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Lunedì, 29 Aprile 2024
Dopo mesi di combattimenti / Israele

Israele ritira le truppe da Gaza sud. L'Iran: "Nessuna ambasciata israeliana è sicura"

L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato le truppe di terra impegnate nel sud della Striscia. Sul posto rimarrà soltanto la brigata Nahal, con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto "corridoio Netzarim"

Dopo mesi di intensi combattimenti nell'area di Khan Yunis, nella notte Israele ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riporta il quotidiano Times of Israel, sul posto è rimasta soltanto la brigata Nahal, che avrà il compito di proteggere il cosiddetto Corridoio Netzarim, che attraversa Gaza dall'area di Beeri, nel sud di Israele, fino alla costa. Il corridoio consente all'esercito israeliano (Idf) di effettuare raid nel nord e nel centro di Gaza, impedisce ai palestinesi di tornare nella parte settentrionale della Striscia e consente alle organizzazioni umanitarie di fornire aiuti direttamente nel nord di Gaza.

Israele ritira le truppe da Gaza sud

La decisione di ritirare la 98esima Divisione, l'ultima tra quelle di terra combattenti che operava nel sud della Striscia nell'area di Khan Yunis, di fatto significa la fine "della manovra di terra cominciata il 27 ottobre scorso" a favore della cosiddetta Terza Fase programmata dall'Idf che prevede un'altra strategia di guerra. Secondo i media israeliani l'esercito"è ora in attesa di una decisione da parte dei vertici politici sulla possibile azione militare a Rafah, dove ci sono gli ultimi battaglioni di Hamas, ma anche centinaia migliaia di sfollati palestinesi. Adesso dovrebbe avere inizio la cosiddetta 'Terza Fase' quella "dei raid mirati e limitati, come nel caso dell'ospedale Shifa a Gaza City Oltre a Rafah, l'esercito è intenzionato a operare a Deir el-Balah nel centro della Striscia. Secondo l'Idf, la partenza da Khan Yunis "consentirà ulteriori opportunità operative e di intelligence".

"Siamo a un passo dalla vittoria a Gaza - ha dichiarato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, all'inizio della riunione di gabinetto -. Ma non ci sarà cessate il fuoco senza la restituzione degli ostaggi. Hamas spera di beneficiare delle pressioni internazionali per ottenere vantaggi, ma questo non accadrà. Siamo pronti a raggiungere un accordo, ma non accetteremo le richieste estreme di Hamas"

La minaccia dell'Iran

Se il fronte contro Hamas potrebbe avviarsi verso una tregua, quello con l'Iran potrebbe inasprirsi, come confermato anche dal ministro della Difesa, Yoav Gallant: "Israele ha completato i preparativi per una risposta contro qualsiasi scenario che si potrebbe sviluppare contro l'Iran": Parole forti arrivate dopo una a valutazione fatta da Gallant con il capo della direzione delle operazioni delle Idf, il maggiore generale Oded Basiuk, e il capo della direzione dell'intelligence militare, il maggiore generale Aharon Haliva, mentre continua a tenere banco la questione della probabile rappresaglia iraniana per il raid su Damasco in cui è stato ucciso un importante comandante dei pasdaran.

Una minaccia ribadita nelle ultime ore da Seyyed Yahya Safavi, consigliere della Guida Suprema dell'Iran, Ali Khamenei: "Nessuna delle ambasciate del regime sionista è più al sicuro. Il fronte della resistenza determinerà il destino di questa regione sotto la guida dell'Iran. Ovviamente tutti i crimini che accadono nella regione si stanno verificando con il sostegno dell'America e nel silenzio di alcuni Paesi arabi".

"Niente giustifica l'orrore di Hamas"

Intanto, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha pubblicato un post sul social X a sei mesi di distanza dalla strage compiuta da Hamas: "Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l'orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l'uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi". 

Il ritiro delle truppe dal sud di Gaza non significa "fine della guerra" 

"Il ritiro delle truppe israeliane dalla parte meridionale della Striscia di Gaza non significa che la guerra contro Hamas sia finita: anzi, sara' ancora lunga". Lo ha detto il capo di stato maggiore delle forze armate di Israele, tenente generale Herzi Halevi in una dichiarazione. "Stiamo combattendo questa guerra in modo diverso, è diversa dalle precedenti - afferma Herzi in un comunicato stampa a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre - La guerra a Gaza continua e siamo lontani dal fermarci. Gli alti funzionari di Hamas sono ancora nascosti. Li raggiungeremo prima o poi. Stiamo facendo progressi, uccidendo sempre più terroristi e comandanti e distruggendo sempre più infrastrutture terroristiche, anche ieri sera".

Poi Hezi ha sottolineato anche il tema cruciale degli ostaggi nelle mani di Hamas: "Come capo di stato maggiore, sento personalmente la responsabilità di restituirli alle famiglie, e lo stesso fanno gli altri comandanti dell'IDF e i suoi soldati. Come abbiamo detto, alcuni obiettivi richiederanno molto tempo e non ci fermeremo finché non li avremo raggiunti, ma la liberazione degli ostaggi è importante e urgente e ha tempi diversi da quelli degli altri".

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