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Venerdì, 26 Aprile 2024
Tensione altissima / Serbia

"Bombe con chiodi e bulloni, ora il Kosovo può esplodere": cosa succede e come stanno i soldati italiani

Pesante bilancio degli scontri con i dimostranti serbi. Gli italiani coinvolti appartengono al nono Reggimento alpini L'Aquila e fanno parte della Kfor, la forza militare internazionale guidata dalla Nato

La tensione che covava da settimane è esplosa. In Kosovo 34 soldati della Kfor, la forza militare internazionale guidata dalla Nato, lunedì sono rimasti feriti in gravi scontri con i dimostranti serbi a Zvecan. Quattordici dei 34 feriti sono italiani. Alcuni sono gravi, colpiti da molotov, ma non sono in pericolo di vita. Cosa è successo, perché ci sono militari italiani in Kosovo e come stanno i feriti.

Molotov contro i soldati Nato

I nazionalisti serbi della frangia più estrema volevano impedire l'insediamento di un sindaco di etnia albanese a Zvecan, un piccolo paese nel nord del Kosovo a pochissima distanza dal confine serbo. I militari della Kfor, dopo ripetuti avvertimenti e appelli alla levata dei blocchi che impedivano anche il movimento dei mezzi della polizia locale, hanno affrontato i dimostranti serbi che assediavano il Municipio. 
I militari Nato sono intervenuti con sfollagente, lacrimogeni e bombe assordanti. I serbi hanno iniziato un fitto lancio di sassi, bottiglie, molotov e altri oggetti. 

Chi sono gli italiani feriti in Kosovo e come stanno

Il bilancio è pesantissimo. In un primo momento si era parlato di 41 militari coinvolti ma in serata il comando della Kfor ha riferito di 34 soldati feriti di varie nazionalità. Tra loro ci sono 14 italiani, appartengono al nono Reggimento alpini L'Aquila. Tre hanno riportato ferite serie: ustioni per il lancio delle molotov e fratture. Non sono in pericolo di vita. 

Il comandante della missione Kfor, il generale italiano Angelo Michele Ristuccia, esprimendo la sua solidarietà ai militari feriti, ha fatto sapere di seguire in prima persona l'evolversi della situazione e assicurato che il contingente Nato resta "imparziale".

A stretto giro gli interventi della premier Giorgia Meloni - che ha condannato l'attacco come "inaccettabile e irresponsabile", avvertendo che non saranno tollerate altre azioni del genere - e dai ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, che hanno espresso la vicinanza delle istituzioni ai soldati feriti e l'augurio di una pronta guarigione. 

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha telefonato al presidente serbo Aleksandr Vucic e al primo ministro kosovaro Albin Kurti ribadendo con forza che "ogni violenza e ogni provocazione deve cessare immediatamente: Kosovo e Serbia devono dare piena attuazione agli accordi che hanno sottoscritto grazie alla facilitazione dell'Unione europea. La violenza è inaccettabile. L'Italia vuole contribuire a raggiungere in tempi molto brevi una soluzione sostenibile nel Nord del Kosovo".

"La Nato - si legge in una nota ufficiale - condanna fermamente gli attacchi non provocati contro le truppe della Kfor nel nord del Kosovo, che hanno provocato il ferimento di un certo numero di loro. Tali attacchi sono totalmente inaccettabili. La violenza deve cessare immediatamente. Chiediamo a tutte le parti di astenersi da azioni che infiammano ulteriormente le tensioni e di impegnarsi nel dialogo. Kfor intraprenderà tutte le azioni necessarie per mantenere un ambiente sicuro e protetto e continuerà ad agire in modo imparziale, in conformità con il suo mandato ai sensi della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1999".

Negli scontri sono rimasti feriti anche 52 serbi. Il presidente serbo Vucic ha accusato la Kfor di non aver difeso la popolazione serba che contesta l'elezione dei nuovi sindaci. 

Gli scontri sono molto più che un'avvisaglia di una situazione al limite. Il timore è che le tensioni esplodano portando a nuove e ancora peggiori violenze. La dirigenza di Pristina - la presidente Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti -, sottolineando la regolarità del voto del 23 aprile, puntano il dito contro Belgrado e le strutture illegali che mantiene nel nord del Kosovo. Le autorità serbe dal canto loro accusano Pristina di voler occupare il nord con l'obiettivo di espellere la popolazione locale serba. In serata Vucic, in diretta tv, ha confermato l'invio di truppe al confine con il Kosovo.

Kosovo foto LaPresse -(AP Photo Bojan Slavkovic

Cosa è la Kfor 

L'operazione KFìfor è iniziata all'alba del 12 giugno 1999. Il contingente italiano è ha raggiunto la città di Pec il mattino del 14 giugno. 

In precedenza le truppe Nato erano schierate nella FYROM (dicembre 1998) per assicurare, nell'ambito dell'operazione "Joint (Determined) Guarantor" (sotto comando dell'Allied Rapid Reaction Corps):

  • ​in un primo tempo, l'evacuazione in emergenza degli osservatori Osce dal Kosovo;
  • il supporto alle organizzazioni umanitarie per l'assistenza ai profughi usciti dal Kosovo.

Negli anni le forze in campo sono state più volte rimodulate. All'operazione "Joint Enterprise" in Kosovo partecipano attualmente 28 Paesi, di cui 20 appartenenti alla Nato e 8 partner, con un impegno complessivo di forze che oggi ammonta a circa 3800 unità.

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