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Lunedì, 29 Aprile 2024
allarmante fenomeno

La morte della celebrità della musica pop che scoperchia la verità sui suicidi in Cina

La scarsa consapevolezza della depressione e dei disturbi mentali nella società cinese si traduce in un mancato dibattito sul tema, sia in famiglia, sia nelle istituzioni. Con risultati allarmanti sul numero dei suicidi tra giovani e giovanissimi

Depressione sorridente. È l'espressione che circola più sui social media cinesi per commentare il suicidio della nota cantautrice americana originaria di Hong Kong, Coco Lee. Conosciuta tanto in Cina quanto all'estero (il successo internazionale è arrivato dopo aver prestato la voce all'eroina guerriera Mulan nella versione in lingua mandarina del film cult della Disney e per l'esecuzione della canzone nominata all'Oscar A Love Before Time nel film La tigre e il dragone), la cantante 48enne viene ricordata per la sua energia elettrizzante e il suo sorriso sul palco e davanti agli obiettivi delle fotocamere. La sua morte è avvenuta un paio di giorni dopo un tentativo di suicidio che l'aveva lasciata in coma. Il suo gesto estremo, dopo una lunga battaglia contro la depressione, ha animato il dibattito degli utenti dei social cinesi sul fenomeno della "depressione sorridente", che altro non è quella capacità di alcune persone di mostrarsi felici, serene e sorridenti, ma che invece nascondono una profonda sofferenza emotiva. Ma non solo. La discussione sul tema è ruotato attorno alla capacità di riconoscere i sintomi della depressione e soprattutto la forza di chiedere aiuto da chi è affetto da disturbi mentali. Ed è sintomatico come la depressione e l'ansia, tra i disturbi mentali più diffusi in Cina, siano argomenti che prendono sempre più spazio nel dibattito pubblico.

I flebili sforzi del governo cinese

Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della Sanità, nella Repubblica popolare cinese 54 milioni di persone soffrono di depressione e circa 41 milioni combattono contro i disturbi d'ansia. Tuttavia, oltre il 90% delle persone non cerca aiuto e solo lo 0,5% ha ricevuto cure adeguate, secondo quanto riportato da Lancet nel 2021. Nell'ultimo decennio, il governo cinese ha compiuto sforzi significativi per permettere alle persone di superare quegli ostacoli che, molto spesso, limitano l'accesso a diagnosi e cure. Sforzi però che sono apparsi flebili e insufficienti.

Facciamo un passo indietro. Nel 2012, la Cina ha approvato la sua prima legge sulla salute mentale, segnando un primo passo verso una maggiore consapevolezza e protezione dei diritti delle persone con problemi di salute mentale. La norma introduce novità importanti e fondamentali, come la responsabilità affidata a uno psichiatra di determinare la presenza e l'entità di un disturbo depressivo; inoltre, un paziente può decidere se sottoporsi al trattamento psichiatrico ospedaliero che perde così il carattere di obbligatorietà, previsto invece solo per coloro che rischiano di mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri. 

A distanza di oltre dieci anni dall'introduzione della norma, l'effetto sull'eliminazione dell'uso di pratiche coercitive ospedaliere non ha portato ai risultati sperati: il tasso di ricoveri involontari e coatti in ospedale non è diminuito, ma anzi rappresenta ancora un 70% degli ingressi negli istituti psichiatrici. L'aspetto più preoccupante è relativo alle contenzioni fisiche, che sono ancora comunemente utilizzate negli ospedali psichiatrici in Cina con una frequenza del 22,4%. E molto spesso, come denunciato dalla Ong spagnola Safeguard Defenders, il trattamento psichiatrico forzato viene utilizzato come forma di repressione verso i dissidenti politici, con lo scopo di garantire la stabilità sociale (priorità per il Partito comunista cinese).

Eutanasia per depressione: il caso di Shanti De Corte, che ha scelto di morire a 23 anni

L'impreparazione del sistema sanitario

I dati dimostrano ancora quanta poca consapevolezza ci sia in Cina dei disturbi depressivi e di quanto sia insufficiente e scarsamente preparato il sistema sanitario nazionale per prevenire e curare i disturbi mentali. C'è da dire che la Cina ha fatto molta strada dall'era di Mao Zedong, quando la psicologia era messa al bando e chi soffriva di malattie mentali veniva accusato di mancanza di zelo rivoluzionario. Negli ultimi anni il governo cinese ha approvato diverse leggi che promuovono la prevenzione e cura della salute mentale e al contempo si è posto degli obiettivi correlati, come l'aumento del numero degli operatori specializzati nella salute mentale. Ma nella società del "paese di mezzo" la depressione è ancora uno stigma. Basti pensare che la parola nella lingua cinese (che è fonetica, ndr.) per malattia mentale, "jingshen bing" ha un suono molto simile alla parola che sta a indicare "persona pazza". 

L'aumento dei suicidi tra giovani e giovanissimi

La scarsa consapevolezza della depressione e dei disturbi mentali nella società cinese si traduce in un mancato dibattito sul tema, sia in famiglia, sia nelle istituzioni. Con risultati allarmanti sul numero dei suicidi. Secondo le analisi del China CDC Weekly, la rivista ufficiale del Centro cinese per il controllo delle malattie e Prevenzione, il tasso di suicidi dei bambini tra i 5 e i 14 anni è quadruplicato tra il 2010 e il 2021. Al contempo, il tasso di suicidi dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni è diminuito del 6,8% all’anno dal 2010 al 2017, ma poi è aumentato annualmente del 19,6% fino al 2021. Tra le cause principali dell’aumento dei suicidi figura la pressione scolastica e accademica esercitata da molti genitori e insegnanti, ma anche gli effetti psicologici derivanti dalla pandemia di Covid-19. Per i ricercatori, i dati dimostrano quanto gli interventi di prevenzione del suicidio attuati dal governo cinese non soddisfino adeguatamente le esigenze dei ragazzi di tutte le fasce d’età.

Studenti cinesi in fila per entrare in una scuola per il loro primo giorno degli esami di ammissione al college nazionale cinese, noto come gaokao, a Pechino, mercoledì 7 giugno 2023 (LaPresse)Un altro tragico caso di cronaca restituisce una fotografia allarmante della depressione tra i giovani cinesi, ormai privi di quelle certezze future di cui hanno potuto godere le generazioni precedenti grazie al boom economico che il paese ha registrato in particolare nei due decenni precedenti. All'inizio di quest'anno, il suicidio di quattro giovani in una famosa attrazione turistica nella provincia dello Hunan ha scatenato un'accesa discussione sulla salute mentale e la pressione sociale in Cina.

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La mancanza di professionisti

Il governo cinese ha cercato di creare maggiore consapevolezza sul tema, avviando una sensibilizzazione nelle scuole e università, dove attualmente devono esserci consulenti per la salute mentale a disposizione degli studenti. La condizione migliora nelle grandi città, dove nei diversi distretti sono stati designati dei professionisti che si occupano delle problematiche mentali degli anziani. Nella campagna nazionale Healthy China, iniziata nel 2019, Pechino ha riconosciuto il crescente fenomeno dei problemi di salute mentale nel paese e si è impegnata a fornire ad almeno l'80% dei pazienti affetti da depressione l'accesso alle cure entro il 2030. Ma il governo centrale deve fare fronte a una scarsa presenza di professioni qualificati. In Cina ci sono circa oltre 64mila psichiatri (su una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone), secondo quanto riportato dal media statale China Youth Daily lo scorso anno. Il Global Times, il quotidiano vicino al Partito comunista cinese, ha riportato che in media c'è un'attesa di almeno due mesi per ottenere una consulenza psicologica. Una situazione che porta spesso a un abuso incontrollato di psicofarmaci da parte di diversi pazienti, che cambiano o smettono di assumere antidepressivi senza aver consultato uno specialista del settore.

La scarsa presenza di psichiatri e medici specializzati non è solo il riflesso di un pregiudizio sociale, ma anche di un mancato adeguamento della formazione universitaria alle diverse condizioni di disagio mentale nella odierna società cinese. Una sfida di fronte alla quale il governo cinese non può tirarsi indietro.

Parlare di suicidio non è semplice. Se stai vivendo una situazione di emergenza puoi chiamare il 112. Se sei in pericolo o conosci qualcuno che lo sia puoi chiamare il Telefono Amico al numero 02 2327 2327 (servizio attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24) oppure puoi metterti in contatto con loro attraverso la chat di Whatsapp al numero 324 011 7252 (servizio attivo tutti i giorni dalle 18 alle 21). Altrimenti puoi rivolgerti a Samaritans Onlus al numero 06 77208977 (costi da piani tariffari del tuo operatore), un servizio attivo tutti i giorni dalle 13 alle 22.

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