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Sabato, 27 Aprile 2024
Consumo di alcol

Cosa accade al tuo cervello se smetti di bere alcolici

Secondo una nuova ricerca, diventare sobri porta a miglioramenti significativi nella memoria e nell'attenzione dopo soli 18 giorni

Ridurre il consumo di alcol è sicuramente uno dei buoni propositi che molti avranno formulato a inizio anno, insieme agli immancabili mettersi dieta ed iscriversi in palestra. Ma, sebbene la gran parte di queste buone intenzioni verranno accantonate con ogni probabilità, quella di dare un taglio agli alcolici dovrebbe invece essere perseguita poiché porta importanti benefici alla salute generale, e in particolare al cervello. Studi hanno dimostrato che un consumo elevato di alcol è collegato a un gran numero di deficit cognitivi, tra cui l'archiviazione e il recupero di informazioni, mentre un consumo grave può provocare veri e propri danni cerebrali. Ma non solo. Le bevande alcoliche giocano anche un ruolo fondamentale in alcune malattie infettive e sono un fattore di rischio per cardiopatie, ictus e malattie croniche come il cancro. Al contrario, mettere un freno al consumo di vari cocktail può generare un significativo miglioramento allo stato di salute e un rapido senso di benessere generale.

Ora un gruppo di scienziati delle Università francesi di Picardie Jules Verne e di Caen-Normandie, ha esaminato un campione di persone affette dal disturbo da uso di alcol (Alcohol Use Disorder, AUD) - una patologia caratterizzata da una ridotta capacità di interrompere o controllare il consumo di alcol - e dimostrato come diventare sobri porta a miglioramenti cognitivi significativi dopo soli 18 giorni. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Alcohol and Alcoholism.

Come l’alcol danneggia il cervello

Oltre a causare danni al fegato, al cervello e all’apparato riproduttivo, un consumo eccessivo e cronico di alcol ha anche un effetto tossico sui neuroni, determinando danni permanenti strutturali e funzionali. "L’alcol - spiega a Today il neurologo Andreone, direttore della Neurologia e Stroke Unit dell'ospedale Cardarelli di Napoli - è fra le sostanze più tossiche e cancerogene in assoluto. Nello stato di ubriachezza, l’alcol raggiunge tutti gli organi, cervello compreso, attraverso il torrente ematico e, quando arriva nel cervello, è in grado di distruggere migliaia di neuroni, determinando un danno irreversibile. Con un’ubriacatura si perdono circa 100.000 neuroni, tanti quanti quelli di una giornata di vita".

"Non solo - continua Andreone -. Il consumo eccessivo e cronico di alcol è associato alla carenza della vitamina tiamina, che causa della sindrome di Wernicke-Korsakof (una forma insolita di amnesia), ed è un fattore di rischio per altre condizioni che possono danneggiare il cervello, ad esempio l'epilessia e l'encefalopatia epatica in pazienti già colpiti da cirrosi epatica. Infine, il consumo cronico di alcol può essere causa di demenza vascolare, a causa delle associazioni dell’alcolismo con fattori di rischio vascolare come l'ipertensione, l'ictus, la fibrillazione atriale e lo scompenso cardiaco”.

Lo studio francese

I ricercatori hanno reclutato 32 persone con AUD grave (24 dei quali uomini) e le hanno sottoposte a un programma di disintossicazione e un trattamento orale con tiamina (si tratta della vitamina B1, chiamata anche “vitamina del Morale” per la sua capacità di condizionare in positivo l'attitudine mentale delle persone). Nel corso del programma ogni partecipante è stato sottoposto (dopo 8 e dopo 18 giorni dall’inizio del programma) alla breve valutazione del danno neuropsicologico correlato all'alcol (BEARNI), che determina lo stato cognitivo di un alcolista, ed è considerato il gold standard dei test.

La cognizione migliora dopo soli 18 giorni di sobrietà

I risultati hanno mostrato che il 60% dei partecipanti presentava a 8 giorni disturbi cognitivi, come la perdita di memoria e dell'attenzione, disturbi che sono migliorati nel 63% del campione di studio dopo soli 18 giorni di sobrietà. I miglioramenti maggiori si sono verificati nelle abilità visuo-spaziali, che sono migliorate nel 67% dei soggetti. Lo studio ha dunque dimostrando che un netto miglioramento è possibile in poco tempo. Questo - hanno sottolineato i ricercatori - è il miglioramento più rapido nelle persone con AUD riscontrato finora in uno studio ed è possibile che i deficit cognitivi inizino a diminuire in un tempo ancora più breve".

"Lo studio, tuttavia - hanno concluso i ricercatori -, presenta alcuni limiti: la dimensione del campione è piccola e non sono stati presi in considerazione altri fattori come altre sostanze che possono influenzare la cognizione, incluso il consumo di nicotina. Pertanto saranno necessarie ulteriore ricerche".

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