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Venerdì, 26 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Perché le serie tv dovrebbero smetterla di puntare solo sui colpi di scena

Che il modo di fare serie tv sia cambiato nel corso degli anni è indubbio. Basta pensare alla sola tecnologia che si evolve di attimo in attimo permettendo cose che il momento prima erano ancora inimmaginabili. Fotografia, effetti speciali, realtà virtuali, qualità delle riprese, sono tutti elementi che, negli anni, hanno reso i prodotti seriali sempre più di qualità rispetto al passato. Ma la qualità dei materiali con cui si fa qualcosa, a volte, non è sufficiente a far sì che il prodotto in toto possa avere quella stessa qualità anche da altri punti di vista. Questa "perfezione" delle immagini è abbastanza o ha bisogno di essere accompagnata da un'equivalente evoluzione anche delle tecniche di racconto? Se da un lato, nel mondo delle serie tv, abbiamo avuto un exploit a livello "estetico", dall'altro, forse, possiamo ben dire che "non ci sono più le trame di una volta". 

L'eccessivo ricorso al colpo di scena a discapito di una trama che non sa più gestire le pause d'attesa

Sarà perché è cambiato il modo di vivere e di approcciarsi alle cose e il "tutto e subito" è diventato l'unico mantra da sguire, ma anche nel modo di fare serie tv sembra proprio che l'unica strada da seguire sia quella di inserire un colpo di scena dietro l'altro per poter mantenere alta l'attenzione di uno spettatore che non sa più aspettare. Ed è così che si parte in quarta con una trama intrisa di elementi "sconvolgenti" già dall'episodio pilota di una serie che non è più in grado neanche di introdurre i suoi personaggi e lasciare che chi li sta guardando per la prima volta possa prendervi confidenza e imparare a conoscerli. Se in passato, quello che in gergo televisivo si chiama "cliffhanger" veniva utilizzato solo nell'episodio finale di una stagione per lasciare alta la voglia di tornare a guardare la successiva, ora, questo espediente narrativo viene buttato dentro in ogni singolo episodio, a volte, con troppa facilità. Se è vero che non sappiamo più attendere (nè l'uscita dei nuovi episodi, nè delle nuove stagioni) non sappiamo più aspettare neanche di arrivare a godere del cosiddetto colpo di scena. Ed è evidente, analizzando i prodotti seriali degli ultimi anni, che gli sceneggiatori si sono adeguati a un pubblico impaziente dandogli proprio ciò che desidera: lo stupore. Ma siamo sicuri che questo modo di fare serie tv sia migliore di quello degli anni passati? Pensiamo a serie come Lupin, grande successo di quest'anno ma con una trama dove tutto si risolve talmente in fretta per poter avere subito a disposizione il nuovo colpo di scena da propinare al pubblico o The I-Land, una serie con una trama potenzialmente molto interessante ma completamente svenduta al continuo uso di cliffhanger, ma anche la stessa Bridgerton o Dietro i suoi occhi o la serie italiana Zero anche'essa talmente frettolosa nel dimostrare di essere in grado di riempirsi di colpi di scena proprio come i prodotti americani che fa quasi passare la voglia di guardarla. 

Gli episodi in cui non succede niente, annoiano, e quando, invece succede tanto, quel tanto sembra non bastare mai per appagare quella sfrenata voglia di sorpresa dello spettatore. Forse, bisognerebbe tornare a imparare a godersi l'attesa, quel rullo di tamburi prima dell'esplosione finale, quel tremore misto a emozione prima di un bacio tanto desiderato, quella paura prima di incrociare di nuovo uno sguardo con chi non si vede da tanto tempo, quell'estenuante tristezza prima di essere pronti a godere di nuovo della gioia, tutti quei momenti che la vita, prima o poi, ci mette di fronte e che andrebbero vissuti a pieno, anche se privi di "colpi di scena". Gli sceneggiatori, forse, dovrebbero cercare di ridare spazio al racconto delle emozioni oltre che dei fatti, delle descrizioni oltre che delle azioni. Bisognerebbe imparare qualcosa da serie tv come The Affair o The Handmaid's Tale che fanno delle pause di riflessione, dell'introspezione sulla natura psicologica dei personaggi e delle inquadrature lente la loro stessa essanza e, proprio per questo, rientrano in quella piccola cerchia di prodotti magistralmente confezionati da tutti (ma proprio tutti) i punti di vista. 

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