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Martedì, 30 Aprile 2024
Bilanci

Lo shopping miliardario di Prysmian negli Stati Uniti: 4,2 mld per Encore Wire

Il colosso milanese dei cavi ha offerto 290 dollari ad azione per convincere gli azionisti di Encore Wire a vendere la società texana. Un colpo che rafforza il gruppo negli Usa proprio mentre in Italia vuole chiudere uno stabilimento

Il colosso milanese Prysmian, che una volta si chiamava Pirelli Cavi, mette sul piatto 4,2 miliardi di dollari e trova un accordo che dovrebbe consentirle di acquisire la società americana Encore Wire, quotata al Nasdaq e tra le più importanti società americane nella produzione di cavi elettrici in rame ed alluminio per il settore energetico. L’operazione è stata accettata, infatti, dal consiglio d’amministrazione della società texana (ha sede vicino Dallas) e adesso passerà al vaglio sia degli azionisti, che dovranno decidere se accettare i 290 dollari per azione offerti - un valore mai raggiunto dal titolo in borsa -, sia dell’Antitrust per valutare eventuali problemi di concorrenza sul mercato. Per la società italiana guidata da Valerio Battista, che lascerà proprio quest’anno il posto di amministratore delegato (resterà come vice presidente), si tratta di un ritorno alle grosse operazioni di acquisizione negli Usa, dove proprio a fine 2017 aveva comprato la General Cable per quasi 3 miliardi di dollari.

Prysmian: oltre 500 milioni di utili ma 300 persone a rischio

Se non ci saranno intoppi tra qualche mese l’operazione sarà perfezionata e nascerà un gruppo da 17,7 miliardi di euro di fatturato, stando ai dati di bilancio 2023 delle rispettive società, con un margine operativo lordo di 2,1 miliardi di euro. L’operazione sarà per la gran parte finanziata con debito: ben 3,4 miliardi di euro di nuova esposizione che porteranno i debiti netti a 5,1 miliardi di euro se si concluderà positivamente. Un valore che però non preoccupa perché ritenuto sostenibile alla luce della redditività combinata, tanto che a Piazza Affari il titolo Prysmian ha reagito molto positivamente alla notizia, che porterà a un rafforzamento del gruppo italiano sull’importantissimo mercato americano in piena transizione energetica.

Rafforzamento estero che non dovrebbe far dimenticare, però, i problemi interni della società, alle prese con le proteste per l’annuncio della chiusura del sito di Battipaglia (Salerno), uno dei sette italiani del gruppo e dove si produce fibra ottica di alta qualità. Rischiano il posto 300 persone e la perdita di un pezzo di produzione che, tuttavia, secondo l’azienda non avrebbe mercato al momento a causa degli scarsi investimenti delle società di telecomunicazione in Italia.

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