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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista a Today

C'è Rocco, ma c'è anche Erika Lust. Vent'anni di pornografia alternativa

Nel 2004 la regista svedese cominciava la sua rivoluzione. Meno stereotipi sessisti nel porno, più valore al piacere femminile, bistrattato dalla pornografia mainstream. "Ancora oggi c'è molto lavoro da fare", dice a Today

Il primo mito da sfatare è che la pornografia di Erika Lust, e quella delle registe donne in generale, comprende solamente lunghe, noiose trame o tocchi delicati tra le parti coinvolte. Come assicura lei stessa, infatti, "tra i film più hard core che ho visto, ci sono proprio quelli diretti da donne", racconta a Today.it la regista svedese, che da anni si batte per una pornografia alternativa a quella mainstream. Ovvero per una pornografia etica, oltre che femminista. Per averne una effettiva conferma, basta fare un giro sul suo sito: le categorie sono quelle tradizionali, dal bdsm al sesso di gruppo. Quello che cambia è lo stile. Quello che cambia è la pulizia dagli stereotipi, spesso irrealistici e dannosi per uomini e donne al tempo stesso, soprattutto quando il pubblico è giovane, dunque con un approccio in formazione. E soprattutto in Italia, dove manca una educazione sessuale.

La differenza tra i film di Lust - letteralmente "lussuria" in inglese - e quelli delle piattaforme di pornografia mainstream è percepibile sin dai titoli stessi, che utilizzeremo come sineddoche, ovvero come parte che in realtà è emblematica per raccontare il tutto. Nei film porno più convenzionali infatti, la titolazione si gioca perlopiù sugli eccessi, ovvero sugli stereotipi di genere più radicati: le donne viaggiano sempre tra i ruoli opposti di "timide" ventenni oppure di fameliche (e dunque stigmatizzate) "bitch", mentre gli uomini sono relegati ai ruoli di forza in cui dominare. In parole povere, le donne sono quasi sempre funzionali alle fantasie più standard dell'uomo, più che al proprio piacere, mentre gli uomini agiscono per convenzione. Invece nei video di Erika ragazze e ragazzi si divertono, semplicemente: le fantasie vengono indagate nelle singole individualità e non nei modelli standardizzati di mascolinità e femminilità. 

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I falsi miti sul piacere femminile

Il primo film di Lust è uscito nel 2004 ed era intitolato "The Good Girl". Da allora sono passati vent'anni, decine di film da regista e produttrice, altrettanti premi. Da allora ne è passata di acqua sotto ai ponti, il dibattito sui ruoli di genere è diventato più attuale che mai - tanto che lo stesso re del porno Rocco Siffredi ha invitato il suo settore a una visione meno "maschiocentrica" - eppure non abbastanza. "Il porno non è certo intrinsecamente dannoso o carico di violenza e misoginia, ma è la nostra società a esserlo" spiega la regista "viviamo ancora in una cultura che ancora normalizza la mascolinità violenta". Nonostante infatti l'ondata di sex positivity che ha attraversato questi ultimi anni - ovvero la filosofia di un approccio positivo al sesso - Lust spiega che sono ancora molti i falsi miti legati al piacere, soprattutto quello femminile. "Le fantasie possono differire tra i sessi, ma è fondamentale dare priorità all’esplorazione rispettosa e consensuale dei desideri", dice "forse il mito più grande, insieme al classico “a tutte le donne piace essere penetrate senza altri stimoli esterni”, è che alle donne piacciono le versioni “più morbide” del sesso e non si impegnerebbero mai in pratiche come il BDSM". Ma non è così, sono preconcetti.

Le fantasie più comuni

Ed Erika parla con cognizione di causa. Spesso infatti le storie che mette in scena arrivano proprio dalle fantasie del pubblico: sul suo sito, e più precisamente nello spazio X Confession, chiunque può lasciare il proprio sogno erotico in forma anonima e chissà magari vederlo interpretato dai propri attori preferiti. "La nazione ha una fantasia brillante", dice entusiasta "le fantasie comuni variano da individuo a individuo, ma sono prevalenti temi come sesso a tre, sesso anale, perversione e giochi di ruolo". Nel corso del tempo infatti "i gusti del pubblico si sono evoluti insieme al cambio d'atteggiamento della società nei confronti del sesso", spiega. E, proprio nell'ottica di assecondare quest'evoluzione segnata da una maggior consapevolezza, Lust ospita sul suo sito un altro spazio: si intitola The Porn Conversation ed è dedicato a promuovere una "alfabetizzazione pornografia" tra i più giovani.  

Onlyfans è davvero femminista?

Un'operazione di consapevolezza utile soprattutto in questo momento, se si pensa al dibattito nato attorno a Onlyfans, la nuova frontiera dei contenuti espliciti popolata anche da molte giovani donne. Spesso queste ultime hanno cominciato la loro attività di sex worker definendola una decisione di autodeterminazione femminista. Ma che ne pensa Lust? "OnlyFans consente alle persone di avere il controllo sui propri contenuti e di interagire direttamente con il proprio pubblico. Può dunque essere considerato uno strumento per il femminismo perché contribuisce a una propria indipendenza finanziaria: quando paghi per il porno infatti, sostieni le persone che lo fanno e, al contempo, invii il messaggio che vuoi guardare film realizzati in sicurezza". In questo modo gli artisti dipendono meno dagli studi porno: "Le lavoratrici del sesso possono creare e vendere i propri contenuti nella sicurezza delle proprie case, con le persone con cui vogliono lavorare, creando il proprio marchio. Pertanto, si sentono più autorizzate a denunciare comportamenti predatori da parte di aziende, direttori o agenti".

Cosa succede su un set porno

L'eticità del porno riguarda infatti anche il backstage, non solo ciò che accade davanti alla macchina da presa. Affinché un set sia etico, proprio come i film rappresentati, "deve esserci una chiara comprensione di consenso tra tutti i presenti, compresa la troupe, che deve essere consapevole delle complessità interiori di chi lavora col sesso". A questo contribuiscono i cosiddetti "coordinatori dell'intimità", ovvero figure professionali che lavorano a fianco del regista "per supervisionare le esigenze generali degli artisti, i confini, la salute sessuale, le protezioni".
 
Vent'anni dopo il debutto di Lust insomma, l'industria pornografica e il pubblico sono diventati più aperti verso le alternative di porno etico. "Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare", sottolinea Lust. E proprio in questa direzione va la decisione della regista unirsi a Pornhub, nonostante le critiche di misoginia mosse alla piattaforma in passato. "Prima di accettare ci siamo accertati che i problemi legali fossero stati risolti", assicura Lust. L'obiettivo è proprio raggiungere nuove fasce di pubblico: "Io voglio assicurarmi che tutti abbiano accesso ai video porno che meglio li rappresentano. Non puoi raggiungere qualcosa se non sai che esiste, e una parte enorme dei consumatori accede al porno attraverso siti gratuiti".

I DANNI DELLA PORNOGRAFIA E LA SFIDA DELL'EDUCAZIONE SESSUALE. LEGGI GLI ARTICOLI DELLO SPECIALE:

Erika Lust - Crediti foto Monica Figueras

Erika Lust - Crediti foto Monica Figueras

Erika Lust - Crediti foto Monica Figueras

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