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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Il negazionista ricoverato per Covid: "Pensavo che i medici fossero attori, ora sono attaccato all'ossigeno"

Parla un 54enne di Fano: "Rifiutavo l'idea che la pandemia fosse così grave, solo in ospedale ho capito che ero cieco"

"Sono attaccato all’ossigeno ma respiro ancora male. La polmonite c’è. Volevo anche dire che sul Covid-19 non avevo capito niente o non volevo capire niente. Rifiutavo inconsciamente l’idea che la pandemia fosse grave, minimizzavo culturalmente l’ emergenza sanitaria. Appena arrivato in ospedale, prima ancora di andare in camera, ho visto passare davanti a me 7 codici rossi per covid, cioè sette persone gravissime che avevano la precedenza. Lì, in quel momento, mi sono detto che ero stato fuori dal mondo, cieco di fronte alla realtà”. Daniele Egidi, 54enne di Fano, è un ex negazionista del coronavirus. Fino a non molto tempo fa era convinto che la pandemia fosse una messa in scena. E che quella malattia che sta devastando il nostro sistema sanitario non fosse altro che una banale influenza curabile a casa. Come tanti negazionisti aveva la certezza incrollabile che le immagini della corsie ospedaliere fossero "retorica del potere" e niente più.

Il negazionista ricoverato per Covid: "Ho visto che non c'è nulla di inventato"

Tutto questo prima di essere contagiato da Sars-Cov-2. Dopo sette giorni di febbre tra 37 e 38 gradi, la saturazione è scesa ed è stato necessario il ricovero in ospedale a Pesaro. La diagnosi: polmonite bilaterale.

"Forse è anche brutto dirlo e nemmeno giusto ma per rendersi conto davvero su ciò che stiamo vivendo, bisogna passarci" racconta il 54enne al 'Resto del Carlino'. "Ho visto che non c’era nulla di inventato in quelle immagini televisive degli ospedali stracolmi, delle terapie intensive al collasso, degli ospedali da campo, della gente che muore. Sto cercando di capire perché rifiutavo di accettare l’allarme per il Covid-19". Anche uno come lui, un tecnico informatico descritto dal 'Resto del Carlino' come una persona "colta" e "mite", si era lasciato irretire dalla retorica negazionista sul virus. Un caso emblematico.  

"Forse non condividevo la gestione dell’emergenza - dice il 54enne, sposato e padre di una bambino -, pensando che ci fosse un altro modo, e questo mi portava a non dare reale importanza alla pandemia. E poi sminuivo il lavoro sanitario, quei medici e infermieri che come palombari curavano i malati. Li credevo più o meno attori magari inconsapevoli di una generale messinscena. Invece è tutto vero". 

"Non mettevo la mascherina fuori dal lavoro, pensavo fosse inutile"

Egidi l’ha dovuto imparare a sue spese. Ora sta un po’ meglio, ma fa ancora fatica a respirare. A prendersi cura di lui ci sono quegli operatori sanitari che lui riteneva fossero parte della messa in scena. E invece… "Vederli impegnati allo spasimo per noi, a loro rischio, visto che anche oggi 4 infermieri sono risultati positivi, è una sensazione straordinaria. Mi si è spalancato un mondo che nemmeno immaginavo, qui tutto segue una logica e un suo percorso. Se posso dare un giudizio a quello che sto vivendo qui dentro, dico non sempre va messo in discussione quello che ci capita, bisogna fidarci e affidarsi agli altri. Io non mettevo la mascherina fuori dal lavoro, la ritenevo inutile, una recita anche se non avevo comportamenti contrari alla legge".

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