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Martedì, 30 Aprile 2024
Cosa vuole davvero Putin / Russia

Russia-Ucraina: il piano per evitare la guerra fino all'ultimo secondo

L'invasione potrebbe iniziare in qualsiasi momento, ma la diplomazia è al lavoro. Alcune truppe si ritirano, ma non ci sono numeri certi. Il nodo Ucraina-Nato può essere risolto congelando tutte le adesioni a data da destinarsi. Putin può ancora fare marcia indietro, ma senza apparire sconfitto: occhi puntati sul Donbass e sugli accordi di Minsk

La diplomazia è al lavoro. Il presidente russo Vladimir Putin è "disponibile a negoziare" e la crisi tra Ucraina e Russia, con il rischio concreto di una guerra in base alle ultime news, è solo una parte delle più ampie preoccupazioni di Mosca sulla sicurezza. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, parlando con la Cnn, al termine di una giornata iniziata con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che riferiva di aver detto a Putin che esistono "chance" per un dialogo diplomatico con l'Occidente. "Prima di tutto - ha sottolineato Peskov - Putin ha sempre chiesto negoziati e diplomazia. Ed è stato lui ad aver avviato la questione delle garanzie di sicurezza per la Federazione russa. L'Ucraina è solo una parte del problema, è una parte del più grande problema delle garanzie di sicurezza per la Russia e naturalmente il presidente Putin è disponibile a negoziare".  Le chance di trovare un accordo "ci sono sempre", dice il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, che ha avuto un lungo colloquio con Putin.

Alcune delle forze russe schierate per esercitazioni militari nei pressi della frontiera ucraina stanno rientrando alle loro basi. Lo riferisce il ministero della Difesa di Mosca, citato dalla Tass. "Unità dei distretti militari meridionali e occidentali, che hanno completato i loro compiti, hanno già iniziato a caricare i mezzi di trasporto ferroviari e terrestri e oggi inizieranno a rientrare alle proprie basi", ha dichiarato in una nota il generale maggiore Igor Konashenkov, portavoce della Difesa russa. "Mentre le misure di addestramento al combattimento si avvicinano alla conclusione, le truppe, come sempre avviene, effettueranno marce combinate alle proprie basi permanenti", aggiunge Mosca.

L'invasione potrebbe iniziare in qualsiasi momento

"Siamo in una fase in cui un'invasione potrebbe iniziare in qualsiasi momento", ha detto però nelle stesse ora la vice portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ribadendo che "il percorso della diplomazia resta disponibile...ma abbiamo chiare le prospettive sul terreno", con oltre 100mila soldati russi ammassati ai confini ucraini. Il giorno dell'attacco è stato indicato da varie fonti di intelligence in mercoledì 16 febbraio. Gli Stati Uniti hanno chiuso l'ambasciata a Kiev e "trasferiscono provvisoriamente" a Leopoli i diplomatici rimasti dopo l'avviso al rimpatrio di tutto il personale non essenziale denunciando, come ha fatto il segretario di Stato, Antony Bliken, "l'accelerazione drammatica del rafforzamento delle forze russe". "Ho ordinato queste misure per una ragione, per la sicurezza del nostro staff. Sollecitiamo con forza i cittadini americani che ancora rimangono in Ucraina a lasciare il Paese immediatamente", ha aggiunto Blinken ribadendo che "la strada per la diplomazia rimanere aperta se la Russia sceglie di impegnarsi in buona fede". L'ambasciata americana a Kiev è stata completamente evacuata e trasferita nella città occidentale di Lviv.

Russia-Ucraina, le ultime notizie di oggi in diretta

"Non abbiamo visto nessun segno tangibile, nessun segno reale di de-escalation", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Ned Price, parlando degli ultimi sviluppi della crisi ucraina. Putin "continua ad aggiungere al suo menù di opzioni" capacità militari terrestri, aeree e marittime", secondo l'analisi del portavoce del Pentagono, John Kirby, parlando del rafforzamento del dispositivo russo.

La Russia ha piazzato circa 130.000 soldati - equipaggiati in ogni modo, da carri armati e artiglieria a strutture mediche e supporto logistico - vicino al confine con l'Ucraina. Includono, riporta la Bbc, circa 30.000 soldati che prendono parte a esercitazioni militari in Bielorussia. Funzionari statunitensi sostengono che la Russia ha le truppe dispiegate per poter invadere l'Ucraina "in qualsiasi momento". Ma la Russia nega che starebbe pianificando un attacco. Le unità di supporto chiave necessarie per un'invasione si sono spostate in posizione accanto alle truppe da combattimento negli ultimi giorni. Si pensa che includano officine di riparazione di carri armati, attrezzature per la rimozione del fango e ospedali da campo con forniture di sangue in alcune aree. E alcuni analisti affermano che la presenza di ospedali da campo, in particolare, potrebbe essere un indicatore dell'avvicinarsi di un attacco. Ma non è chiaro se tutto il supporto necessario per un'invasione sia già presente in ogni area che sarebbe interessata dalle operazioni militari. Non siamo ancora a quel punto, secondo altri analisti.

Il nodo della possibile adesione dell'Ucraina alla Nato

"La questione di adesioni ad alleanze, praticamente, non è all’ordine del giorno". Ieri Olaf Scholz da Kiev ha espresso con parole chiare un concetto che potrebbe far calare davvero la tensione sui fronte orientale. Dopo un colloquio con il presidente ucraino Volodimir Zelenskij, il cancelliere risponde a una domanda sull’adesione dell’Ucraina alla Nato. In pratica la derubrica a una favola inventata dai russi: "È curioso osservare come il governo russo abbia trasformato qualcosa che non è in agenda in una grande questione politica". 

Una fonte tedesca riportata da Repubblica aggiunge che in ambienti Nato circolerebbe anche un’ipotesi più sofisticata: l’Alleanza potrebbe congelare tutte le adesioni finché l’Europa non avrà ridisegnato la sua architettura difensiva. "Un’ipotesi che non avrebbe il sapore di un cedimento a Putin perché colpirebbe tutti". Il Cremlino dice di non poter accettare che l'Ucraina - un'ex repubblica sovietica con profondi legami sociali e culturali con la Russia - possa un giorno entrare a far parte della Nato, e ha chiesto che ciò sia escluso. I membri della Nato hanno respinto questa richiesta. L’obiettivo russo potrebbe essere quello di avviare a un negoziato in cui Mosca, spostando in là la data dell’attacco ma senza allentare del tutto la tensione militare, potrebbe voler discutere del rispetto degli accordi di Minsk. Tali accordi sono stati negoziati nel 2014 e nel 2015 nella capitale bielorussa, Minsk, per porre fine alla guerra tra le forze governative e i ribelli sostenuti dalla Russia nell'Ucraina orientale. Ovviamente hanno fallito: i combattimenti continuano. Ma almeno hanno tracciato un percorso verso un cessate il fuoco e una soluzione politica basata su una costituzione più federale. I politici occidentali hanno suggerito che il rilancio degli accordi di Minsk potrebbe ora essere una soluzione a questa crisi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che Minsk è "l'unico percorso che ci consente di costruire la pace".

Marcia indietro senza che sembri una marcia indietro: così Putin può uscirne

Oggi il problema principale di Putin, scrive Anna Zafeosva sulla Stampa, è "come fare marcia indietro senza farla apparire come una marcia indietro. I toni erano stati alzati troppo, le richieste erano state troppo categoriche, impossibili, forse formulate proprio per venire rifiutate e giustificare una escalation militare, ma ormai i satelliti di tutto il mondo sono puntati sulle truppe al confine con l'Ucraina, e un blitz a sorpresa non è più fattibile. Il problema è presentarla se non come una vittoria, almeno come una non sconfitta". Gli occhi sono puntati sul Donbass, sulle "repubbliche popolari" di Donetsk e Luhansk. Proprio il Donbass potrebbe diventare una pistola puntata sul negoziato, oppure una ricompensa che la Russia si prende per l'ultimatum respinto: "Una mossa - continua la Stampa - che potrebbe, con alcune condizioni, soddisfare tutti. Putin conserverebbe la sua reputazione di leader duro e imprevedibile. I suoi elettori e i suoi 'falchi' esulterebbero per un altro pezzo di impero sovietico strappato all'Ucraina, una annessione di fatto che renderebbe ancora più remote le prospettive Nato di Kiev. Che però incasserebbe la solidarietà e gli aiuti occidentali".

Putin "è duro, ma anche scaltro, però questa crisi è stata tutto tranne che scaltra. Non so come possa uscirne senza apparire debole, cioè l’ultima cosa che vuole - dice a Repubblica l’ex direttore della Cia James Woolsey - Ora però noi dobbiamo stare attenti a non cacciarci a nostra volta in un vicolo cieco. Esseri duri non basta, ma essere deboli è letale. Quindi dobbiamo restare fermi e uniti, dandogli il modo di salvare la faccia". Dicendo che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è in agenda? "Qualcosa del genere, si tratta di trovare il linguaggio giusto. Non dobbiamo cedere, ma offrire una soluzione di lungo termine che lui possa vantare, anche se in realtà non gli consentirà di dominare il gioco come vorrebbe".

Cosa sta facendo l'Italia

Il governo italiano, dopo giorni di attesa, si muove per sondare direttamente i protagonisti della crisi e cercare strade che evitino una guerra totale fra Russia e Ucraina. La prima mossa è affidata al ministro degli Esteri Luigi Di Maio: oggi sarà a Kiev, giovedì a Mosca. Ma non basta. Domani sera Mario Draghi volerà a Parigi per un colloquio, programmato da giorni, con Macron.

"Il prezzo" di un eventuale conflitto militare "sarebbe troppo alto da contemplare". Così, in una conferenza stampa, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, dopo le due telefonare avute con i ministri degli esteri di Russia e Ucraina. Questa ipotesi non si può "neanche" prendere in considerazione, ha proseguito, aggiungendo: "il mio messaggio è chiaro: non c'è nessuna alternativa alla diplomazia". "Non c'è spazio per retorica incendiaria", ha sottolineato, invitando a intensificare gli sforzi per una "soluzione pacifica".

L'Ue come arriva all'appuntamento? "Impreparata. Come sempre - comemnta Emma Bonino - Da decenni sentiamo ripetere che i Paesi europei hanno il dovere di occuparsi della sicurezza del vicinato". Ma "da altrettanti decenni non si fa niente di più che produrre documenti strategici ambiziosi quanto vuoti di contenuto".

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