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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il duplice omicidio / Varese

Uccise moglie e figlia a martellate nel sonno, fa ricorso contro l'ergastolo: "Incapace di intendere e volere"

La difesa spinge sul riconoscimento della parziale infermità mentale: il 60enne, al momento della mattanza, si sarebbe trovato "in una condizione psichica delirante di fallimento, rovina, con sentimenti di disperazione e di ineluttabilità che lo hanno portato a credere di non avere più via d'uscita"

Alessandro Maja ha depositato in Cassazione il ricorso contro la condanna all'ergastolo confermata in appello lo scorso febbraio per il duplice omicidio noto come la strage di Samarate.

Nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022 il geometra 60enne uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia, di soli 16 anni, colpendole a martellate mentre dormivano nella loro casa di Samarate, provincia di Varese. L'unico a scampare alla furia omicida del padre fu il figlio maggiore, Nicolò, che riportò ferite gravissime ma riuscì a salvarsi.

"Incapace di intendere e volere al momento del fatto"

Il ricorso verte sul riconoscimento della parziale infermità mentale, chiesta dai legali del reo confesso già dal processo di primo grado. Secondo la difesa, Maja sarebbe stato incapace di intendere e volere al momento degli omicidi, in quanto si trovava "in una condizione psichica delirante di fallimento, rovina, con sentimenti di disperazione e di ineluttabilità che lo hanno portato a credere di non avere più via d'uscita, tanto da arrivare a pensare al suicidio nei giorni precedenti, concretizzato in un suicidio allargato". 

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L'incapacità di intendere e volere è stata però già smentita dalla perizia svolta nel processo di primo grado. "Continua a firmare ricorsi, a noi sembra capacissimo di intendere e di volere", ha commentato l'avvocato di parte civile per la famiglia Pivetta, brevemente Stefano Bettinelli. "I miei assistiti non commentano, ma non capiscono. Intendiamo Maja sta esercitando un suo diritto e nessuno vuole negarglielo, ma per i miei assistiti, in particolare per Nicolò, è un continuo calvario".

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Dopo la conferma dell'ergastolo, da parte dei giudici della corte d'Assise d'appello di Milano, confermato la massima pena, inflitta in primo grado, gli avvocati di Alessandro Maja avevano annunciato la volontà di fare ricorso in Cassazione: "Siamo convinti di quello che ha sostenuto il nostro psichiatra e lo porteremo avanti. Soffre di una depressione maggiore con delirio distruttivo, è pacifico", assicura la difesa.

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