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Venerdì, 26 Aprile 2024
"La pandemia è finita"

Smart working addio: resterà per pochi lavoratori

Il governo sembra intenzionato a prorogare la misura solo per i fragili, escludendo dunque i genitori di figli under 14

Dal 1° luglio lo smart working non sarà più un diritto per i lavoratori con figli con meno di 14 anni. La misura resterà in vigore solo per i così detti "fragili", ovvero coloro che soffrono di gravi patologie. Non c'è ancora l'ufficialità, ma l'intenzione del governo è stata ormai esplicitata. Oggi possono beneficiare del lavoro da remoto sia i lavoratori fragili, nel pubblico e nel privato, sia i dipendenti del privato (esclusi dunque gli statali) che hanno figli piccoli, nello specifico di età inferiore ai 14 anni, a patto che l'altro genitore non sia beneficiario di strumenti di sostegno al reddito e che non ci sia un genitore non lavoratore.

Il doppio binario pubblico-privato ora è destinato a saltare. Ad anticiparlo è stato il ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, intervistato dal Messaggero. "Non siamo più in pandemia, per cui non credo ci sia più l'urgenza di intervenire" con lo smart working "sui genitori con figli under 14" ha detto Zangrillo, auspicando tuttavia che "continui a esserci la giusta attenzione nei confronti dei fragili". Certo manca l'ufficialità, ma la strada appare segnata. Sembra dunque destinato a essere bocciato l'emendamento al decreto Lavoro presentato da un gruppo di parlamentari dell'opposizione che chiedevano di prorogare e potenziare il diritto al lavoro da remoto almeno fino alla fine di dicembre. 

"Tutelare i fragili non deve essere una battaglia politica ma di civiltà" ha fatto sapere su Facebook il senatore M5s Orfeo Mazzella, tra i firmatari della proposta. Oltre alla proroga dell'attuale regime di smart working, l'emendamento prevede che se il lavoratore esercita una mansione che non può essere svolta da remoto, "debba essere adibito ad altre mansioni che gli consentano di lavorare senza andare in fabbrica o in ufficio" ha detto ancora il senatore. Difficilmente però la proposta potrà passare. 

Secondo l'osservatorio smart working del Politecnico di Milano, i lavoratori da remoto oggi sono circa 3,6 milioni, quasi 500mila in meno rispetto al 2021 e rappresentano circa il 14,9% del totale dei lavoratori (dati dell'istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche). Inutile dire che per i lavoratori che hanno figli piccoli il telelavoro sia diventato col tempo uno strumento utile, se non indispensabile, per coniugare l'attività lavorativa e il loro ruolo di genitori, permettendo peraltro di risparmiare i denari che servirebbero a pagare asili nido e baby sitter. In questi specifici casi dunque pandemia c'entra ben poco. Va infine sottolineato che il lavoro da remoto è comunque diventato una pratica piuttosto comune all'interno delle aziende e spesso viene prevista da specifici accordi interni. Che però, se non c'è una legge dello Stato, il datore di lavoro non è tenuto a sottoscrivere. 

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