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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso / Ucraina

L'uomo di Putin Viktor Medvedchuk voleva trasferirsi in Transnistria

Il leader del principale partito di opposizione ucraino è stato arrestato nella regione di Kiev il 12 aprile

Viktor Medvedchuk intendeva trasferirsi segretamente in Transnistria e per questo è stato arrestato. Sono le rivelazioni dell'intelligence ucraino, ripreso dal sito di informazioni nazionale Nexta. Stando a quanto riferito dal capo del servizio russo ucraino, gli agenti russi dell'FSB aspettavano Medvedchuk lin Transnistria per condurlo poi a Mosca. Medvedchuk, ritenuto l'uomo di Vladimir Putin in Ucraina e leader del principale partito di opposizione della nazione, è stato arrestato nella regione di Kiev ieri 12 aprile. Nel maggio dell'anno scorso l'oligarca era stato messo agli arresti domiciliari con l'accusa di tradimento, ma è scappato poco dopo lo scoppio della guerra e stava cercando di fuggire in Russia.  Il suo arresto ha un valore simbolico e politico molto forte. 

Perché andare in Transnistria

La Transnistria è una piccola enclave separatista, con capitale a Tiraspol, non riconosciuta da nessuna delle nazioni dell'Onu (nemmeno da Mosca) nata da un'insurrezione armata avvenuta dopo la caduta dell'Unione sovietica nel 1992. L'enclave, il cui nome ufficiale è Repubblica Moldava Pridnestroviana si rifà al simbolismo sovietico, e sulla sua bandiera c'è anche la falce e martello. La repubblica ha i propri servizi di sicurezza, il proprio governo la propria valuta e ha il controllo delle frontiere. La Russia ha svolto esercitazioni militari nella regione fino al 2 febbraio e afferma che la presenza dei soldati della Federazione (oltre 1500) è essenziale per proteggere i propri cittadini nell'area e mantenere la pace tra moldavi e transnistriani.

Gli aggiornamenti dalla guerra in diretta

La gran parte delle 400mila dei resindenti nell'enclave si sente russa: in un referendum nel 2006 il 97,2% degli elettori sostenne l'adesione alla Federazione, proprio come è avvenuto nel 2014 in Crimea e poi nelle insorte Donetsk e Lugansk nel Donbass. E proprio come accaduto nel Donbass, a partire dal 2002 Mosca ha rilasciato passaporti ai residenti, una mossa che ha fatto infuriare Kiev e Chisinau. 

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