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Martedì, 30 Aprile 2024
Scambio di accuse / Cina

Così gli Usa vogliono difendersi dall'invasione del low cost cinese

La risposta di Pechino: "Il rapido sviluppo del settore dell'auto elettriche è frutto dell'innovazione, dell'efficienza industriale e della supply chain, e della concorrenza di mercato, piuttosto che dei sussidi"

"Quando il mercato globale è invaso da prodotti cinesi artificialmente economici, la vitalità delle aziende americane e di altre aziende straniere viene messa in discussione". Senza troppi giri di parole, la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen ha lanciato un duro monito a Pechino nel corso della sua visita nel gigante asiatico, la seconda in Cina in nove mesi come capo del Tesoro. Nell'arco di quattro giorni, Yellen ha avuto diversi incontri con leader cinesi, funzionari locali, accademici, studenti e dirigenti americani - sia nella metropoli meridionale di Guangzhou che nella capitale Pechino -, per tentare di affrontare le crescenti controversie commerciali tra le più grandi economie del mondo. 

"Le esportazioni cinesi minacciano i posti di lavoro"

Dopo la telefonata del 2 aprile di Joe Biden a Xi Jinping è toccato alla segretaria al Tesoro proseguire e consolidare la ripresa del dialogo, portando alla corte di Xi diversi messaggi. Yellen ha utilizzato gli incontri con il vicepremier He Lifeng e il premier Li Qiang soprattutto per discutere il dossier dei rapporti industriali e per puntare l'attenzione sui punti che sono diventati un terreno di scontro tra Pechino e Washington: i sussidi statali per i prodotti utili per la transizione energetica (auto elettriche, pannelli solari e batterie), la "sovrapproduzione industriale" delle aziende cinesi e la mancanza di "parità di condizioni" a cui sono sottoposte le imprese americane dentro la Grande Muraglia.

Aprono una fabbrica per produrre auto elettriche cinesi, ma con i nostri soldi

"La Cina è ora semplicemente troppo grande perché il resto del mondo possa assorbire questa enorme capacità. Le azioni intraprese oggi dalla Repubblica popolare cinese possono modificare i prezzi mondiali", ha detto il segretario al Tesoro americano, per poi sottolineare che "quando il mercato globale viene inondato da prodotti cinesi artificialmente a buon mercato, la redditività delle aziende americane e di altri Paesi viene messa in discussione". Tradotto: le crescenti esportazioni cinesi di veicoli elettrici, pannelli solari e batterie sovvenzionati dallo Stato cinese stanno minacciando posti di lavoro e imprese americane e devono essere frenate. All'orizzonte non si profilano dazi e ulteriori tariffe che, già durante l'amministrazione Trump, erano state applicate sui prodotti importati dalla Cina per ridurre il divario commerciale tra le due economie. 

"Lo sviluppo auto elettrica è frutto dell'innovazione"

Pechino respinge le accuse al mittente e ritiene che la recente attenzione da parte degli Stati Uniti e dell'Unione europea sui rischi per le altre economie derivanti dall'eccesso di capacità della Cina non abbia riscontri reali. Per Pechino le accuse americane ed europee sul "nostro eccesso di produzione rivelano la solita politica protezionista dell'Occidente". Perché i funzionari cinesi sostengono che l'introduzione di nuove imposte doganali va solo a sfavore dei consumatori globali, che vengono così privati di alternative energetiche verdi di ultima generazione. 

Il ministro cinese del Commercio Wang Wentao ha espresso obiezioni più dure e mirate durante una tavola rotonda con i produttori cinesi di veicoli elettrici a Parigi, sottolineando che le affermazioni statunitensi ed europee sull'eccesso di capacità cinese di veicoli elettrici sono infondate.

"Piuttosto che sui sussidi, le aziende cinesi di veicoli elettrici fanno affidamento sull'innovazione, efficienza industriale e della supply chain, e sulla concorrenza di mercato", ha affermato Wang durante il suo viaggio per discutere l'avvio di un'inchiesta anti-sovvenzioni dell'Unione Europea.

Con l'auto cinese avremo il fornelletto accanto al volante e un drone come copilota

Bruxelles, che lo scorso autunno ha avviato una procedura di indagine sulle importazioni di auto elettriche cinesi, starebbe valutando di imporre tariffe con effetto retroattivo anche sui veicoli di nuova generazione già importati dal gigante asiatico. La Commissione valuta di applicare questa sanzione già a luglio, dopo aver raccolto prove che rafforzano la tesi delle sovvenzioni del governo di Pechino ai costruttori di automobili, anche attraverso "trasferimenti diretti di fondi" e tasse non riscosse, oltre a forniture di beni e servizi. Secondo le rilevazioni della Commissione Ue, la quota cinese di veicoli elettrici venduti in Europa potrebbe raggiungere il 15 per cento del mercato già nel 2025.

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