncia un rapporto dell’osservatorio dell’associazione PermessoNegato

Nessuno può dirsi immune. La diffusione non consensuale di immagini private a sfondo sessuale, per vendetta o meno, non fa sconti e ha effetti quasi sempre devastanti sulle vite dei soggetti coinvolti: può colpire chiunque, personalità pubbliche o privati, rappresentanti delle istituzioni o semplici cittadini, adolescenti e adulti. La pornografia non consensuale (PNC), veicolata tramite in particolare su Telegram, è un fenomeno tristemente in crescita, come denuncia l’ultimo rapporto di PermessoNegato, un’associazione no-profit creata un anno fa che si occupa di fornire supporto tecnologico e feedback legale alle vittime di PNC, violenza online e attacchi d’odio. 

La pornografia non consensuale è un fenomeno molto più ampio del “semplice” revenge porn. A video e foto registrati consensualmente o meno nel corso di un rapporto o atto sessuale e che avrebbero dovuto rimanere privati, si affiancano immagini rubate da telecamere nascoste o altri dispositivi elettronici nell’ambito di effrazioni digitali spesso appositamente consegnate, fino a quelle riprese nel corso di una violenza sessuale. 

Gruppi e video porno su Telegram e altre piattaforme

L’osservatorio permanente di PermessoNegato ha rivelato nel mese di novembre 89 gruppi/canali attivi nella condivisione di pornografia non consensuale destinati a un pubblico italiano. Un giro da oltre 6 milioni di account, con il gruppo più numeroso che arriva ad annoverare quasi un milione di utenti unici (997.236). A febbraio di quest’anno i gruppi/canali dediti alla condivisione in Italia di materiale di pornografia non consensuale erano “appena” 17, con poco più di un milione di utenti non univoci. Soltanto tre mesi dopo, a maggio, quei numeri erano addirittura raddoppiati: arrivano a 29 gruppi/canali e 2.223.336 utenti non univoci. 

Questi canali il più delle volte incoraggiano i propri utenti a caricare materiali intimi dei proprio partner (attuali o ex), in una sorta di “gara”, per condividerli, scambiare o addirittura richiedere una “valutazione”. Materiali che spesso vengono esplicitamente collegati alle vittime, con nome, cognome e link ai profili social e altre modalità di contatto. 

Pedopornografia e "fatti di cronaca"

Una spirale di violenza che stritola le proprie vittime, che si ritrovano al centro di questo orrore, con conseguenze che non incidono solo sul piano psicologico e reputazione, ma anche su quello lavorativo, come ormai sempre più spesso raccontano le cronache

Uno studio dell’anno scorso dell’American Psicological Association stima che le persone vittime di pornografia non consensuale siano circa il 10% della popolazione, con un’incidente maggiore sui minori. Nei gruppi e forum rilevati da PermessoNegato non sono rare le richieste esplicite di pornografie minorile. Oltre a un crescente uso del sexting, il rapporto sottolinea anche come sempre più i ragazzi ricevano richieste di contenuti pedopornografici attraverso i vari servizi di messaggistica, anche dietro la promessa di un compenso. E non sono pochi i casi in cui minori si sono ritrovati a inviare foto e video dopo essere stati magari blanditi, costretti o perché vittime di forti pressioni in tal senso. 

Nella maggior parte dei gruppi analizzati dall’osservatorio di PermessoNegato gli utenti arrivano a fare richieste decisamente particolareggiate per materiale pornografico minorile, contenuti che talvolta vengono anche veicolati direttamente nel canale/gruppo: utenti che chiedono e scambiano esplicitamente “video di bambine” e immagini di “bambine stuprate”. 

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Quando poi si verificano fatti di cronaca legati al revenge porn o alla diffusione di immagini intime, le richieste per quel tipo di convenuti aumenta no in maniera vertiginosa e i gruppi vedono poi salire il numero di accessi e sottoscrizioni, grazie anche al fatto che in diverse occasioni sono stati gli stessi media a condividere i nomi di questi canali e le piattaforme sulle quali sono ospitati, “aiutando - ai limiti del favoreggiamento - gli utenti male intenzionati”, sottolinea PermessoNegato.

Il rapporto segnala inoltre la sempre più diffusa richiesta di materiale “pirata” di ragazze che utilizzano sistemi come OnlyFans. Si tratta di una piattaforma che consente agli utenti di caricare foto e video che poi i follower potranno vederli pagando un abbonamento, creata per permettere ad artisti di pubblicare i propri lavori personali ma che viene usata anche per vendere contenuti sessualmente espliciti. Quei contenti vengono utilizzati come merce di scambio tra gli utenti dei gruppi rilevati dal rapporto. 

La risposta alle segnalazioni

In tutto questo Telegram che fa? Nel rapporto questa e altre piattaforme vengono esplicitamente definite “refrattarie” alle segnalazioni di privati e associazioni, oltre che “compiacenti e sorde anche nel caso di pedopornografia, come le numerose segnalazioni anche di questa associazione - andate deserte - hanno dimostrato senza alcuna possibilità di dubbio”. Altre invece si sono mostrate particolarmente attive e sollecite, come ad esempio Facebook, Google e Microsoft, “con un tempo di risposta tra le 24 e le 72 ore, spesso inferiore alle 24 ore”. Più difficile la situazione per quanto riguarda Twitter e molti siti pornografici online. 

Da poco più di un anno l’Italia si è dotata di una legislazione specifica, introducendo il reato di revenge porn all’interno del ddl cosiddetto “Codice Rosso”, che prevede la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro per la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. 

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