La raccolta differenziata in Italia arranca: i comuni che fanno peggio
Mezzo paese differenzia la spazzatura decisamente meno rispetto al resto e ancora non si è arrivati agli obiettivi che si sarebbero dovuti raggiungere dieci anni fa. Dove si fa meglio la differenziata e le città in cui si fa peggio, in ordine
L’Italia è ancora in ritardo sulla raccolta differenziata. Negli ultimi anni i dati italiani sono migliorati e si sono avvicinati agli obiettivi fissati dalle leggi nazionali ed europee, ma l’ultimo report dell’Istat ha sottolineato un rallentamento di questi progressi. Anche se le circostanze legate alla pandemia hanno diminuito la quantità di rifiuti prodotti, gli italiani hanno differenziato meno rispetto agli anni passati. In generale, l’Italia avrebbe dovuto raggiungere nel 2012 l’obiettivo del 65 percento di raccolta differenziata, ma il dato varia molto sul territorio nazionale: anche sulla spazzatura il nostro paese si spacca in tre, con gli estremi, Nord e Sud, parecchio lontani tra loro.
- A che punto è la raccolta differenziata in Italia
- Un'Italia, tante spazzature
- I comuni che fanno peggio
- Cosa gettiamo nella spazzatura
- Un dato positivo
A che punto è la raccolta differenziata in Italia
Il report dell’Istat sui dati della raccolta differenziata in Italia si riferisce al 2020, anno dei lockdown causati dalla pandemia. Anche se nel 2020, da un lato, la produzione di rifiuti è diminuita, dall’altro c’è stato un rallentamento dei progressi ottenuti nella raccolta differenziata che, in tutta Italia, si attesta al 63 percento. C’è stata una crescita di 1,8 punti percentuali rispetto all 2019, che però è stata inferiore rispetto alla media annua del triennio precedente di 2,9 punti percentuali.
L’Unione Europea con la direttiva sull’economia circolare e alcune leggi nazionali avevano fissato il raggiungimento entro il 2012 dell’obiettivo del 65 percento dei rifiuti da differenziare su tutto il territorio nazionale, ma molti comuni sono ancora lontani dal farlo. Sono i capoluoghi di provincia a soffrire di più: nel 2020 la quota di raccolta differenziata nei comuni capoluogo raggiunge il 52,5 percento (+0,8 punti percentuali sul 2019), e anche in questo caso l’incremento è nettamente inferiore rispetto a quello medio annuo del triennio precedente (+2,5 punti percentuali).
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Un’Italia, tante spazzature
Anche sulla spazzatura l’Italia va a diverse velocità, da Nord a Sud, con le quote di rifiuti differenziati che variano a seconda della parte di territorio presa in esame. Si va dal 70,8 percento del Nord al 59 percento del Centro e al 53,5 del Sud.
Riguardo i capoluoghi, la quota di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti arriva al 67,7 percento nel Nord-est, a cui seguono Nord-ovest (59 percento), Centro (50,3 percento), Sud (43 percento) e Isole (32 percento%). La forbice tra i due estremi è molto ampia: i capoluoghi delle Isole differenziano meno della metà di quelli dell Nord-Ovest. Ne consegue che la popolazione residente nei capoluoghi che ha raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata è pari al 27,7 percento, un quarto del totale.
I comuni che fanno peggio
Nel 2020, 56 capoluoghi hanno superato l’obiettivo del 65 percento, contro i 51 del 2019 e i 17 del 2015: i migliori sono Treviso, Ferrara e Pordenone che superano l’87 percento dei rifiuti differenziati. In 37 capoluoghi si registra invece una quota di raccolta differenziata inferiore rispetto all’anno precedente, con la diminuzione più consistente rilevata a Catania (-4,9 punti percentuali). In sei capoluoghi si registra, al contrario, un incremento di oltre 10 punti percentuali, come Siracusa (+20,4) tra i capoluoghi di provincia, e Messina (+10,4) tra quelli metropolitani.
Nel 2020 solo due città metropolitane hanno superato l'obiettivo del 65 percento di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti
Nel 2020 sono state evidenti le difficoltà delle città metropolitane, anno in cui hanno raggiunto il 43,4 percento di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, registrando un decremento di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Ben 8 dei 14 capoluoghi metropolitani hanno realizzato, nel 2020, quote inferiori di raccolta differenziata rispetto all’anno precedente: Catania (-4,9 punti percentuali), Reggio di Calabria (-3,2), Palermo (-2,9), Napoli (-1,8), Bari (-1,6), Roma (-1,5), Firenze (-0,5) e Genova (-0,1).
In più, solo Cagliari e Venezia hanno raggiunto l’obiettivo del 65 percento, incrementando le proprie quote di raccolta differenziata, rispettivamente di 6,4 e 4,3 punti percentuali sull’anno precedente. Milano è al 62,7 percento, mentre Roma è al 43,7 percento.
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Cosa gettiamo nella spazzatura
Dopo aver badato alla quantità della raccolta differenziata nelle varie zone d'Italia, cosa gettiamo nel bidone dell'immondizia? La frazione organica rappresenta la quota prevalente dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, pari al 34,5 percento. Seguono la carta (24,9% della raccolta differenziata) e il vetro (12,5%). Nei capoluoghi di città metropolitana, invece, la carta occupa il primo posto tra i materiali raccolti (29,9%), seguita dalla frazione organica (28,8%) e dal vetro (14,3%).
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Un dato positivo
Nel 2020, in tutta Italia sono state prodotte 28,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, il 3,6 percento in meno rispetto al 2019 (da 502,7 a 487 kg per abitante). I rifiuti urbani prodotti nei comuni capoluogo ammontano a 9,9 milioni di tonnellate (-7,2 percento rispetto all’anno precedente), pari a 520 kg per abitante.
La diminuzione dei rifiuti urbani ha interessato tutte le ripartizioni geografiche, con il calo più consistente nel Centro (-8,4 percento) e il più contenuto al Sud (-4,6 percento). Il calo della produzione dei rifiuti urbani è più marcato nei capoluoghi di città metropolitana (-9,2 percento), in particolare a Reggio di Calabria (-23,2 percento), Venezia (-15,7 percento), Milano (-14 percento) e Firenze (-12,3 percento).