rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Crisi Russia-Ucraina

Russia-Ucraina: il giallo sui confini del Donbass è la chiave della crisi

Putin difficilmente si fermerà a Donetsk e Luhansk. Ma la crisi può prendere ancora due strade: un lungo conflitto congelato o una guerra. Nessun summit con Biden

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che introdurrà la coscrizione dei riservisti per un periodo speciale, ma ha escluso una mobilitazione generale dopo che la Russia ha annunciato lo spostamento di truppe nell'Ucraina orientale. In un discorso televisivo, Zelensky ha affermato di essere ancora alla ricerca di vie diplomatiche per uscire dalla crisi. Nuove foto satellitari confermano il dispiegamento di forze russe anche ai confini tra Ucraina e Bielorussia.

Ma a quanti chilometri dal "vecchio" confine si può iniziare a parlare di invasione? Quanto all'interno del territorio ucraino del Donbass vogliono arrivare i russi in Ucraina? Vladimir Putin difficilmente si fermerà a Donetsk e Luhansk, ma è un equilibrio delicato e fragile. Lunedì 21 c'è stata la decisione di riconoscere le due regioni separatiste del Donbass ucraino:  un passo che aveva abbattuto quasi ogni speranza di una soluzione concordata della crisi. Ma ieri la portata di quanto successo è rimasta per qualche tempo in sospeso: un conto è infatti legittimare la sovranità dei filorussi nei territori che di fatto controllano da otto anni, uscendo allo scoperto rispetto a una presenza militare non ammessa apertamente ma ormai percepita come inevitabile. Altra cosa è invece riconoscere le rivendicazioni dei separatisti su tutto il vastissimo Donbass, avanzando pretese su quel 70% delle due oblast’ ancora in tutto e per tutto ucraino. La crisi può prendere ancora due strade in sintesi: un lungo conflitto congelato o una guerra.

Nessun summit Putin-Biden

Joe Biden non ha intenzione di partecipare ad un summit con Vladimir Putin nei prossimi giorni. Lo ha chiarito la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki poco dopo che il segretario di stato Usa, Antony Blinken, ha cancellato l'incontro con il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, previsto per giovedì. "La diplomazia non può avere successo a meno che la Russia non cambi corso", ha aggiunto, ponendo come condizione per un summit tra i due leader la "de-escalation" russa, "che significa muovere le truppe". Ma torniamo ai confini del Donbass: è quella la chiave per comprendere se ci sono ancora spazi per evitare il conflitto.

Tutte le notizie di oggi e la diretta sulla crisi

Il giallo dei confini

Quello di 48 ore fa è stato un riconoscimento così veloce che nemmeno il Cremlino sa spiegare al mondo che cosa ha riconosciuto. Il giallo dei confini reali di due entità finora abbastanza irreali come le "repubbliche popolari" di Donetsk e Luhansk tiene indirettamente il mondo con il fiato sospeso. Se il ministro degli Esteri russo suggerisce che i separatisti strapperanno all'Ucraina soltanto i territori che controllano di fatto. Invece, non a sorpresa, il leader dell'enclave di Donetsk, Denis Pushilin rivendica tutta la regione. Il portavoce di Putin Dmitry Peskov non riesce a rispondere alla domanda sui confini. I deputati della Duma danno risposte contradditorie. Non è una questione di lana caprina. E' ciò che può fare precipitare la situazione nei prossimi giorni. La confusione è testimoniata dal fatto che la portavoce del ministero degli Esteri ha poi cambiato versione e specificato che l'habitat naturale dei separatisti filorussi ha confini molto più ampi di quelli che attualmente controllano.

E' l'interrogativo dal quale dipende la prospettiva di una guerra, mette in chiaro oggi la Stampa, che sintetizza così: "Le enclave secessioniste controllano il territorio che gli è rimasto dopo la controffensiva ucraina nel 2014, tecnicamente «alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Luhansk», come erano definiti dagli ormai sepolti accordi di Minsk. Il territorio totale delle due regioni di Donetsk e Luhansk- dette informalmente Donbass - è quasi tre volte più grande, e si trova sotto il controllo dell'amministrazione e delle truppe di Kiev".

mappa donbass-2

Le parole pronunciate poi in serata da Putin fanno temere il peggio: le regioni di Donetsk e Luhansk, secondo lo "zar", vengono riconosciute integralmente, nei loro confini reclamati e non reali. Vorrebbe dire guerra, oppure un lungo negoziato che parte però da pressuposti quasi impossibili. Non esiste infatti alcun Paese al mondo che regala senza colpo ferire le proprie regioni, nemmeno sotto la minaccia di una devastanre invasione di terra. Vorebbe infatti dire trasformare da un giorno all'altro in profughi milioni di ucraini che non vorrebbero finire sotto occupazione russa. Ad una diplomazia più seria da parte di Mosca non sembra però credere più Zelensky. Che dopo aver assorbito lo strappo di Putin sulle repubbliche ribelli, si è rivolto alla nazione con toni accorati. Le autorità russe vogliono "resuscitare l'Urss", ha avvertito Zelensky, con un riferimento alla politica imperialista condotta da Putin in Cecenia e Georgia, fino alla Crimea. Quindi, ha rinnovato i suoi appelli all'Occidente ad un "chiaro sostegno", ma allo stesso tempo ha assicurato che l'Ucraina è "pronta a difendersi", perché "non abbiamo paura della Russia".

L'ultimatum di Putin non sorprende gli analisti: "L'Ucraina dovrebbe riconoscere l'annessione della Crimea alla Russia, rinunciare alla Nato e demilitarizzarsi". Ha la forma di un auspicio, ma è un ultimatum. Putin chiede e ottiene dai senatori il permesso di usare l'esercito nel Donbass, e la linea del fronte diventa quella con i militari russi non più nascosti dietro le spalle delle milizie separatiste. Malgrado "ogni indizio indichi che la Russia continua a preparare un attacco pieno" all'Ucraina, "non è mai troppo tardi per non attaccare. Fate un passo indietro, allentate la morsa, impegnatevi in buona fede in sforzi diplomatici per trovare una soluzione diplomatica", sottolinea il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. 

La Nato teme l'escalation

In tutto ciò, le informazioni raccolte dai droni e dagli aerei spia, quelle catturate sul terreno e quelle captate intercettando le comunicazioni confermano l'impressione trasmessa dalle dichiarazioni di Vladimir Putin: la Russia non sta bluffando. Il Cremlino è convinto di potere tracciare una nuova mappa dell'Europa usando la forza delle armi. E il suo disegno va addirittura oltre il Donbass e oltre l'Ucraina. Dalle fonti dell'Alleanza Atlantica, scrive Repubblica,  trapela la visione di una scacchiera militare in cui le pedine chiave non sono sul Mar Nero, ma in Bielorussia. Lì sono schierate le colonne corazzate che nelle prossime ore potrebbero chiudere Kiev in una tenaglia d'acciaio, come ha sottolineato anche il presidente Biden. Ma la Casa Bianca ha insistito su un altro punto: Mosca non intende ritirare missili, aerei e tank che ha dislocato in Bielorussia.

Quali sono le sanzioni di Bruxelles contro la Russia (che dividono i Paesi Ue)

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Russia-Ucraina: il giallo sui confini del Donbass è la chiave della crisi

Today è in caricamento