Birmania, scontri religiosi, 80 morti
Nell'ovest del Paese continua la lotta tra i buddisti di etnia Rakhine e i musulmani Rohingyas
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul viaggio in Europa di Aung San Suu Kyi, la Birmania occidentale è scossa dagli scontri tra la comunità buddista di etnia Rakhine e quella musulmana dei Rohingyas.
Sono 80 le persone che hanno perso la vita. A dirlo è un responsabile del governo, citato dal giornale Le Monde. Secondo alcuni rappresentanti dei Rohingyas, minoranza etnica non riconosciuta dal Myanmar, i morti sarebbero però molti di più.
Dal 10 giugno la regione di Rakhine si trova sotto lo stato di emergenza. All'inizio del mese 10 musulmani erano stati uccisi da alcuni buddisti, a seguito dello stupro e dell'omicidio di una giovane ragazza.
“La gente di notte non dorme più perchè ha paura per propria incolumità” ha detto un abitante della città di Sittwe, raggiunto telefonicamente dal quotidiano francese.
Lo scoppio di queste violenze ha riportato alla luce le tensioni religiose ed etniche che esistono nel Paese, dove l'89% della popolazione è buddista e la comunità musulmana rappresenta solo il 4% dei cittadini.
Anche l'Onu aveva espresso la propria preoccupazione. “Le tensioni latenti dovute alla discriminazione nei confronti delle minoranze etniche e religiose sono una minaccia per la transizione democratica e la stabilità della Birmania” aveva dichiarato Tomas Ojea Quintana, relatore speciale della Nazioni Unite per il Myanmar. “E' fondamentale che il governo intensifichi i suoi sforzi per smorzare le tensioni e riportare la sicurezza, impedendo il dilagare della violenza”.