rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
La storia / Napoli

La pericolosa infiammazione post covid in una bambina di 5 anni salvata dai medici

Asintomatica, si era negativizzata dopo pochissimo tempo, ma dopo tre settimane è stata aggredita da una sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C) correlata al coronavirus

Prima il coronavirus, poi un'infiammazione. Le condizioni di salute di una bambina di 5 anni hanno seriamente preoccupato il personale medico che è però riuscito a salvarle la vita grazie a cure sperimentali. A raccontare l'accaduto è Vincenzo Tipo, direttore dell’Unità operativa di pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli. "Buon 2021 !!! Oggi vi racconto una storia a lieto fine... una storia consumatasi tra le mura del mio ospedale... è la storia di Luisa (nome di fantasia) una bellissima bambina di 5 anni che 5-6 settimane fa ha incontrato il Covid... insieme alla sua famiglia, ma è stata assolutamente asintomatica e si è negativizzata in breve tempo. Torna a giocare... è felice ... quando, dopo circa 3 settimane, compare febbre altissima, dolori muscolari, cefalea, congiuntivite e un violento dolore addominale. Viene portata di corsa in un ospedale della sua area di residenza.... diagnosi peritonite.... subito in sala operatoria.... qui un medico illuminato decide di non operare e di trasferirla al Santobono... non è convinto... qualcosa non gli quadra".

La pericolosa infiammazione post covid in una bambina di 5 anni salvata a Napoli

Il medico continua: "Accogliamo la bimba... sta maluccio... esami, radiografie , ecografie, visite specialistiche .... non abbiamo dubbi: MIS-C ( sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid). Iniziamo le terapie convenzionali... niente... la bimba peggiora.....aumentiamo i dosaggi... modifichiamo le terapie ed associamo più farmaci.... non risponde... il cuore inizia a dare segni di sofferenza... siamo a un passo dalla rianimazione. Ci presentiamo dalla madre, senza il coraggio di guardarla negli occhi, con un foglio in mano.....il consenso ad una terapia cosiddetta “off label”. La madre chiede... è preoccupata ma firma... è disperata... percepisce l’ansia nei nostri gesti. In breve tempo il farmaco è in reparto... lo iniettiamo.... è sera... torniamo a casa.... i cellulari accesi... messaggi scambiati di continuo. Al mattino seguente siamo tutti lì.... la collega del turno di notte ci accoglie con un sorriso: è sfebbrataaaaa !!! Inizia una lenta, lentissima ripresa.... riprende a mangiare... ad interagire.... vuole disegnare. Passano i giorni ed i miglioramenti sono importanti... fino ad arrivare al momento del rientro a casa!! È felice, sorride... vuole uscire ad abbracciare il padre. Restiamo un minuto con la mamma per salutarci... ci consegna i disegni della bimba: un foglio tutto nero... rappresenta lo stato d’animo dei primi giorni... poi un disegno in cui ritrae medici e infermiere... poi disegna l’arcobaleno.... inizia a sentirsi meglio .... ed infine il ritorno alla normalità, disegna lei stessa che gioca. Sfogliamo i disegni e gli occhi diventano lucidi e gonfi... troviamo una scusa per fare altro con la speranza di fermare la lacrima. La porta del reparto si chiude Luisa e la madre entrano in macchina ... un ultimo saluto.... poi riprende la normale attività.... il tempo di mettere a posto i documenti e chiama il 118.... si è alzato in volo un elicottero da un’altra regione... ci stanno portando Francesco, 12 anni, febbre alta... troponina alle stelle, dolori addominali violenti, già positivo sl Covid, ... sta male....un’altra MIS-C... affiliamo le armi. Dal PS ci sta salendo Tonia, 4 anni, stessa storia ..... Questo maledetto virus è subdolo e può far male... molto male...ad adulti e bambini... senza guardare in faccia a nessuno!! Unica arma per fermarlo è il vaccino. Io mi vaccinerò... per me stesso... per la mia famiglia.... per le persone a cui voglio bene.... ma anche per Luisa, Francesco e Tonia...i bambini non dovrebbero mai conoscere “il nero” .......hanno diritto a vivere una vita a colori !!!! PS: consentitemi di ringraziare tutti i miei colleghi, il personale infermieristico e gli oss che da mesi mi affiancano in questa esperienza indescrivibile. Professionisti di livello altissimo a cui si devono questo e tutti gli altri successi di tutti i giorni!".

La sindrome infiammatoria multisistemica causata dal covid che colpisce i bambini

In un primo momento confusa con la malattia di Kawasaki, la sindrome infiammatoria multisistemica causata dal SARS-CoV-2 che colpisce i bambini è denominata MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). I ricercatori del Bambino Gesù sono recentemente riusciti a identificarne il profilo immunologico e a riconoscerne il funzionamento. La ricerca dell’ospedale pediatrico della Santa Sede, realizzata in collaborazione con il Karolinska Institutet di Stoccolma, apre la strada a test specifici per la diagnosi precoce e a trattamenti mirati. I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista scientifica Cell.

Che cos'è la MIS-C

All’inizio della pandemia da SARS-CoV-2, i bambini sembravano essere quasi immuni dalle conseguenze del nuovo coronavirus. Andando avanti è diventato però evidente come anche loro, seppur in modo meno grave, potessero ammalarsi di Covid-19. In alcuni casi, purtroppo, i bambini possono persino sviluppare una nuova e grave forma di infiammazione sistemica, la MIS-C. I piccoli pazienti che ne sono affetti manifestano vasculite (infiammazione dei vasi sanguigni), problemi cardiaci, intestinali e un aumento sistemico dello stato infiammatorio. Si tratta di sintomi in parte in comune con un’altra vasculite - la malattia di Kawasaki - che avevano fatto pensare in un primo momento a un nesso di causalità proprio tra la Kawasaki e l’infezione da SARS-CoV-2. Lo studio “Cactus - Immunological studies in children affected by COVID and acute diseases” è stato messo a punto da medici e ricercatori del Bambino Gesù nel corso dell’emergenza sanitaria per cercare di capire la malattia da SARS-CoV-2 nel bambino. Alla ricerca hanno collaborato il Centro Covid di Palidoro, il gruppo di Pediatria generale, che negli ultimi anni si è dedicato allo studio della malattia di Kawasaki, e quello di Immunologia clinica e Vaccinologia del dipartimento pediatrico universitario ospedaliero.

Sono stati coinvolti 101 bambini, di cui 13 con coronavirus colpiti dalla MIS-C, 41 con coronavirus, 28 con patologia di Kawasaki insorta in epoca pre Covid-19 e 19 sani. In entrambe le patologie, Kawasaki e MIS-C, è stata rilevata un’alterazione dei livelli delle citochine (mediatori dell’infiammazione) coinvolte nella risposta immunitaria, ma con delle differenze: ad esempio l’interleuchina 17a (IL-17a) è risultata particolarmente aumentata nei bambini con malattia di Kawasaki, ma non in quelli con coronavirus e MIS-C. Rispetto ai bambini con Kawasaki, nei pazienti affetti da Covid-19 che sviluppano MIS-C è stata individuata un’elevata presenza di auto-anticorpi, cioè di anticorpi diretti contro particolari porzioni di tessuto cardiaco o sostanze propri dell'organismo stesso, che agiscono contro due specifiche proteine (endoglina e RPBJ). Questi auto-anticorpi possono determinare il danno vascolare e cardiaco tipico della MIS-C.

Sono emerse differenze sostanziali tra le due patologie anche dal punto di vista cellulare. I bambini affetti da Covid-19, infatti, presentano un particolare tipo di linfociti T (sottotipo di globuli bianchi deputati alla difesa dell’organismo) con funzione immunitaria alterata rispetto ai bambini con malattia di Kawasaki. Questa alterazione è alla base dell’infiammazione e della produzione di autoanticorpi contro il cuore. I differenti indicatori individuati tra le due patologie hanno permesso di chiarire i meccanismi immunologici responsabili del loro sviluppo e consentiranno in un futuro prossimo di mettere a punto specifici test di laboratorio per arrivare a una diagnosi certa e precoce. Monitorare i linfociti T e lo spettro degli anticorpi nei bambini affetti da Covid-19 permetterà di diagnosticare precocemente quei pazienti che sono a rischio di sviluppare una forma di MIS-C.

“Questi risultati rappresentano un'importante scoperta anche per scegliere in maniera più accurata e basata su evidenze scientifiche i protocolli per la cura dell’infiammazione sistemica correlata all'infezione da SARS-CoV2 e malattia di Kawasaki”, spiega il dottor Paolo Palma, responsabile di Immunologia clinica e vaccinologia del Bambino Gesù e dello studio. Dai risultati della ricerca emerge l’indicazione di trattare i bambini con MIS-C in una fase precoce con immunoglobuline ad alte dosi per limitare l’effetto degli autoanticorpi, con anakinra (un principio attivo immunosoppressivo che blocca i recettori dell’interleuchina-1) e con cortisone per bloccare l’infiammazione secondaria a danno dei vasi. Al contrario, nei pazienti pediatrici viene sconsigliato l’utilizzo di tocilzumab (anti-IL6) e di farmaci bloccanti TNF-a. Per i pazienti con Kawasaki, i dati suggeriscono per la prima volta la potenziale efficacia di un farmaco che blocca l’IL-17 (secukinumab) per controllare l’infiammazione alla base di questa malattia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La pericolosa infiammazione post covid in una bambina di 5 anni salvata dai medici

Today è in caricamento