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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Bruno Vespa accusato di fascismo, lui risponde: "Indiscutibile il consenso a Mussolini"

Il chiarimento del giornalista dopo la bufera scatenata dalle sue dichiarazioni sul Duce rilasciate ad 'Agorà'

Se Bruno Vespa voleva alzare un polverone per promuovere il suo ultimo libro - 'Perché l'Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus)' - ci è riuscito bene. Le dichiarazioni del giornalista ieri sera ad 'Agorà' stanno facendo un gran rumore, tanto da costringerlo oggi ad abbassare i toni della discussione, o perlomeno a provarci. 

Bruno Vespa e le "opere buone" di Mussolini

Ospite di Luisella Costamagna per parlare della sua fatica editoriale, Bruno Vespa ha detto: "Nel libro racconto gli anni del consenso: Mussolini ha avuto un consenso enorme, all'estero e anche in Italia, per le sue opere sociali. Ha creato i contratti nazionali, l'Inps, la settimana di 40 ore". Parole che hanno scatenato una bufera. Il giornalista è stato travolto da critiche e insulti sui social, da chi lo accusa di apologia del fascismo a chi lo contesta per la rimozione di crimini storici.

La replica di Bruno Vespa

Il giornalista risponde oggi sui suoi social, affermando in estrema sintesi che indiscutibile è la brutalità del fascismo "ma lo è anche lo straordinario consenso che tra il 1926 e il 1936 Mussolini ebbe in Italia e all'estero". "A proposito delle polemiche successive a mie affermazioni ieri ad Agorà sugli anni del consenso a Mussolini, vorrei innanzitutto presentare alcune referenze - esordisce Vespa - Negli anni scorsi ho curato al Vittoriano due mostre sulle leggi razziali con Marcello Pezzetti, lo storico italiano più autorevole della Shoah. Ho accompagnato l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella visita a una di esse. Nel mio documentario sul 1948 trasmesso dalla Rai ho ripercorso con Liliana Segre lo strazio della sua deportazione. E così via. Il mio libro 'Perché l'Italia amò Mussolini (e come è sopravvissuta alla dittatura del virus)' è il secondo di una trilogia. L'anno scorso uscì 'Perché l'Italia diventò fascista ( e perché il fascismo non può tornare)'. Per l'anno prossimo - sottolinea ancora Vespa - è in programma 'Perché Mussolini distrusse l'Italia'. Nel libro uscito da poco, non viene taciuta nessuna delle brutalità del regime, al di là di quella suprema della soffocata libertà di una nazione: la soppressione dell'opposizione, l'arresto e il confino degli avversari politici, le 'leggi fascistissime' che annullarono qualunque dialettica, l'incendio delle sedi politiche e sindacali non allineate. Questi sono fatti indiscutibili. Ma lo è anche lo straordinario consenso che tra il 1926 e il 1936 Mussolini ebbe in Italia e all'estero".

Bruno Vespa: "Il mio prossimo libro sarà sulle orride leggi razziali"

Il lungo post, in cui Vespa fa un'analisi dettagliata di quegli anni, continua: "Naturalmente Mussolini conquistò la benevolenza degli italiani anche con le sue opere economiche e sociali. Alberto Beneduce, un antifascista massone che voleva ammazzare il Duce e che non prese mai la tessera, ha creato l'Iri, l'Imi, il Crediop, la Stet, la Finsider, che hanno retto l'economia italiana fino a poco fa o che (Fincantieri) ancora prosperano. Fu il fascismo a fare le grandi bonifiche (copiate da Stalin e imitate poi da Roosevelt), a fondare l'INPS con tutti gli ammortizzatori sociali, a promuovere la settimana lavorativa di quaranta ore, l'Opera nazionale per la maternità e l'infanzia, l'Opera nazionale dopolavoro che arrivò a contare cinque milioni di iscritti. Le colonie marine per bambini che non avevano mai visto il mare. (Quella di Rimini fu diretta da Tina Pizzardo, condannata nel '27 come militante comunista, ma chiamata per le sue capacità pur essendosi rifiutata di iscriversi al partito)". Infine: "Nessuna dittatura sarà mai accettabile, ma bisognerà pur capire perché gli italiani si sono tenuti per vent'anni un signore che li avrebbe poi trascinati dal baratro. E al baratro, cominciato con le orride leggi razziali, sarà dedicato il prossimo libro".

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