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Martedì, 30 Aprile 2024
Sul piede di guerra

Gli attori che fanno causa a Netflix, da Elio Germano a Marcorè: "Compensi irrisori"

Diversi artisti italiani si sono riuniti e hanno citato in giudizio la nota piattaforma streaming

Che Netflix stia cannibalizzando ormai già da qualche anno il cinema - così come la tv - non è una novità, a discapito di un settore in crisi ma anche di figure professionali costrette a lavorare con altri tempi e con altri stipendi, a partire dagli attori. La società Artisti 7607 ha citato in giudizio Netflix presso il Tribunale civile di Roma. 

Tra i portavoce della causa Neri Marcorè: "Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani - spiega a Repubblica - Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi". In prima fila nella protesta anche Elio Germano: "Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive".

A fare eco anche Michele Riondino, che torna sulla questione cachet: "La Direttiva Copyright ha chiarito che le remunerazioni degli artisti devono essere 'adeguate e proporzionate' ai ricavi. Invece ci troviamo davanti a un sistema in cui le piattaforme, senza fornire tutte le informazioni previste dalla legge, chiudono accordi al ribasso e poi cercano di imporre le stesse cifre a tutto il mercato - conclude - così da tenere i livelli dei compensi degli artisti sempre molto bassi". Gli sviluppi si preannunciano molto animati. 

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