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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso / Ungheria

Ilaria Salis in catene a Budapest, il padre: "L'ambasciata sapeva". Tajani: "Orbán non c'entra"

L'insegnante di Monza è accusata di aver aggredito due estremisti di destra ed è stata costretta ad affrontare la prima udienza "al guinzaglio". Il ministro Lollobrigida:" Non ho visto le immagini", il titolare della Farnesina: "L'Ungheria è uno Stato sovrano". I genitori vedono l'ambasciatore

Incatenata mani e piedi. Così Ilaria Salis, l'insegnante 39enne di Monza detenuta da quasi un anno a Budapest con l'accusa di avere aggredito due estremisti di destra, è stata costretta ad affrontare tre ore e mezza di udienza. L'immagine di lei "al guinzaglio" è diventata un caso politico. I familiari attaccano l'ambasciata italiana.

Secondo il padre i diplomatici sapevano delle catene. Solo oggi c'è stato l'incontro con l'ambasciatore. Contro l'Esecutivo italiano piovono le accuse dell'opposizione per la linea ritenuta "morbida". La premier Meloni tace, il ministro Lollobrigida dice di non avere visto le immagini di Ilaria Salis in catene e le precisazioni sono lasciate al ministro degli Esteri, Tajani che "scagiona" l'alleato Orban.

Perché Ilaria Salis è in carcere in Ungheria

Salis è costretta alla "detenzione preventiva" in un carcere di massima sicurezza dall'11 febbraio 2023. Secondo le autorità locali avrebbe aggredito alcuni neonazisti. Le autorità ungheresi sostengono che Ilaria Salis faccia parta di un gruppo organizzato e che avrebbe pianificato le aggressioni. La 39enne s è dichiarata "non colpevole" e l'udienza è stata aggiornata al 24 maggio. Scelta diversa per un altro coimputato tedesco, che si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 3 anni di reclusione. 

Ilaria Salis in tribunale incatenata mani e piedi

Nel corso della prima udienza di ieri, 29 gennaio, Ilaria Salis è stata condotta in aula con mani e piedi ammanettati, tenuta in catene da due agenti di scorta di un corpo speciale con tuta mimetica e giubbotto antiproiettile.  

Come prima reazione, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l'ambasciatore di Ungheria a Roma chiedendo al governo ungherese "di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti,  previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio". 

Sul caso è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio: "È una fotografia molto dura. Abbiamo incontrato il padre, naturalmente la magistratura ungherese è sovrana. Ci si può attivare, cosi come ci stiamo attivando, attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta".

Il padre di Ilaria Salis: "L'ambasciata sapeva delle catene. Mia figlia torturata per farla confessare"

Il padre di Ilaria Salis, Roberto, ha duramente accusato la diplomazia italiana. "Credo - ha detto intervistato da Agorà su Raitre - che l'ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice. Noi fino al 12 ottobre, quando mia figlia ha scritto una lettera, non avevamo evidenza del trattamento che stava subendo nostra figlia. Gli unici che lo sapevano e non hanno detto nulla sono le persone dell'Ambasciata italiana in Ungheria". 

Solo oggi, dopo le forti polemiche, c'è stato l'incontro tra la famiglia Salis e l'ambasciatore. Poi la famiglia (domani 31 gennaio, ndr) andrà in carcere per vedere Ilaria.

"Se tutto quello che ha passato non ha portato a nessuna confessione è lecito pensare che Ilaria non abbia nulla da confessare". Così ha aggiunto Roberto Salis, il padre dell'insegnante in carcere da 11 mesi a Budapest, al podcast 'Metropolis' di Repubblica. Salis si trova ora in Ungheria dove oggi ha incontrato l'ambasciatore e dove domani, ha spiegato, vedrà Ilaria.
Salis ha parlato delle "torture" che la trentanovenne ha subito, lasciata in carcere ad esempio senza assorbenti con le mestruazioni e ha spiegato che è stata tenuta giorni senza vedere il legale, "le hanno detto che la portavano dall'avvocato e si è trovata con dei poliziotti che hanno cercato di interrogarla in inglese per cercare di farla confessare. Ma lei ha tenuto duro". E se non ha confessato "dopo tutto quello che ha passato è lecito pensare che non c'è nulla da confessare".

Tajani: "Orban non c'entra"

Sulla vicenda di Ilaria Salis le opposizioni bersagliano il governo e chiedono un'informativa alla Camera. "È urgente che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni venga in Aula e ci spieghi come intenda muoversi con il presidente Orban. Dobbiamo sapere se l'Ungheria è ancora un Paese aderente all'Ue o meno. In ogni caso il governo italiano deve fare tutto il possibile per garantire i diritti di una nostra concittadina, oggi palesemente violati", dicono i presidenti dei gruppi di Italia Viva al Senato e alla Camera, Enrico Borghi e Davide Faraone. 

"La vicenda di Ilaria Salis - scrive su Facebook il deputato del Pd Andrea Orlando - dimostra più di milioni di parole che cosa è un regime illiberale. La premier sino qui ha dimostrato subalternità e timidezza. Una cittadina italiana è sottoposta a un trattamento disumano e degradante e totalmente sproporzionato rispetto ai fatti contestati. Il governo agisca per la sua liberazione".

La premier per adesso tace. Parlano però i suoi ministri. Il titolare dell'Agricoltura ed esponente di Fdi, Francesco Lollobrigida, ai cronisti che gli chiedono un commento sulle immagini di Ilaria Salis in catene dice secco: "Non le ho viste, vado a vederle. Non commento cose che non ho visto...".

È Tajani, al termine del Consiglio dei ministri, a non sottrarsi alle domande e fare il punto. "Se ho parlato con Meloni (del caso di Ilaria Salis, ndr) visto il rapporto che c'è con Orban? Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orban non c'entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente", puntualizza Tajani. "Il problema - spiega il titolare della Farnesina - è vedere se sono state rispettate le regole prima o dopo, non è che noi possiamo intervenire, l'Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste" sulle modalità di trattamento dei detenuti. "Io ho chiesto - ha aggiunto - che il governo vigili sul rispetto dei diritti degli imputati in base alle normative comunitarie. Noi possiamo chiedere e fare pressione solo su questo, ma non è che possiamo fare pressioni sul magistrato. Non si tratta di fare pressioni politiche, noi abbiamo fatto tutti i passi necessari con le autorità competenti per intervenire affinché venga rispettato il diritto dell'imputato. Non si può intervenire in un processo. Ma questa è una regola che vale come se fosse in Francia, in Germania".

Per quanto riguarda gli arresti domiciliari (in Ungheria le sono stati negati, ndr), Tajani spiega che: "Devono essere chiesti dall'avvocato in Ungheria, il trattato prevede che si possa chiedere di avere gli arresti domiciliari in Italia soltanto se ci sono gli arresti domiciliari là. Se il detenuto è in carcere non c'è la possibilità né di farla tradurre in carcere in Italia né degli arresti domiciliari, l'estradizione non è prevista perché non è che" Salis "ha commesso un reato in Italia ed è stata arrestata in Ungheria: il reato ipotetico è stato commesso in Ungheria, quindi deve essere processata in Ungheria".  

"Sul carcere accuse infondate. Non è hotel, ma i diritti sono rispettati"

Dal carcere di Budapest intanto arriva una secca smentita circa le presunte carenze igieniche del penitenziario. "Le affermazioni secondo cui l'antifascista italiana detenuta a Budapest sia tenuta in una prigione piena di topi, cimici e guardie brutali, non sono vere, pertanto l'organizzazione penitenziaria le respinge categoricamente. Riteniamo triste e immorale che alcuni media riportino il 'getto di fango' di un ex detenuto senza consultare la controparte, trattandolo quasi come un dato di fatto", si legge in una nota del Servizio penitenziario ungherese.

Nel testo diramato si ribadisce il rispetto dei protocolli locali che "regolano le condizioni di detenzione con norme rigorose, che vengono regolarmente controllate dalla Procura, in quanto organo di controllo della legalità, nonchè dal Commissario per i diritti fondamentali. Una prigione è una prigione perché non fornisce i servizi di un albergo a più stelle. Negli istituti forniamo ai detenuti tre pasti al giorno, la qualità del cibo non è certo vicina allo standard di un ristorante stellato Michelin, ma soddisfa i requisiti di una dieta sana. Negli istituti vengono effettuati continui controlli igienici e i detenuti ricevono un'adeguata assistenza sanitaria.
La presenza dei ratti è una bugia, i penitenziari rispettano elevati standard igienici". E ancora, in un altro passo si precisa che: "Al momento dell'ammissione forniamo ai cittadini stranieri il regolamento interno scritto nella lingua che parlano, in modo che possano familiarizzare con il regolamento dell'istituto il prima possibile e nel modo più accurato possibile, tuttavia non è previsto che i nostri colleghi comunichino in ogni lingua parlata oggi. Il personale comunica con i detenuti di nazionalità straniera in inglese e tedesco riguardo alla vita quotidiana, tuttavia per le questioni ufficiali utilizziamo sempre un interprete nella lingua madre del detenuto. Le accuse infondate danneggiano gravemente la buona reputazione dell'istituto penitenziario e dei suoi dipendenti, alla quale abbiamo diritto".

Per Ilaria Salis la speranza è l'Ue

Un possibile spiraglio viene dall'Ue: il commissario alla Giustizia Didier Reynders ha fatto sapere che "la Commissione è sempre disponibile ad aiutare nel quadro di questi contatti bilaterali che sono stati presi dall'Italia con l'Ungheria".

Secondo il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, "riguardo alla vicenda di Ilaria Salis potrebbe essere applicata una norma, la decisione quadro del 2009 del Consiglio europeo sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle 'misure alternative alla detenzione cautelare', che in questi casi prevede per il detenuto una serie di misure alternative, come i domiciliari. Essa potrebbe non necessariamente essere applicabile solo a condanna definitiva, ma anche prima. È sicuramente un discorso controverso, perché una recente sentenza della Cassazione ha sottolineato che - nell'ambito applicativo - il relativo decreto legislativo del 2016 si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive. È quindi importante che le autorità italiane esplorino tutte le possibilità derivanti dalla Decisione quadro del 2009".
 

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