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Lunedì, 29 Aprile 2024
Esperienza pre-morte

Cosa accade al cervello dopo la morte

Un nuovo studio ha dimostrato che il cervello rimane cosciente anche dopo che il cuore ha smesso di battere, suggerendo che l’esperienza di pre-morte riportata da milioni di persone potrebbe essere reale

Sebbene siano milioni le persone che hanno riportato un’esperienza di pre-morte (NDE), l’origine e la spiegazione di questo fenomeno rimane ancora oggi un mistero. Secondo i ricercatori dell'International Association for Near-Death Studies, le NDE si verificano probabilmente a causa di un cambiamento nel flusso sanguigno al cervello durante eventi improvvisi che mettono in pericolo la vita, come un attacco di cuore, un trauma contusivo o persino uno shock. Un recente studio della Grossman School of Medicine della New York University ha esaminato i ricordi e le esperienze di un gruppo di pazienti colpiti da arresto cardiaco e sottoposti a rianimazione cardiopolmonare (RCP), scoprendo con grande sorpresa che dopo la morte il cervello continua la sua attività e genera coscienza, suggerendo che l’esperienza della pre-morte ricordata è reale.

"Questo - ha affermato Sam Parnia, professore associato alla NYU Grossman School of Medicine di New York City che ha studiato il fenomeno per decenni - è il primo ampio studio a dimostrare che i ricordi e i cambiamenti delle onde cerebrali, rilevati nei pazienti rianimati, possono essere segni di elementi universali e condivisi delle cosiddette esperienze di pre-morte". La ricerca è stata pubblicata su Resuscitation.

Lo studio

Lo studio ha esaminato l’attività dell’elettroencefalogramma (EEG) e i livelli di ossigeno cerebrale, registrati da un gruppo di medici durante la rianimazione cardiopolmonare di 567 pazienti, ricoverati in 25 diversi ospedali negli Stati Uniti, nel Regno Unito. L'attività cerebrale è stata misurata a intervalli di due o tre minuti, quando i medici dovevano interrompere le compressioni toraciche o le scosse elettriche per vedere se il cuore del paziente si riavviava. "La rianimazione è una circostanza molto difficile e impegnativa - ha detto Parnia -. Nessuno lo aveva mai fatto prima, ma il nostro team indipendente è riuscito a eseguire le procedure senza interferire con l'assistenza medica dei pazienti". 

Dall'analisi è emerso un dato interessante: se il cervello dei risulata piatto mentre stavano "attraversando" la morte, dopo un'ora dall'inizio della rianimazione, iniziava a mostrare dei cambiamenti nei diversi tipi di oscillazioni neurali (delta, theta, alpha, beta e gamma), modelli di attività elettrica ritmica del tessuto nervoso, nel sistema nervoso centrale, coinvolti in funzioni altamente cognitive, come concentrazione, sogno, meditazione, recupero della memoria, elaborazione delle informazioni e percezione cosciente. "Un'attività EEG quasi normale/fisiologica (ritmi delta, theta, alfa, beta) coerente con la coscienza e una possibile ripresa di un livello di rete di attività cognitiva e neuronale - ha affermato Parnia - è emersa fino a 35-60 minuti dall'inizio della RCP".  Secondo Parnia, queste registrazioni cerebrali sono indicatori di "esperienze di morte lucide", un’osservazione che non è mai stata possibile prima.

Il racconto di pre-morte dei sopravvissuti

Sfortunatamente, solo 53 delle 567 persone coinvolte nello studio, ovvero il 10%, sono state riportate in vita. Di questi, 28 sono stati intervistati su ciò che ricordavano dell'esperienza vissuta. Solo 11 hanno riferito di essere stati consapevoli durante la RCP e solo 6 hanno riportato quella che gli autori chiamano una "esperienza della morte ricordata", spiegando che erano perfettamente coscienti mentre erano "tecnicamente" morti. Queste esperienze sono state poi classificate insieme alle testimonianze di altri 126 sopravvissuti ad arresto cardiaco non coinvolti nello studio, che ha consentito di mostrare molto chiaramente che l’esperienza della morte registrata è comune a persone provenienti da tutto il mondo.

"Molte persone riferiscono la stessa esperienza - ha detto Parnia -. La loro coscienza è diventata più intensa e vivida, e il loro pensiero è diventato più acuto e chiaro mentre i medici stavano cercato di rianimarli. Hanno la sensazione di essersi separati dal corpo e di poter vedere e sentire medici e infermieri, e hanno potuto riferire ciò che i medici stavano facendo". "Inoltre - ha aggiunto -, le persone spesso ripercorrono la loro intera vita, ricordano pensieri, sentimenti ed eventi che normalmente non potrebbero, e iniziano a valutare se stesse sulla base di principi di moralità ed etica. Si tratta di una "comprensione globale del loro comportamento nel corso della vita in cui non possono più ingannare se stessi".

Articolo: Un uomo racconta la sua esperienza di pre-morte: "Ero separato dal mio corpo" 

La testimonianza di un 80enne "tecnicamente morto" tornato alla vita

Ad aver vissuto un'esperienza simile un 80enne la cui storia è stata riportata di recente dalla CNN. "Aspettate un minuto prima di procedere. Fatemi un altro pò di anestesia. Beh, mi ci è voluto un minuto per capire che non ero nella loro stessa dimensione, quindi non potevano sentirmi comunque", ha affermato l'anziano che ha poi osservato il suo corpo "intrecciarsi attraverso la gabbia toracica e fluttuare" sopra il tavolo operatorio mentre l'équipe chirurgica era intenta nell'operazione. "Entrambi i reni avevano smesso di funzionare: sapevo che me ne sarei andato - ha continuato -. Ed è stato allora che sono passato al livello successivo. Quando sono arrivato lassù, ero alla presenza di Dio, con la luce che splendeva da dietro di lui. La luce era più brillante di qualsiasi cosa avessi mai sperimentato qui sulla Terra, ma non era accecante. E c’era l’angelo più dolce che mi potesse confortare che mi ha detto 'Rilassati. Andrà tutto bene', e che sarei dovuto tornare indietro. Ora so che sono stato rimandato indietro per raccontare ad altri la mia esperienza", ha raccontato l'uomo che ora ha 82 anni 

L’ipotesi

Sebbene lo strano fenomeno della pre-morte non sia ancora ben chiaro da un punto di vista scientifico, i ricercatori ipotizzano che tali esperienze si possano verificare quando il cervello viene "disinibito" al momento della morte. "Ciò - hanno affermato i ricercatori - potrebbe fornire l'accesso a "nuove dimensioni della realtà" consentendo il richiamo improvviso di tutti i ricordi immagazzinati nel cervello, con conseguente revisione profonda della propria vita". "Queste esperienze forniscono uno sguardo su una dimensione reale, ancora poco compresa, della coscienza umana, che viene scoperta con la morte", ha detto Parnia.

Lo stato di coscienza dopo la morte

Il monitoraggio del cervello in tempo reale ha dimostrato che l’attività neurologica può continuare nonostante l’attività cardiaca e la respirazione siano compromesse. D’altronde quando il cuore si ferma, le cellule cerebrali non vengono danneggiate in modo irreversibile entro pochi minuti dalla privazione di ossigeno, ma 'muoiono' nel corso delle ore successive. "Sebbene i medici abbiano a lungo pensato che il cervello subisse danni permanenti circa 10 minuti dopo che il cuore smette di fornirgli ossigeno, il nostro lavoro ha scoperto che il cervello può mostrare segni di recupero elettrico per molto tempo durante la RCP in corso", ha detto Parnia.

"Avere indizi che il cervello stia ancora elaborando segnali ambientali, ricordi ed emozioni durante la RCP - ha concluso - potrebbe dirci di più su come il nostro sistema nervoso dà priorità alle funzioni cognitive o affronta il rischio di arresto totale”.

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