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Lunedì, 29 Aprile 2024
Vietato ai minori

Bambini sui siti porno già a 8 anni: vi spiego i tre pericoli principali. E perché vietarli non basta

Dai video violenti contro le donne al fenomeno della "auto oggettivazione", ecco cosa accade nella testa degli adolescenti quando incontrano le piattaforme di pornografia mainstream. Lo psicoterapeuta a Today.it: "Serve educazione sessuale già alle elementari"

"Ci sono bambini che incappano nei video porno già a 8 anni, perché magari sono cresciuti da genitori distratti che, presi dal lavoro, gli mettono presto il telefono in mano. Altri invece incontrano la pornografia più avanti, a 14 anni, perché magari la famiglia ha un approccio più critico verso l'uso dei media". A spiegare a Today.it quanto i dati raccontino una realtà profondamente varia, e per questo sfuggente alla semplificazione dei numeri, è Marco Silvaggi, psicoterapeuta e sessuologo presso l'Istituto di Sessuologia Clinica di Roma, che abbiamo contattato all'indomani della decisione dell'Agcom di vietare i porno ai minorenni. Una proposta che, spiega il professore, non è totalmente efficace, perché "mette una toppa" anziché essere accompagnata "dalla soluzione migliore, ovvero l'educazione sessuale". A fare la differenza rispetto ai pericoli veicolati dalla pornografia infatti, non sarebbe solo la stretta sui siti, con tutti i limiti tecnici che questa al momento comporta, quanto invece la preparazione su certe tematiche con cui un adolescente potrebbe tutelarsi al momento dell'accesso alle piattaforme.

Intendiamoci, i siti porno sono vietati già oggi ai minori di 18 anni, ma il divieto viene facilmente raggirato, poiché basta una auto dichiarazione falsa per proseguire nella navigazione. È per questo che l'Italia sta provando la strada della verifica dell'età, ovvero una misura che già diversi paesi stanno testando, seppure nella difficoltà di trovare un sistema che garantisca privacy agli utenti. "La pornografia", spiega Silvaggi, "fa male alle persone che hanno una predisposizione a farsi inguaiare, mentre non fa male a chi ricevuto una protezione, ovvero un sistema familiare equo da un punto di vista sentimentale oppure una educazione sessuale a scuola". "Per intenderci" prosegue il dottore "non è che se i ragazzi guardano i film di azione, allora mettono in atto comportamenti a rischio; a farlo sono solo alcuni, e lo fanno perché hanno una predisposizione a fare un passaggio dal cinema a sé. Ebbene, questo nella sessualità avviene molto di più: molti ragazzi sono a un tale punto di ignoranza sul tema sessuale e sentimentale che prendono i contenuti pornografici come una linea guida, quando invece è spettacolo".

Non è facile verificare l’età di chi accede ai siti pornografici

I tre pericoli della pornografia

Ma, anzitutto, quali sono i pericoli? Il dottore ne cita tre in particolare, pur premettendo che, su questo fronte, "la ricerca scientifica è in contrasto". "Alcuni studi", spiega, "dicono che non c'è un particolare rapporto tra il consumo di pornografia e l'esito sessuale sui giovani, se non per via dell'utilizzo meno frequente nei maschi del preservativo, grande assente nei film". Altri studi invece sostengono che la pornografia favorisce un fenomeno che è definito auto oggettivazione: "I giovani che guardano tanta pornografia tendono a vedere loro stessi come oggetti della performance sessuale. Il risultato è che non mi chiedo tanto come sto io in una determinata situazione, bensì come sto andando. Questo genera minore attenzione al mio benessere e alla mia tutela". "Altre ricerche", conclude, "dicono che il consumo di materiale pornografico è legato a un maggior accesso alle molestie sessuali. E questo succede essenzialmente perché l'esposizione a un certo comportamento normalizza il comportamento stesso".

Il maschio è forte, la donna è al suo servizio

La misoginia è infatti una delle accuse che vengono più spesso mosse alla pornografia mainstream, ovvero la pornografia più comune, quella disponibile gratuitamente online. In un'analisi del 2020 il 45% e il 35% delle scene eterosessuali presenti su Pornhub e Xvideos contenevano aggressioni, rivolte quasi esclusivamente alle donne. "Per ragioni di cultura erotica, il porno rappresenta infatti scene in cui il consenso della donna è sottostimato", continua Silvaggi. "Nella sessualità stereotipata infatti il maschio è forte, agisce ed è potente, mentre la donna ha il suo potere nel farlo eccitare e godere, nell'essere al suo servizio". Modelli, questi ultimi, che potrebbero essere assimilati ancor prima che si abbia il tempo di chiedersi se siano effettivamente adatti a sé: "Ma la verità è che solo una microscopia parte dei ragazzi si trova bene in questo comportamento: la maggior parte di loro lo fa perché lo deve fare". Non è un caso che, nel corso degli ultimi vent'anni, è nata una pornografia alternativa a quella più comune, ovvero una filmografia etica e femminista, intenzionata a mettere al centro proprio il femminile.

C'è Rocco, ma c'è anche Erika Lust. Vent'anni di pornografia alternativa

Educazione sessuale già alle elementari: ecco in che termini

L'educazione sessuale dovrebbe quindi "aiutare i ragazzi a entrare in contatto con loro stessi", spiega Silvaggi. "Dovrebbe aiutarli a capire che il benessere non deriva dall'aderenza a un modello prestabilito, bensì dalla conoscenza di sé stessi". E dovrebbe finalmente includere i temi del consenso e della sessualità agita, non solo quelli legati alla prevenzione di gravidanze indesiderate, come è stato per molto tempo. "Perché quella è profilassi, non sessualità", aggiunge il sessuologo. Il percorso può cominciare già dalle scuole primarie, per poi arrivare fino alle superiori, ovviamente attraverso una selezione dei temi appropriati alla fascia d'età, proprio come previsto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Di corsi Silvaggi ne ha fatti diversi, e alla fine di questi ha trovato genitori entusiasti e bambini più sereni nel rapporto con l'altro. "È chiaro che in prima elementare non ci occupiamo di sessualità ma di confini, di igiene personale, di parti del corpo, ovvero quali sono private e quali sono invece quelle con cui possiamo socializzare", dice, "solo poi in quarta e quinta elementare cominciamo a parlare di come nascono i bambini: non del rapporto sessuale in sé ma della gravidanza e dei contraccettivi, perché i bambini devono cominciare a capire che esistono anche se non li riguardano direttamente". I modelli educativi a cui guardare "sono l'Olanda e la Germania".

E i genitori che possono fare?

Tra le proteste sollevate dai detrattori dell'educazione sessuale, com'è noto, c'è che questi temi devono essere affrontati in famiglia. "Peccato però che, se vai a vedere, nessuna famiglia affronta per bene il tema della sessualità, anche perché ritenuto imbarazzante". Ogni famiglia rischia inoltre di portarsi dietro problematiche proprie, mentre "i bambini hanno bisogno di capire la verità del fuori casa, perché è nell'ambiente sociale che devono scoprire questi temi: è lì che se la giocano".

Internet non va demonizzato: ha aiutato le minoranze

In tal senso lo stesso Internet è uno strumento che ha avuto anche una funzione positiva negli ultimi decenni e che non va esclusivamente demonizzato. "Per quelle persone che purtroppo vengono ancora definite minoranze sessuali infatti, l'accesso alla pornografia è una cosa interessantissima per trovare una visione positiva della propria sessualità. Se insomma una persona ha la capacità critica di affrontare la pornografia, può anche giovarne", conclude Silvaggi.

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